Los Vegas in ginocchio ai piedi dell'Orco Nero

Cronache Da quando Tyson abita in Nevada, la città vive per assecondare la sua favolosa macchina da soldi Los Vegas in ginocchio ai piedi dell'Orco Nero NEL REGNO INCANTATO DEL CAMPIONE LAS VEGAS DAL NOSTRO INVIATO Il castello dell'Orco sta appollaiato sotto le colline aride del deserto, dove un tempo zampettavano gli scorpioni e strisciavano i serpenti a sonagli, animaletti assai più mansueti di lui. La casa dell'Orco Nero è una specie di orrendo chàteau della Loira trapiantato nel deserto degli indiani Mojave, con torrette, porte a vetri e mansarde, due Bentley turbo nella stalla e una Mercedes decapottabile nuova, naturalmente nera, che l'Orco ha comperato per telefono il mese scorso, senza neppure averla vista, così, perché gli era piaciuta la pubblicità su un settimanale. Pronto, sono Mike Tyson, voglio una Mercedes nera decapottabile recapitata a casa mia a Las Vegas, subito, sissignore signor Orco. Quando passano davanti alla casa, le altre automobili di razza inferiore rallentano, i bambini si zittiscono di colpo, i passeggeri guardano verso il castello cercando di carpire uno sguardo per traverso, ma senza dare troppo nell'occhio perché i servitori fanno buona guardia e non vogliono ficcanaso. Quando ci provo io a curiosare, salta fuori dal nulla un ciclope con il naso rotto che mi dice «whatthefuckdoyawant», matuchecazzovuoi, 10 niente, scusi, e poi mi diranno che il ciclope si chiama Puff, nuvoletta, ed era un pesomassimo a Filadelfia, prima che gli rompessero il naso tre volte e gli ristrutturassero 11 cervello. E non è soltanto per salvarmi la faccia, in senso metaforico e reale, che accetto volentieri il cortese invito a non curiosare. L'Orco questa mattina di antivigilia del suo incontro non c'è, perché si sta scaldando i muscoli nella palestra di un certo Tocco, sta «rifinendo la preparazione» come dicono i tecnici che scrivono da lontano, ma non è vero. Noi che siamo ai piedi del castello, noi che viviamo sotto il suo incantesimo, sotto il suo viso e il suo nome che lampeggiano sulle facciate degli alberghi, nelle insegne agli angoli delle strade, nei neon, nei volantini che imbrattano i marciapedi, ovunque, qui nel reame del Nevada, sappiamo la verità. Mike Tyson, l'Orco Michelino, si sta stuzzicando l'appetito per divorare vivo, domani sera, un salsiccione nero con l'accento inglese travestito da pugile, datogli in pasto per placare la sua fame di vendetta e di danaro. Per riuscire a vederlo, il mostro che mangia i pugili, l'uomo che picchia le donne per divertimento e gli uomini per soldi, bisogna arrendersi alla sua prepotenza, seguire il sentiero della tensione artificiale e della violenza vera che egli apre al suo passaggio. Da quando, uscito di galera un anno e mezzo fa dopo tre anni per violenza carnale, ha scelto Las Vegas come suo reame, questa città di lenoni e incantatori, di prò stitute e di venditori di sogni, si è accovacciata ai suoi piedi, fintamente addomesticata, fintamente affettuosa, finché l'Orco produce soldi, come sta facendo. Cinquanta miliardi per sé stesso, che saranno la sua quota dei diritti tv. Dieci miliardi per la salsiccia umana, Frank Bruno, il cosiddetto «campione del mondo» in carica. Almeno 80 mi liardi per Don King, il meraviglioso truffatore organizzatore con i ca pelli elettrificati che da 10 anni l'Fbi cerca di rimandare in galera. E circa 100 miliardi di profitti per Las Vegas che ha accolto 10 mila visita tori in più, grazie al match TysonBruno, tremila arrivati direttamente dall'Inghilterra, facce truci di hu ligani ma che qui stanno buonissimi, se non vogliono tornare a casa senza la faccia. Dove passa l'orco Michelino rimangono nell'aria tracce di soldi e vibrazioni di violenza, come l'odore di ozono dopo il passaggio di un temporale. In casa non si può andare, ma i suoi ciclopi mostrano i denti. In palestra non c'è più, ma quando arrivo io i massaggiatori stanno ancora lavorando sulle costole degli sparring partners spappolate dai suoi colpi fulminei e martellanti. Nell'albergo della Mgm, Metro Goldwyn Mayer, dove combatterà sabato notte, non c'è ancora, ma lo aspettano e la voce del suo prossi¬ mo arrivo corre fra i tavoli della roulette, fra le trincee di slot, machines, nei pozzetti dove si gioca al 21, e i giocatori alzano il muso per sentirne l'odore minaccioso. Vado ad aspettarlo nella sala sportiva, come si chiama l'enorme androne nel quale, su 80 schermi tv, corrono in diretta via satellite tutti gli incontri di basket, di baseball, di football, di corse coi sacchi se qualcuno le volesse vedere, per puntarci sopra. Sul tabellone elettronico delle quote c'è anche l'incontro TysonBruno, naturalmente, e tutta la finzione sportiva, tutta l'illusione che questo sia un match di box e non un sacrificio umano, crollano: i bookmakers danno Tsyon, per ko, a 1 contro 7. Non è una quota, è uno sberleffo. E quando finalmente l'Orco arriva, il reame si inginocchia, le donne urlano, gli uomini applaudono, i sudditi si inginocchiano all'antico e invincibile sortilegio della forza. La notizia che Michelino è arrivato percorre il monolito di cristallo verde, l'hotel Mgm, come una profezia. Tutti corrono davanti agli DA schermi della tv a circuito chiuso per vederlo, chi può si accalca dentro la sala stampa, per ascoltarlo e lui parla poco, con quella sua vocetta in falsetto e con le «esse» blese, che diventano «effe», e lo rendevano oggetto di pestaggi e di dileggio, quando era bambino nel ghetto più ghetto d'America, il Bronx. Lo chiamavano «fatina» che è un complimento. E quando, per trovare amici, si era messo ad allevare colombi, i bulli del quartiere glieli portavano via e davanti ai suoi occhi torturavano la testa degli uccelli fino a quando, tac, si spezzava con un colpo secco. Poi gli restituivano il piccione morto, e lui sentiva nelle mani il cadavere che ancora fremeva. «Fi, fi, fono ficuro che farà un buon match e io rifpetto tutti, anche Bruno», sibila, ma più nessuno ride. Nel mondo della violenza che paga, del delitto che premia, la «Fatina» è diventata l'Orco. Don King, il suo protettore, sorride paterno, come sorridono John Horn, Rory Holloway, il molto onorevole Saddeqq, l'uomo che gli ha predicato il Corano in carcere, il reverendo Williams, il pastore che gli ha fatto conoscere il Vangelo e tutti i 40 sfruttatori che mangiano alla tavola dell'Orco. Sorride, o così sembra nel guizzare dei muscoli jtto la pelle, anche Mao Zedong, che si è fatto tatuare sul bicipite del braccio destro. Mao, Allah, Cristo, Don King, il castello francese comperato al prezzo di sei miliardi, in un quartiere dove si sta facendo la casa anche il sultano del Brunei, l'uomo più ricco del mondo. Si può immaginare ima combmazione più insensata, una serie di accostamenti più incongrui di questa? Ma chi va a dMo, all'Orco, chi va a rimproverargli la vita, le amicizie, la confusione, la violenza sulle donne, la corte di «sicofanti e psicopatici», come disse il suo vecchio maestro Cud D'Amato, che lui mantiene, da Don King alla dottoressa, una donna, che gli ripara ferite e tagli? Chi gli oserà far presente che quelle donne che ho sentito urlare al suo passaggio, quegli uomini che strillavano Mike! Mike! nel ventre dell'albergo dove domani sera mangerà Frank Bruno, saranno gli stessi che daranno l'assalto al suo castello con i forconi, come i villani del dottor Frankenstein, e lo distruggeranno non appena qualcuno lo stenderà al tappeto? Qualcuno dovrebbe dirglielo che, mi giorno, gli amici di oggi torneranno a essere i bulli che gli strapperanno la colomba dalle dita e, tac, le spezzeranno il collo. Vittorio Zucconi Al suo arrivo le donne urlano e gli uomini applaudono incantati Ma chi prova ad avvicinarsi al suo castello nel deserto viene respinto in malo modo da un ciclope col naso rotto Nessuno pensa al match di domani notte e al suo avversario Frank Bruno Perfino gli scommettitori danno quote assurde in caso di sconfìtta Al suo arrivo le donne urlano e gli uomini applaudono incantati Ma chi prova ad avvicinarsi al suo castello nel deserto viene respinto in malo modo da un ciclope col naso rotto Nessuno pensa al match di domani notte e al suo avversario Frank Bruno Perfino gli scommettitori danno quote assurde in caso di sconfìtta Sotto, Frank Bruno: è il campione del mondo in carica dei pesi massimi versione Wbc Sopra, Mike Tyson: combatterà domani notte nell'albergo della Metro Goldwyn Mayer, un edifìcio immenso con oltre 5000 stanze e un palazzetto dello sport capace di ospitare 16.000 spettatori Los Vegas in ginocchio ai piedi dell'Orco Nero Sotto, Frank Bruno: è il campione del mondo in carica dei pesi massimi versione Wbc Sopra, Mike Tyson: combatterà domani notte nell'albergo della Metro Goldwyn Mayer, un edifìcio immenso con oltre 5000 stanze e un palazzetto dello sport capace di ospitare 16.000 spettatori

Luoghi citati: America, Brunei, Filadelfia, Inghilterra, Las Vegas, Nevada