Il Cavaliere presenta i «suoi» professori di Pierluigi BattistaSaverio Vertone

Macaluso attacca Il Cavaliere presenta i «suoi» professori Da Colletti a Vertone, da Rebuffa a Mathieu: ora tocca a noi H58B I CERVELLI DEL POLO AROMA TTENTI, ora si materializza». Tocca a Lucio Colletti, il meno impacciato e il più estroverso e corrosivo del gruppo di intellettuali che attendono già da un pezzo e con malcelata impazienza l'arrivo tutt'altro che puntuale di Silvio Berlusconi, accogliere con una battuta sdrammatizzante l'ingresso del leader del Polo venuto a presentare con uno smagliante sorriso il drappello dei suoi «professori». A segnalare, dice Berlusconi, un «fatto epocale». E cioè la candidatura di una nutrita squadra di intellettuali, da Lucio Colletti a Saverio Vertone, da Marcello Pera a Piero Melograni, da Vittorio Mathieu a Giorgio Rebuffa, da Renato Brunetta ad Antonio Marzano, in qualità di membri della Convenzione per la Riforma Liberale promossa da Marco Taradash, nelle liste del Polo per le libertà. «Un fatto epocale», ripete con studiata enfasi Berlusconi, perché con la loro «discesa in campo» (neanche l'abusata metafora calcistica gli è stata risparmiata) gli intellettuali starebbero a dimostrare e sancire simbolicamente la fine del monopolio culturale della sinistra. Il definitivo consumarsi, come sostiene Pera nel corso della conferenza stampa, del «ricatto» secondo il quale «la cultura o è di sinistra o non è». E allora non è strano assistere a un Berlusconi gongolante, malgrado il superlavoro notturno sulle liste elettorali e l'eco dei tumulti giudiziari delle ultime ore, per le appropriate citazioni regalate dai «professori» all'uditorio: da Colletti che riprende le ragioni di Luigi Einaudi nella sua celeberrima controversia con Benedetto Croce su liberalismo politico e liberismo economico a Melograni che cita un intero brano del Machiavelli per tracciare dell'autore del Prìncipe il ritratto di un precursore nella battaglia «per le libertà». Gongola visibilmente soddi¬ sfatto dei suoi «professori» Berlusconi. E ha un attimo di smarrimento quando Piero Melograni, annunciando il suo impegno per il futuro, accenna all'eventualità di una sconfitta elettorale. Momento di imbarazzo. Ma poi Berlusconi si riprende con una battuta: «E' una teoria e ai professori, si sa, piacciono le teorie». Sono gli intellettuali presenti che, caso mai, non lesinano scetticismo e disincanto. Come se fossero consapevoli del fatto che, oltre a contribuire alla frantumazione del «monopolio culturale della sinistra», dovranno presto dimostrare che la loro esperienza non sarà frustrante, estenuante, deludente come quella dei tanti professori, intellettua¬ li, scrittori, registi e cantautori che per tradizione hanno rimpolpato le truppe parlamentari della sinistra. «Siamo un gruppo», dicono gli intellettuali del Polo. «Da solo non avrei mai accettato», dice Colletti. Promettono che il loro impegno, un'«iniezione di liberalismo che intende rafforzare la componente liberale del Polo», sarà «concreto» e «pragmatico». Resta il fatto che la presenza di Filippo Mancuso, attorno al tavolo dei candidati, scatena i giornalisti presenti con domande sull'attualità politico-giudiziaria che necessariamente spiazza, con l'eccezione di Saverio Vertone, gli intellettuali presenti. Resta inoltre il fatto che i «professori» di¬ spongono di quel minimo di realismo disincantato che gli consente di intuire quanto il successo sin qui conseguito da Berlusconi non deriva dall'appeal intellettuale destinato a smuovere le corde del «ceto dei colti» ma anzi, all'opposto, dall'impetuosa carica anti-establishment che la «discesa in campo» del Cavaliere ha sapientemente intercettato. Convinzione che del resto viene esplicitamente menzionata da Marcello Pera in un forum degli intellettuali liberali promosso dal Foglio di Giuliano Ferrara, che nel numero di oggi ne pubblica ampi stralci. «Prima del 27 marzo», confessa Pera, «eravamo preparati dolorosamente e lacrimevolmente al- la vittoria della gioiosa macchina da guerra. Andrebbe innalzato un monumento all'elettore ignoto. Berlusconi, da non intellettuale qual è, aveva annusato quella presenza. Noi siamo intellettuali in ritardo». E allora ecco gli intellettuali far mostra di robusto scetticismo. Vertone: «Siamo pronti ad esporci senza soverchie speranze o paure». Giorgio Rebuffa si dice disposto ai lavori più umili e anonimi: «Non siamo principesse sul pisello». Colletti: «Solo far parte del gruppo mi ha convinto». E tuttavia dagli interventi che appaiono sul Foglio si mettono in luce con una certa aggressività i bersagli culturali che i «professori» che aderiscono al Polo non intendono risparmiare. Pera se la prende con la «cultura liberale falsa e imbelle impersonata dal senatore a vita Norberto Bobbio». Colletti propone un altro nome: «Vogliamo aggiungerci anche Eugenio Garin?». Pera rilancia e conclude: «Metteteci pure Leo Valiani e andiamo avanti». Avanti nel «fatto epocale» fantasticato da Berlusconi mentre i professori, uscendo dalla conferenza stampa, si concedono ai riflettori delle tv. Pierluigi Battista Pera: «Il ricatto secondo il quale la cultura o è di sinistra o non è si è definitivamente consumato» Melograni cita Machiavelli, combattente «per la libertà» Qui accanto il filosofo Benedetto Croce Da sinistra Lucio Colletti Saverio Vertone Vittorio Mathieu