De Mita candidalo in una lista «fai-da-te»
Vittoria quasi certa in Alta Irpinia. L'ha salvato l'ostinazione dell'antico nemico Bianco Vittoria quasi certa in Alta Irpinia. L'ha salvato l'ostinazione dell'antico nemico Bianco De Mita candidalo in una lista «fai-da-te» Desistenza dell'Ulivo, contro di lui Rifondazione ROMA. Al primo piano di piazza del Gesù Romano Prodi si fa largo tra un manipolo di questuanti, di aspiranti candidati, di cicche sul pavimento e si infila nello studio di Gerardo Bianco per un colloquio che si profila molto animato. E' proprio in questo scenario da «girone» democristiano dei tempi andati che si è alfine sbloccata la più ostica grana che angustiava il centro-sinistra: Ciriaco De Mita non si candiderà sotto le insegne dell'Ulivo (come avrebbe voluto), ma si presenterà con una lista e un simbolo «fai-da-te» nel collegio di Mirabella-Nusco, in Alta Irpinia. Il compromesso - o l'ipocrisia a seconda dei punti di vista - consiste in questo: nel collegio di De Mita non ci sarà un candidato dell'Ulivo, ma soltanto quello del Polo e di Rifondazione. E così, il penultimo segretario nella storia della de, l'ultimo grande notabile sopravvissuto al crepuscolo della Prima Repubblica, alla fine ce l'ha fatta: dopo due anni di «quaresima» Ciriaco De Mita si risiede al tavolo della grande politica. Ma per raggiungere il suo obiettivo De Mita ha dovuto penare, ha dovuto subire nelle ultime 48 ore un fuoco di sbarramento che lo ha ferito, ma non lo ha abbattuto. E il passaggio più difficile si è consumato proprio nel colloquio tra Prodi e Bianco. Un colloquio con momenti aspri, soprattutto quando il professore ha sfoderato un sondaggio che dimostrerebbe un «tasso di impopolarità» per De Mita dell'82%. E qualche ora più tardi De Mita, dalla sua casa romana, commenterà così: «Beh, quanto a popolarità, io e Prodi non siamo molto distanti... ». Ma proprio quel sondaggio esibito da Prodi nel colloquio decisivo dimostra che, fino all'ultimo, il ritorno di De Mita è stato appeso ad un filo. Contro l'orgogliosissimo Ciriaco ha sparato fino a pochi minuti prima della decisione Massimo D'Alema («De Mita non rappresenta quella nuova politica che noi vogliamo presentare al Paese»), Ma ha sparato fino all'ultimo anche Walter Veltroni che, per fare un complimento - si fa per dire - al suo vecchio amico Ciriaco, ha detto ieri mattina: «Meglio avere De Mita che Clemente Mastella». E così, per un'ironia del de¬ stino è stata l'ostinazione di Gerardo Bianco, antico avversario di De Mita in Irpinia, a salvare Ciriaco. Bianco anche ieri ha fatto muro alle obiezioni pidiessine e di Prodi, anche se ieri sera quando ormai il compromesso era stato sottoscritto, il segretario del ppi non si è lasciato andare a trionfalismi: «Non posso parlare di sconfitta, ma onestamente non è nemmeno una vittoria». E proprio nel giorno del ritorno di De Mita, si è consumata una curiosissima coincidenza: lontano da occhi indiscreti, ha risalito le scale di piazza del Gesù un ex eretico come Leoluca Orlando alla ricerca di un accordo elettorale col ppi. E De Mita? La sua ostinazione, la sua incontenibile voglia di tornare a far politica, di riattraversare il Transatlantico a braccetto con gli amici del suo clan, gli ha fatto digerire insulti e attacchi di tutti i tipi. Ma il personaggio è orgoglioso e così ieri, in una lettera scritta a Bianco, oltre a proporsi come candidato sotto le insegne del ppi, ha distillato frecciate al curaro per D'Alema e Veltroni. In una lettera vergata a mano (su carta intestata della Camera), De Mita scrive: «Leggo con stupore crescente che l'Ulivo non sarebbe più una coalizione tra partiti, ma un'entità politica nuova, fondata da D'Alema, propagandata da Veltroni con l'immagine di Prodi». E ancora: «Io sarei una parte di storia della de: ma perché D'Alema e Veltroni sono senza storia? E se così fosse, questo sarebbe un merito?». E poi ieri sera, una volta che la decisione di candidarlo era stata presa, De Mita senza far nomi, alludeva ai suoi vecchi amici del pds: «Sono molto dispiaciuto: le opinioni sulle persone non possono cambiare sulla base di convenienze immediate». De Mita correrà con un simbolo - presentato senza clamori al Viminale - che riecheggia il gonfalone dei popolari. Ieri sera, il deputato uscente del collegio di Nusco, il progressista Fernando Schettino, confidava al direttore della Discussione Gianfranco Rotondi: «E chi l'ha detto che io non mi presento?». Ma il caso, stavolta con l'intervento di D'Alema, dovrebbe rientrare già oggi e a quel punto il ritorno di De Mita a Montecitorio sembra una formalità: nel collegio di Mirabella-Nusco alle ultime politiche il candidato progressista (eletto) conquistò il 35,4 per cento e quello popolare il 33,2 per cento. Fabio Martini Prodi: contro Ciriaco tasso di impopolarità dell'82 per cento Lui: «In questo, io e Romano non siamo molto distanti» Ciriaco De Mita ex segretario della de Polemiche roventi sulla sua candidatura E così, per unironia del de¬ ^^^^^^^ EHMHrateBHS ti? bero i consetj"" df trct Ciriaco De Mita ex segretario della de Polemiche roventi sulla sua candidatura
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