Anno 1996 fuga dal Purgatorio

E Anno 1996, fuga dal Purgatorio // ritorno dell'ultimo «sopravvissuto» IL SEGGIO DELLA DISCORDIA E ROMA così, con una «transazione» non proprio «mercantile» ma quasi - Ciriaco De Mita ha finito di espiare ed è ammesso al premio della felicità nel collegio dell'Alta Irpinia. Secondo la dottrina cattolica il Purgatorio è un luogo di pena temporanea in cui le anime pagano il loro debito alla giustizia divina in attesa del Paradiso. Nell'Italia della transizione è uno stato, anch'esso di condanna provvisoria, in cui i personaggi della Prima Repubblica, inquisiti o prosciolti che siano, scontano le loro colpe e fanno penitenza prima di riottenere l'agognato seggio in Parlamento. Che De Mita ce la faccia - tra parentesi - è dato per certo. Meno scontata, semmai, appare la vertiginosa contraddizione geografico-elettorale tra il collegio Campania 2, dove l'ex leader è richiesto a viva voce, e il resto dell'Italia (e dell'Ulivo), dove tale candidatura è stata invece osteggiata come un evento denso di pericolose risonanze simboliche. Il dato saliente, infatti, sta tutto nel passaggio demitiano dalle fiamme purganti di quel regno intermedio alla sospiratissima beatitudine delle urne (sia pure con la risorsa furbetta della desistenza). In ogni caso viene definitivamente consegnata alla memoria degli archivi sonori la canzone che i Sax Appeal dedicarono a Ciriaco nei giorni della disgrazia e dell'esclusione: «Se rinasco resto a Nusco/in politica non rischio/ questa volta non ci casco/ se rinasco resto a Nusco»... Ora, esagera senz'altro il cicidì Giovanardi nel sostenere che De Mita è stato trattato dai suoi (presunti) alleati «come un lebbroso». Ma a parte il richiamo biblico, sarebbe comunque sbagliato disconoscere la novità e il mutamento di clima che la vicenda offre alla vita pubblica del post (?) Tangentopoli. Se non altro perché, proprio intorno a questo protagonista del «vecchio», l'altra sera s'è assistito a una zuffa televisiva con D'Alema in cui a un certo punto Buttiglione sembrava stesse addirittura per sentirsi male. Perché sempre su De Mita, per la prima volta, perfino il mite Gerardo Bianco ha manifestato una specie di crollo di nervi con i giornalisti. E ancora: veti, sempre su De Mita, e contro-veti, lettere, contro-lettere, telefonate, fax, iper-testi Internet. Quindi rivolte locali, ricerche anagrafiche (c'è un cugino ostile, adesso), e diplomazie veltroniane, torcibudella prodiani, trappole rifondazioniste, pure i gay e le lesbiche che a metà pomeriggio reclamavano invano: «E perché, allora, lui sì e noi no?». Lui sì, dunque. Anche se poi le ragioni che gli hanno dischiuso le porte del Purgatorio presentano un inevitabile margine di imperscrutabilità. In qualche modo, certo, ha giocato la risolta situazione giudiziaria dell'ex presidente del «doppio incarico». Negli scorsi anni De Mita s'è beccato quattro awisoni, ma adesso è tutto a posto. Archiviata è pure l'annosa questione della casa: la ristrutturazione l'ha pagata l'Inpdai (il Sisde ha comunque versato 3 miliardini per la sicurezza). E tuttavia deve aver contribuito qualcosa di più, e di più sottile e sfuggente, in questo ritorno. Forse la celebratissima intelligenza del personaggio, forse la volontà, forse addirittura la tensione e la rottura che per due anni buoni si sono scatenate tra lo spaventoso orgoglio demitiano e la triste mortificazione che l'ha obbligato a rimanere lontano dalle passioni della grande politica. Un Purgatorio, appunto, fatto di dolorose rinunce (alle scorse elezioni), peregrinazioni nei tribunali (anche con simultanea discopatia), avvilenti offerte di presiedere centri studi nel partito di Buttiglione, figurarsi. Lui, abituato a trattare con Reagan e Gorbaciov, costretto improvvisamente a gestire in pri¬ ma persona l'elezione del sindaco avellinese De Nunno. Lui, abituato ai duelli con Craxi, fatto bersaglio degli sfottò di Casini e di Rotondi. Un Purgatorio su misura. A questo punto rimane solo da chiedersi se De Mita è cambiato. E se, per caso, in meglio. Filippo Cec carelli

Luoghi citati: Campania, Italia, Nusco, Roma, Rotondi