Bufera tra i magistrati di sinistra di Guido Tiberga

LIVIO PEPINO Bufera tra i magistrati di sinistra Il segretario di Md a Misiani: noi corretti, non codini LIVIO PEPINO TORINO O sempre avuto amicizie pericolose - ha detto ieri alla Stampa Francesco Misiani, finito sotto accusa per i suoi rapporti con Renato Squillante -. La sinistra giudiziaria più codina me lo ha sempre rimproverato...». Un'accusa neppure troppo velata a Magistratura democratica, quasi ima spaccatura all'interno della sinistra dei giudici, di cui Misiani è un esponente storico. «Non c'è nessuna spaccatura - replica Livio Pepino, il segretario di Md -. Queste dichiarazioni sono del tutto fuori luogo». Dottor Pepino, Misiani vi ha praticamente insultati. Come può dire che non esistono fratture? «Lo dico perché non ci sono. Tra i magi- strati che vogliono fare chiarezza, anche al loro interno, e chi cerca di fare resistenze noi siamo senza alcun dubbio dalla parte dei primi. E non da oggi». Misiani dice che criticare le sue amicizie è da reazionari. Dottor Pepino, come si sente nei panni del codina? «Essere per il rigore e per la correttezza non significa essere codini. La questione morale, per un magistrato, non può limitarsi all'assenza di comportamenti di reato. Ci vuole trasparenza: la sensibilità istituzionale deve prevalere sull'amicizia». Proprio questo vi contesta Misiani: lui dice che non porta la toga 24 ore al giorno. Lei lo fa? «Vede, nessuno dice che un magistrato non debba avere ima vita privata, ci man- cherebbe. Però, quando ci si trova di fronte a comportamenti discutibili che si riferiscono a indagini in corso, a una gestione non cristallina degli uffici, sarebbe consigliabile una maggiore prudenza». Sta dicendo che un membro di Magistratura democratica non dovrebbe essere amico di Squillante? «Io non voglio anticipare le sentenze. Sto solo dicendo che forse Misiani avrebbe potuto essere più accorto». Lui dice che questi sono ragionamenti da «stalinisti della chiesa comunista». Che cosa risponde? «Che è un'affermazione che non corrisponde affatto a quello che succede ora». Nel senso che una volta eravate una «chiesa comunista» e adesso non lo siete più? «Vede, c'è stato un periodo in cui la procura di Roma era davvero un "porto delle nebbie", in cui c'erano rapporti d'amicizia apparentemente incomprensibili che prevalevano sulle questioni istituzionali. Ma adesso non è più così: queste classificazioni ideologiche non descrivono la realtà». Misiani ha detto che il pool di Milano soffre di «delirio di onnipotenza». Non le sembra un tentativo di scredidare il lavoro contro Tangentopoli? «Non conosco le intenzioni di Misiani. Quello che so è che sono ben altre le sedi per manifestare le proprie critiche». Guido Tiberga

Luoghi citati: Milano, Roma, Torino