«lo Silvio e l'avvocato Previti»

Giornata di grande tensione, poi il deputato replica al Cavaliere: sulla mia candidatura decidi tu «lo, Silvio e l'avvocato Previti» «Sono un legale da tribunale, lui ha i contatti» IL CAPOGRUPPO DI FORZA ITALIA MILANO I NFURIATISSIMO, ma a suo I modo: vaga tristezza negli occhi, gambe accavallate, dita intrecciate. Parole lente. Così misurate che quando devono esprire il massimo del disappunto vengono fuori così: «Basta con queste corbellerie!». La frase esatta è: «Ma insomma Previti sostiene che io sapevo tutto e che sono stato il motore... l'ispiratore... E che ho fatto il complotto e che devo essere estromesso da tutto. Io! Il numero due di Forza Italia. Il capogruppo! Basta con queste corbellerie!». Vittorio Dotti se ne sta accomodato nel suo studio al decimo piano di piazza Diaz, in mezzo a molti telefoni trillanti. Sono le nove di sera. Tutti lo cercano. Il Tgl ha letto in apertura la sua lettera a Berlusconi; la sua portavoce è appena entrata nello studio per dire: «Mi confermano da Roma che sei candidato: hai il collegio di Milano 4». Lei sorride. Lui no: «Milano 4, va bene...Vediamo se confermano anche le Marche...». Le Marche? «Come capolista sul proporzionale, questi erano gli accordi, prima che succedesse...». Prima della bufera, avvocato Dotti... «Una bufera che davvero non mi aspettavo. All'improvviso i giornali si sono riempiti di insinuazioni sulla mia vita privata, ho letto cose tremende sulla signora Ariosto, calunnie, falsità che mi hanno disgustato». Guardi che il peggio è arrivato dalla Fininvest, ha visto Fede? «E' arrivato a dire che gli usurai sarebbero stati vittime della signora Ariosto... Dato che lei giocava al casinò e perdeva soldi dei poveri usurai... Una cosa pazzesca. So da dove arriva quella spazzatura». Da dove? «Da Previti, sono le istruzioni di Previti». Dire che non vi amate è un eu femismo. «Veramente è lui che usa questi me todi. Non è mia abitudine fare risse, nè diffamare. So che in via Dell'Ani ma ha fatto il diavolo a quattro chiedendo la mia testa». E Berlusconi? «Ci siamo sentiti in mattinata. Spe ro di parlargli stasera...». Senta, ma la sua convivenza dentro alla Fininvest... «Vuole sapere dall'inizio?» Dall'inizio sì. Vi siete conosciuti più di vent'anni fa. «Ventisei, per l'esattezza. Anno 1980. E le racconto anche come. Lui costruiva palazzi, io ero un avvocato esperto di diritto fallimentare. A Roma c'era appena stato il fallimento dei fratelli Caltagirone...». I palazzinari. «Era un fallimento colossale e Berlusconi voleva compare gli immobili per cominciare ad allargarsi». Quindi chiamò lei. (Appunto. Viaggiavamo in continuazione tra Milano e Roma. Poi l'affare non si concluse, ma quello fu l'inizio». E a Roma lei conobbe Previti. (Aveva già un rapporto stretto con Berlusconi, fu lui a fargli acquistare la villa di Arcore...». I maligni dicono: Dotti è il legale buono, Previti quello cattivo. Le risulta? «Sono insinuazioni che non ho mai voluto commentare». Continui. «Beh, il dottor Berlusconi era un imprenditore in ascesa, molto innovativo. Ed era anche prodigiosamente simpatico». Era? «E'». Da allora insieme con parecchie avventure di mezzo. «Mi dica lei se è poco: la nascita del¬ la tv commerciale, la Cinq in Francia, la tv in Spagna, la Mondadori, la Standa, adesso Mediaset...». Insomma dalla lira ai miliardi. «Appunto». Però lei non è mai stato dell'entourage stretto. «Non amo gli entourage». Niente vacanze, notti a Arcore... «Qualche Natale con lui l'ho passato, ma guardi che intorno a Berlusconi ci sono parecchi gironi. Nella prima cerchia, quella di Confalonieri e Dell'Utri, io non ci sono mai entrato. Ma diciamo che appartengo alla seconda: quella di Bernasconi, Galliani, Foscale...». E Previti dove sta? «Previti sta a Roma». Mi dica ancora del suo rapporto con Berlusconi. (Abbiamo combattuto decine di battaglie spalla a spalla. Mi ricordo gli otto mesi che passammo insieme a Parigi quando nasceva la Cinq». Poi ci fu la battaglia Mondadori. «Se vuole saperlo avvenne qui, intorno a questo tavolo». Non a Arcore? (Arcore? No. Le riunioni si facevano qui». Lo sa che nell'inchiesta Squillante i magistati indagano anche sul lodo Mondadori? «So solo quello che ho letto». Perché quella fu una cosa risolta a Roma, se ne occupò Previti... «Immagino di sì». E' vero che il 75 per cento di quello che guadagna il suo studio viene dalla Fininvest? «Questo lo ha detto Broglia e preferirei che Broglia si occupasse di quello che guadagna lui». Ma è vero oppure no? «Non è vero». Contestabile dice che lei è stato interrogato dai giudici sulla vicenda Squillante. «Falso. E glielo spiego volentieri perchè è la ragione per cui è stata coinvolta la signora Ariosto. Quando i magistrati sequestrarono i libretti della famiglia Berlusconi trovarono un mio versamento di 400 milioni. Spiegai ai giudici che Berlusconi mi aveva anticipato 400 milioni, perchè avevo bisogno di soldi per far fronte a un prestito». Un presito alla Ariosto? «Esatto». Quindi chiamarono la Ariosto per confermare. «Esatto». E lei cominciò a raccontare... «Questo non lo so. Sapevo che la signora Ariosto stava rendendo testimonianze, che viveva sotto scorta, ma per tutelare lei e per tutelare anche me, non ho mai fatto domande». I falchi non ci credono. ((Affari loro, però questa è la verità. E' per questo che oggi dico a Berlusconi che non posso nè smentire, ne confermare alcunché». Si dice che Berlusconi le abbia chiesto le dimissioni. «Dimissioni? A parte il fatto che le Camere sono sciolte, se mai ci avessi pensato lo avrei comunicato alla Pivetti non a Forza Italia». Senta: la differenza tra lei e Previti? «Io sono un legale da tribunale, lui è molto bravo a mantenere le relazioni, i contatti, i rapporti...». Ammetterà che è curiosa la vostra vicinanza. «Grazie a Dio, Forza Italia è fatta da milioni di elettori». Dunque lei resta. E' candidato. Vicenda chiusa? «Mi piacerebbe, sì». Però? «Previti ha detto e fatto cose sconcertanti. Credo che accusando me volesse precostituirsi una difesa e contemporaneamente eliminarmi politicamente». Roberta. «Per l'appunto...». PinoCorrias «Mi accusa per distruggermi e precostituirsi una difesa» La supertestimone Stefania Ariosto