IL CONFINE TRA IL NUOVO E IL VECCHIO di Gad Lerner

Sul caso Squillante scontro tra il Cavaliere e Dotti. Nei guai altri dieci magistrati IL CONFINE TRA IL NUOVO E IL VECCHIO NON sappiamo quale irrefrenabile bisogno di rilegittimarsi attraverso il consenso elettorale della sua gente abbia spinto Ciriaco De Mita a cercare una candidatura a tutti i costi, accettando anche l'umiliazione di una «lista speciale» predisposta come un cordone sanitario per riparare gli alleati dalla sua formidabile impopolarità. Ma la scelta caparbia dell'ex segretario della democrazia cristiana, giunta in coincidenza con la decisione di Ugo Intini di ripresentare agli elettori il simbolo del psi perfino in disobbedienza a Bettino Craxi, ha se non altro il merito di farci riflettere su che cosa siano davvero il Vecchio e il Nuovo nella politica e nella società italiane. Due fantasmi che vagano nel nostro immaginario di comunità sospesa dentro una transizione infinita senza mai materializzarsi in un'alternativa di classi dirigenti o almeno di generazioni. Se rifletteremo con la mente sgombra dai pur sacrosanti rancori che la fase crepuscolare della Prima Repubblica ha iniettato nell'intero corpo della nazione, allora forse arriveremo alla conclusione che di Nuovo nella politica italiana non ce ne molto. E che quel poco, non è mica detto che sia il meglio. Ma il procedimento logico da seguire non è quello proposto da De Mita e gli altri che si trovano nella sua paradossale posizione (cioè non inquisiti né condannati per reati di corruzione, Gad Lerner CONTINUA A PAG. 2 TERZA COLONNA

Persone citate: Bettino Craxi, Ciriaco De Mita, De Mita, Ugo Intini