Simpatico eroe italiano di Alessandra Comazzi

Il segreto del successo: un personaggio in cui identificarsi Il segreto del successo: un personaggio in cui identificarsi Simpatico, eroe, italiano NEL trionfo finale, nell'empireo dei quasi sedici milioni di telespettatori, si sono dunque concluse l'altra sera su Raidue le avventure del «Maresciallo Rocca», uno dei maggiori successi della televisione italiana ai tempi della concorrenza. Concluse per modo di dire: già si annunciano nuove storie, sempre agganciate a problemi reali della società italiana. Gigi Proietti è finalmente riuscito a diventare un vero divo della tv, lanciato da continui spot autopromozionali della rete e del Tg2 («Adesso arriva il Maresciallo, guardatelo»), ed esaltato pure dalle polemiche di «Striscia la notizia», la quale si è particolarmente accanita contro l'attore, forse perché aveva saputo tenere bene testa al primo «assalto» di Stefano Salvi. Il cosiddetto «tg satirico» di Canale 5, proprio perché è tanto seguito, funziona ormai da veicolo pubblicitario ai prodotti, programmi, personaggi che critica. E nello stesso tempo gli oggetti della critica diventano strumenti di pubblicità per «Striscia». Una specie di osmosi televisiva interessante, un modo di vivere sul video in parte parassitario. Ma sarebbe ingiusto legare il successo dello sceneggiato alla pubblicità di «Striscia». Ci sono altri motivi, ben più importanti. In una televisione senza novità, è subito piaciuta la figura del protagonista: Gigi Proietti, im gran simpatico, ha interpretato in modo particolarmente felice il ruolo del maresciallo, personaggio semplice eppure sfaccettato. Con normali difetti e normali pregi, destinati a diventare eccezionali nel faticoso dipanarsi della vita quotidiana. Rocca è coerente, impetuoso, affidabile. Onesto, non mente mai, gli si può credere sulla parola, sul lavoro e nella vita privata. Se ha qualche tentennamento, poi sceglie: e quando sceglie una strada, la percorre e non l'abbandona più. Dà sicurezza. E di sicurezza, di affidabilità han¬ no evidentemente bisogno gli italiani, vittime di un malessere diffuso e che non riesce a trovare sbocchi, invischiati in una politica sempre più cialtrona, presto impegnati in elezioni senza fiducia e senza chiarezza. E allora, il martedì sera, tanto vale guardarla in faccia, la chiarezza e la coerenza che potrebbero essere e non sono. Anche il nome non è stato scelto a caso, Rocca, una rocca per l'appunto, l'evocazione immediata dell'uomo roccioso che il nostro carabiniere è. Poi la possibilità fornita al pubblico di identificarsi con il personaggio, tanto eroe quanto comune: con il suo lato comune è più facile riconoscersi; l'eroismo è quello che molti si illudono di poter praticare, nella stessa situazione, in una prossima vita. L'«eroe comune» è finalmente italiano, e non più un tenente della polizia americana, un agente dell'Fbi o un ispettore tedesco. Anche le situazioni sono italiane, riconoscibili, domestiche: si perderà il senso dell'esotico, ma si acquista quello del familiare. La ricostruzione dell'ambiente in cui lavorano i carabinieri è perfetta, i telefilm sono stati realizzati con dovizia di mezzi, e non con il solito stile da sit-com fatta in casa. Di «Piovre» ne abbiamo avute sette, vedremo quando si fermerà il maresciallo. La sceneggiatura (di Toscano e Maratta) è accurata e scaltra, gli interpreti sanno recitare tutti, non soltanto Proietti, la regia (di Ludovico Gasparini) ha ritmo. Per il gran finale, un bandito evaso, uno psicopatico molto intelligente che riteneva Rocca responsabile del suicidio del fratello, vuole vendicarsi, colpendo il maresciallo in ciò che ha di più caro: i figli, la fidanzata Sandrelli, ma soprattutto la sua onestà, la sua coerenza, la sua credibilità. Cerca di incastrarlo, e riesce a far nascere il sospetto. Ma la verità trionfa. Alessandra Comazzi