Priamo da Troia alla Guerra Fredda di Maurizio Assalto

Il giallo politico è durato 50 anni: un libro di Godart e Cervetti svela gli ultimi segreti Il giallo politico è durato 50 anni: un libro di Godart e Cervetti svela gli ultimi segreti Priamo, da Troia alla Guerra Fredda // mitico tesoro di Schliemann da aprile in mostra a Mosca i |un mese dalla mostrali evento del Puskin, a Mosca /■ la cortina di mistero non lari scia intravedere spiragli. Il AAJ tesoro di Priamo, scomparso 51 anni fa nell'assedio finale alla Berlino nazista, sarà sotto gli occhi del mondo dal 16 aprile, ma fino all'ultimo la direttrice del museo moscovita, Irina Antonova, ha decretato il più ferreo top secret. Addirittura la conferenza stampa di presentazione, prevista per la fine di febbraio, è slittata al giorno prima dell'esposizione. Del catalogo, curato in edizione mondiale dalla Leonardo Arte, è tassativamente vietata ogni anticipazione. E ancora un paio di mesi fa, in una lunga intervista alla Moskovski Komsomoìets, il responsabile delle antichità del Puskin, Vladimir Tblstikov, ha affermato testualmente che «noi non abbiamo mai nascosto di avere in mano la collezione di Schliemann». Perché tanta cautela, tante reticenze? Nell'impossibilità di chiederlo direttamente all'inflessibile Antonova - descritta da chi la conosce come una «persona coltissima, dietro la cui gentilezza si cela la tipica diffidenza russa» - la risposta si può ricavare dalla storia stessa che ha coinvolto in questo mezzo secolo il favoloso tesoro riportato alla luce nel 1873 da Heinrich Schliemann: un giallo tuttora aperto a diverse soluzioni, una battaglia che molti potrebbero ritenere ancora degna di essere combattuta, proprio come quella cantata da Omero. L'intricata vicenda è ricostruita, sulla base di testimonianze e documentazioni sia di origine tedesca sia russa, da due investigatori d'eccezione, l'archeologo Louis Godart e Gianni Cervetti, autorevole membro di segreteria del pei berlingueriano, studente a Mosca negli anni di Krusciov, abituato a muoversi con disinvoltura fra i misteri sovietici. Il loro libro, L'oro di Troia. La vera storia del tesoro scoperto da Schliemann, uscirà fra una settimana da Einaudi. Cominciamo dal '39, quando al Berliner Museum fùr Vor- und Frii- hgeschichte il cosiddetto tesoro di Priamo (in realtà risalente a un migliaio di anni prima) venne imballato in tre casse per essere sloggiato in caso di pericolo. «A guerra decisa - ci racconta Cervetti - l'oro fu trasferito nella torre contraerea dello zoo di Berlino, che resistette all'Armata Rossa fino al 2 maggio '45. A fine mese si presentò al direttore del museo un ufficiale di Zukov, a nome della Commissione trofei presieduta da Voroshilov, per ritirare le casse». A fine giugno il tesoro arriva al Puskin, accolto dalla ventiquattrenne ispettrice Irina Antonova, che da quel momento ne sarà la discreta vestale, insieme con un misterioso curatore ad hoc andato in pensione da pochi anni. «Ma non è vero che i reperti fossero subito fatti sparire - dice Cervetti -. Fino al '47 li visionarono in molti e, lo abbiamo saputo da una testimonianza certa, l'allora direttore del Puskin, il prestigioso scultore modernista Merkurov, mandò una lettera a Voroshilov chiedendo il permesso di esporli». La risposta fu la stessa che avrebbero ricevuto analoghe questioni poste in seguito dalla Antonova: il destino del materiale non è affar vostro, pensate a custodirlo e basta. «Bisogna però riconoscere che i sovietici si comportarono bene osserva Godart -. Il tesoro venne esaminato dai migliori specialisti e catalogato accuratamente. Abbiamo le prove che fin dal principio le autorità moscovite lo considerarono come un oggetto di scambio». Gli ori di Troia contro le innumerevoli (fra 30 e 100 mila) opere d'arte, in gran parte icone del XII-XIV secolo, sottratte all'Urss dai nazisti. «Il fatto è - dice Godart - che i tedeschi si rendevano conto di poter restituire ben poco, perché la maggior parte dei pezzi era ormai dispersa fra musei e collezioni private». Da parte della Germania c'era interesse a lasciar cadere il discorso, almeno per quanto riguardava l'ipotesi dello scambio. Poi venne la guerra fredda e gli ori di Priamo seguirono le sorti della politica. Se ne tornò a parlare con la distensione, ma solo a livello di diplomazie. Ufficialmente il tesoro era scomparso: forse in Russia, forse sparpagliato in America, forse distrutto nei bombardamenti del '45. <(A1 Puskin - dice Cervetti venne nascosto dietro l'ufficio dei gruppi turistici, al pian terreno». E' sempre rimasto lì: tre casse in tutto, meno di mezzo metro cubo per 260 pezzi di oro, argento, acciaio, bronzo e pietre dure, e un valore ipotetico stimato dai tedeschi in un miliardo di marchi. Due sole persone potevano accedervi: il misterioso curatore e la Antonova. Lo stesso Tolstikov, che ne apprese l'esistenza nel '77, lo vide per la prima volta due anni fa. In mezzo c'era stato l'ascesa e la caduta di Gorbaciov, la fine dell'Urss e del comunismo. E la clamorosa rivelazione di Eltsin al presidente ellenico Karamanlis, in una accaldata sera estiva ateniese del '93, al culmine di una cena generosa di libagioni: il tesoro l'abbiamo noi, siamo pronti a esporlo in Grecia. Invece non fu possibile neppure allestire la mostra fotografica prevista per fine '94 a Roma ai Lincei. Ma le cautele russe non sono senza fondamento: troppi nodi delicati potrebbero tornare al pettine. La Germania insiste per riavere quanto le fu tolto nel '45, ma pure la Turchia avanza le sue pretese, e lo stesso potrebbe fare la Grecia per ragioni di eredità culturale. Cervetti e Godart una soluzione l'avrebbero, e la propongono nel loro libro. Si tratta di scindere la questione dell'appartenenza da quella dell'uso: mentre la proprietà resterebbe ai russi, riconoscendo la situazione di fatto, la gestione potrebbe passare a una fondazione intemazionale. Ma non sarà facile farlo accettare ai russi. Chi vuole vedere almeno una volta nella vita i tesori di Troia farà bene a prepararsi: in aprile Mosca non è poi così gelida. Maurizio Assalto Heinrich Schliemann (il secondo da sinistra) davanti alla casa della sua missione nella Troade. Sotto il maresciallo Voroshilov A fianco la moglie greca di Schliemann, Sophia, nella famosa foto con i gioielli del tesoro di Priamo. A destra Eltsin