Taiwan, prove di guerra

Taiwan, prove di guerra LA CRISI ASIATICA Amnesty accusa Pechino: la repressione tocca anche i bambini Taiwan, prove di guerra Quarto missile cinese, nuove manovre PECHINO. Sta esplodendo in un crescendo quotidiano la peggiore crisi tra Cina e Taiwan degli ultimi 40 anni. Con le navi della settima flotta Usa a poche miglia, le Forze Annate cinesi hanno lanciato ieri il quarto missile superficie-superficie nell'ambito delle manovre cominciate venerdì scorso nello Stretto di Taiwan, mentre proseguono anche le esercitazioni a fuoco aeronavali. Il ministero della Difesa a Taipei ha annunciato che alle manovre odierne hanno preso parte 30 squadriglie di aerei da guerra e dieci navi. Fonti giornalistiche a Taiwan riferiscono che vi hanno partecipato anche caccia Su-27, recentemente acquistati dalla Russia. Il ministero ha confermato che Pechino intende fare nuove manovre a partire dalla prossima settimana, proprio in coincidenza con le elezioni del 23 marzo. E i servizi segreti taiwanesi lanciano un allarme per un probabile attacco a sorpresa contro l'isola prima di quella data. E' stato Chang Yao-Yu, direttore del comitato per gli affari interni, a cui fanno capo i servizi segreti, a paventare un attacco. Il nervosismo aumenta sull'isola nazionalista, che Pechino tenta con l'artiglieria di distogliere da aspirazioni indipendentiste. La gente comincia ad avere paura, soprattutto nelle isole minori a pochi chilometri dalla costa del continente, bombardate nel 1958 dai cannoni dei comu- nisti. A accrescere la tensione, Pechino, tramite un giornale di sua proprietà nella colonia britannica di Hong Kong, ha minacciato ieri di rendere l'isola «un campo di battaglia» se l'attuale presidente Lee Teng-Hui, candidato favorito alle elezioni, dovesse chiamare ad intervenire «forze straniere». Sull'isola taiwanese di Kinmen (Quemoy), a soli tre chilometri dalla costa, i soldati nazionalisti hanno costruito trincee e si stanno preparando come se un attacco fosse imminente. Cosa che, malgrado il grande strillare diretto o indiretto di Pechino, tutti ritengono altamente improbabile. A Taipei, capitale dell'isola, la situazione appare invece più tranquilla, ma molte persone hanno ritirato i loro risparmi in dollari dalle banche. Cresce la tensione anche a Hong Kong, dove un quotidiano scandalistico ma a grande diffusione annuncia che la Cina sta esaminando un piano per l'invasione delle isole minori - Kinmen e Matsu - e per bloccare, con ben 20 sottomarini, l'arrivo di petrolio alla ricchissima isola per un minimo di 40 giorni. Voci corrono nella colonia che qualcosa di molto serio potrebbe succedere nelle prossime ore a Taiwan, ma nessuno sa dire bene cosa. La guerra delle dichiarazioni si estende oltre oceano, negli Usa. Dove un gruppo di deputati ha presen- tato al Congresso una risoluzione che chiede l'intervento degli Stati Uniti nel caso la Cina invada Taiwan, metta in atto un blocco navale o un attacco missilistico. Gli Usa hanno condannato come «provocatorio» il lancio del quarto missile. Washington ha già nell'area, a cento miglia dalla zona delle esercitazioni, la portarei «Independence», due cacciatorpediniere, la «O' Brian» e la «Hewitt», e la fregata lanciamissili «McLusky». La portaerei «Nimitz» con navi d'appoggio è in viaggio dal Golfo Persico e dovrebbe arrivare proprio per il 23 marzo. Le navi hanno il compito di seguire lo sviluppo della situazione. Ieri, in una conferenza stampa a Bangkok, alla presenza di giornalisti di tutto il mondo, Amnesty International ha reso noto un dettagliato rapporto in cui lancia dure accuse al governo cinese in merito alla violazione dei diritti umani. Un documento di 110 pagine, intitolato «Nessuno è al sicuro», descrive gli abusi di potere dei funzionali. «La repressione - denuncia Amnesty non tocca solo i dissidenti politici, ma anche i membri di altre categorie, come imprenditori, bambini e appartenenti a gruppi religiosi. La tortura viene usata comunemente, anche su persone non sospettate di alcun crimine, ma che sono venute in contrasto con i funzionari statali. [e. st.] I soldati nazionalisti di Taiwan si esercitano e hanno costruito trincee come se un attacco cinese fosse imminente

Persone citate: Chang Yao-yu, Hewitt, Matsu, Teng