Torna attuale l'artista-antropologo russo Tre giorni di convegno a Villa Feltrinelli Rerich, i colori del guru

17 Torna attuale l'artista-antropologo russo. Tre giorni di convegno a Villa Feltrinelli Rerich, i colori del guru La pittura ascetica e l'utopia di pace MILANO I ' OMPARE tra noi all'imI provviso un russo dal deI i stino singolare e dal no\A I me quasi sconosciuto: un mistico, un santone, un artista che cominciò col dipingere antichi villaggi persi tra nevi e laghi immensi dove brillano le vele colorate di navi vichinghe, e finì col ritrarre in centinaia e centinaia di quadri le montagne e i cieli dell'Himalaya. Nato a Pietroburgo nel 1874, devoto dello yoga del fuoco, si ritirò a Kulu nel Punjab a 2000 metri d'altezza, e li morì nel '47. Questo russo, che alla fine si faceva fotografare con un leopardo ai piedi mansueto come un gatto, e aveva persino trasformato i suoi lineamenti in quelli di un saggio orientale, si chiamava Nikolaj Kostantinovic Rerich. Da noi non esiste nulla di lui: non un quadro, non uno scritto tradotto. Lo si scopre da venerdì a domenica in un convegno alla Villa Feltrinelli di Gargnano sul Garda con studiosi che vengono da tutto il mondo. L'idea è dello slavista Eridano Bazzarelli e dell'Associazione Italia-Russia. Frenetico Rerich. Il suo exploit artistico più noto in Occidente sono le scenografie e il libretto della Sagra della Primavera di Strawinskij con i balletti di Diaghilev a Parigi nel '13. Negli Anni 20 e 30, da antropologo curioso di botanica, farmacopea e metallurgia, con soldi americani guidò carovane per tutta l'Asia. Una volta, di ritorno da Ulan Bator a Darjieling, venne bloccato dai tibetani per mesi e mesi d'inverno a tremende altitudini e gli morirono più di 90 cammelli. Un episodio oscuro: «Sospetto che fosse un agente segreto dell'Urss», dice Elémire Zolla, che concluderà i lavori a Gargnano. Misterioso Rerich. Allo scoppio della Rivoluzione si trova in Finlandia e da allora non toma più a Mosca. La sua opera circola sotterranea. Ricorda il politologo Giorgio Galli: «Quando Gagarin tornò dallo spazio gli chie¬ sero com'era il cielo visto da lassù: "Come nei quadri di Rerich" rispose. Le idee di Rerich hanno influito sugli scienziati spaziali russi». «Rerich l'ha rilanciato Gorbaciov - dice ancora Zolla -. La Russia epica dell'artista poteva essere utile al politico per creare un'ideologia con radici prerivoluzionarie». A Zolla piacciono moltissimo i quadri di Rerich. Li ha incontrati nelle collezioni di Benares, di San Pietroburgo, del piccolo e bellissimo Museo Rerich di New York: «E' una pittura ascetica di intensità allucinata, spesso di un viola profondo che non è quello morbido e vellutato del fiore ma quello nitido e severo dell'ametista. C'è una chiarezza di quarzo. L'uomo si cancella e si identifica col cosmo per apprendere nello specchio della sua quieto interiore l'archetipo, il mito che s'esprime nel paesaggio. Fra le nubi emerge a volte il profilo del Salvatore tibetano, l'imperatore Gesar de Ling». Rerich insegue la bellezza dappertutto: nell'arte preistorica, nelle statue di Antinoo che l'imperatore Adriano sparse per tutto l'impero, nelle terre del Nord e nelle icone cristiane del profondo mondo slavo. Sogna un'arte universale, una convergenza di arte occidentale e di arte orientale attraverso la mediazione russa. In pellegrinaggio a Taos nel Nuovo Messico, come Jung e D.H. Lawrence, vuole recuperare anche la pittura indiana. Contro tutti gli «ismi» d'Occidente, contro l'arte d'evasione e contro l'avanguardia contemporanea, troppo intellettualistica o troppo emotiva e disperata, abolisce le differenze tra arti alte e arti cosiddette minori: la bellezza per lui è anche in una balalaika, in una credenza di cucina, in un orlo ricamato di camicia femminile. La bellezza la scrive con la maiuscola: essa è sapienza, Sofia divina, Anima reggitrice del Mondo; e come signora della forma è Principio Femminile, Eterno Femminino, che egli adorava nella moglie stupenda, la teosofa Elena. Siamo in piena mistica, alla fusione di estetica, naturalismo, cristianesimo, esoterismo: «Rerich si rifa al mistico poeta Tjutcev, che lavorò anche all'ambasciata a Torino nei primi dell'Ottocento», spiega Zolla. La Bellezza è demonio buono, forza sociale e politica. Essa si può apprendere: Rerich - come dice lo studioso Roberto Salizzoni - immaginava i musei come luoghi privilegiati: non monumenti al passato, statiche memorie celebrative di una classe o di un Paese, ma centri di irradia¬ zione d'energia morale per il futuro. Scrisse: «L'arte unisce l'umanità. Attraverso la Bellezza noi preghiamo; grazie alla Bellezza noi vinciamo. La Bellezza ci salverà». Un'aspirazione che vien su da Dostoevskij, da Tolstoj, da tanti utopisti. Nel '29 Rerich passa all'azione: stila una carta per preservare le opere d'arte durante le guerre nel mondo, sottoscritta da Tagore e Albert Einstein, da Thomas Mann e George Bernard Shaw. Nello stesso anno è candidato al Nobel per la Pace. Nel '30 questo suo Patto viene adottato dalla Lega delle Nazioni e nel '35 lo firma anche Roosevelt. Adesso figura tra gli scopi dell'Unesco. Forse è qui la ragione dell'attualità di Rerich, dicono Elémire Zolla e Giorgio Galli: in questi tempi di composite esigenze spirituali, Rerich invita a respirare in profondità, con rispetto amoroso, l'intera vita del mondo. Claudio Altarocca Quando rientrò dallo spazio, Gagarin disse: «Il cielo visto di là è come nei suoi quadri». Elémire Zolla: «Ho il sos*?tto che fosse anche un agente segreto delVUrss» Sopra: Thomas Mann. A destra: «Gogò Giothan», tempera su cartone, del '31 (Galleria Tretyakov di Mosca) Qui accanto: Nikolaj Kostantinovic Rerich, il pittore nato a Pietroburgo nel e morto nel 1947 874 Albert Einstein: firmò il manifesto di Rerich per salvare le opere d'arte nei periodi di guerra