Santa Cecilia, sinfonia di rivincita dopo la tempesta di Sandro Cappelletto

Santa Cecilia, sinfonia di rivincita dopo la tempesta Da Strehler ad Accardo, appello per la cultura: tagliano i fondi con il pretesto degli sprechi Santa Cecilia, sinfonia di rivincita dopo la tempesta Duecento musicisti italiani reagiscono all'allarme del maestro Sawallisch E-j] ROMA / bastata una frase buttata lì, e lo spettro della mediocrità si è fatto carne e san gue. (Alle prove l'orchestra di Santa Cecilia mi ha dato dei problemi», dice Wolfgang Sawallisch. Ingeneroso, il maestro tedesco, già direttore del teatro di Monaco, ora alla guida dell'orchestra di Philadelphia, per tanti anni fiore all'occhiello di Riccardo Muti. Rischia di rovinare la festa preparata dalla Presidenza della Repubblica che, domani, premiere il suo mezzo secolo di dedizione alla musica conferendogli l'onorificenza di Cavaliere di Gran Croce. Ingeneroso, oppure realista, lui che ha il polso della qualità internazionale? Davvero così inadeguata la nostra principale e più antica formazione sinfonica? «Il concerto è andato bene, le difficoltà si sono superate, è normale incontrarle quando ci sono molti aggiunti giovani. Confermo i miei impegni con l'Accademia fino al 1999, sono 35 anni che torno regolarmente». Ma la miccia, ormai, era innescata. «Al gioco al massacro non ci sto», s'infervora Bruno Cagli, presidente dell'Accademia. «Dopo anni di tentativi abbiamo firmato contratti di registrazione con la Decca, siamo stati invitati ai Proms di Londra e la stampa inglese ci ha giudicato la migliore orchestra ospite. Direttori come Chung, Giulini, Gergiev, Prètre, Thielemann, lo stesso Sawallisch sono ospiti fissi. Un'osservazione critica è diventata una sentenza di morte, c'è un gusto perverso nel demolire le nostre istituzioni culturali, mentre è sempre più difficile difendere la qualità: ci sono molti aggiunti perché le assunzioni sono bloccate da anni». Accanto a lui s'innalza una traballante pila di carte: sono le 1400 domande presentate da giovani musicisti diplomati per i 19 posti messi a concorso dall'Accademia. «400 solo per tre violini di fila, 50 per il primo violino: siamo alla follia». «Che logica c'è in un Paese che moltiplica i Conservatori, ne abbassa la qualità, chiude tre orchestre della Rai e quelle che mantiene in vita le condanna alla roulette delle assunzioni a termine?», si domanda Salvatore Accardo. «Un po' ovunque nella vita culturale sta prevalendo lo slogan forcaiolo "basta con gli sprechi". Tutta la vita culturale è uno spreco?». Deve aver vinto il piacere mortale del masochismo in una nazione che impedisce all'unica orchestra sinfonica riconosciuta d'interesse nazionale di poter disporre di un organico completo, condizione minima per «sentirsi in un'orchestra come dentro una famiglia», ricorda Carlo Maria Giulini. Ma difendere le esigenze e i costi delle attività d'arte è diventato difficile. Un dossier dell'onorevole Pecoraro Scanio, poi un'inchiesta piuttosto disinvolta sugli «sperperi» ministeriali (simbolicamente riassunti nei 400 milioni erogati dalla Commissione Cinema al celebre, quantunque segreto, film di Marina Ripa di Meana) hanno esasperato Giorgio Strehler: «I finanziamenti pubblici hanno significato 200 mila posti di lavoro in 10 anni, un incalcolabile indotto per il commercio e il turismo, la nascita e la vita di almeno un migliaia di spettacoli di musica, teatro e cinema di grande qualità. Se questo si chiama sprecare...», scrive in una lettera aperta. Un'altra, firmata da 200 musicisti italiani - da Abbado a Pavarotti, da Berio a Petrassi -, protesta contro il crescente disinteresse dell'informazione verso «la concretezza e la dignità» della vita musicale. Si reclama attenzione, par condicio con lo strapotere della televisione, vittoriosa anche sulle pagine dei quotidiani. La disattenzione strategica sembra così riflettersi nell'indifferenza di ogni giorno. Il concerto romano dedicato da Sawallisch a Robert Schumann è stato più che decoroso, dopo la tempesta durante le prove. Ma ben vengano i gridi d'allarme di un'autorità come lui, se servono a farci capire che perfino la decenza rischia di diventare un obiettivo lontano. Sandro Cappelletto Il presidente Cagli: nessuna sentenza, al massacro non ci sto Wolfgang Sawallisch. Il maestro tedesco, già direttore del teatro di Monaco, ora guida l'orchestra di Philadelphia

Luoghi citati: Cagli, Londra, Meana, Philadelphia, Roma