Di Maggio: ho paura non parlo più

Al processo per la strage di Capaci: chiedo di essere protetto dalle minacce dei boss Al processo per la strage di Capaci: chiedo di essere protetto dalle minacce dei boss Di Moggio: ho paura, non parlo più //pentito: vogliono uccidermi VENEZIA dal nostro corrispondente Balduccio Di Maggio, il pentito di mafia che nel '93 ha permesso la cattura del capo di Cosa nostra Totò Riina, ha paura. E non parla più. Non almeno nell'aula bunker di Mestre, scelta per la prosecuzione del processo sulla strage di Capaci dove ha trovato la morte il giudice Falcone. «Mi avvalgo della facoltà di non rispondere - ha detto ieri Di Maggio al presidente della corte d'assise di Caltanissetta -. Voglio essere sentito in un'altra sede, in teleconferenza, perché ho paura per la mia incolumità». Il presidente Ottavio Sferlazza gli ha ricordato i suoi obblighi, contratti con lo Stato quando ha deciso di diventare un collaboratore di giustizia: obblighi che prevedono, in cambio della protezione e in sostanza della futura libertà, una collaborazione completa. Di Maggio ha quindi precisato: «Non ho detto che non voglio più collaborare, soltanto che non mi sento sufficientemente garantito». Quindi ha lasciato l'aula. La decisione, dicono i suoi difensori Savino Bracco e Michele Polleri, è collegata alle recenti rivelazioni di altri due collaboratori di giustizia, Tony Calvaruso e Giuseppe Monticciolo, il primo ex uomo di fiducia di Leoluca Bagarella, l'altro del latitante Giovanni Brusca. I due so- stengono che Brusca, accusato tra l'altro di aver strangolato il figlio undicenne del pentito Santino Di Matteo, dissolvendone poi il corpo nell'acido, aveva progettato di uccidere lo stesso Di Maggio durante uno dei suoi trasferimenti nelle aule processuali. Monticciolo ha dichiarato poi che le armi trovate due settimane fa nel bunker della mafia nelle campagne di San Giuseppe Jato - missili, bazooka, esplosivo e bombe - dovevano essere utilizzate anche per un attentato contro Di Maggio. Brusca avrebbe incaricato un gruppo di uomini d'onore di studiare e seguire i trasferimenti del pentito che ha «venduto» alla giustizia Riina, un'attività intensificata il mese scorso a Bologna, dove Di Maggio ha deposto in un altro processo. Il pm Tescaroli ha definito «comprensibile» il comportamento del pentito: «Sono ragioni fondate, anche perché Cosa nostra sta attuando una strategia di delegittimazione dei collaboratori di giustizia che è stata intrapresa nel passato e che continua ancora oggi». Mario Lodo A sinistra Tommaso Buscetta. Nella foto grande Balduccio Di Maggio mentre esce dall'aula bunker di Mestre

Luoghi citati: Bologna, Caltanissetta, Capaci, Mestre, San Giuseppe Jato