« Soli contro lo Piovra » di Francesco La Licata
il drammdei collaboratori «Combattiamo disarmati in trincea» « Soli contro lo Piovro » «Combattiamo disarmati in trincea» il dramma dei collaboratori C. ROMA ™ E' nervosismo tra i collaboratori di giustizia. Balduccio Di Maggio a Mestre dice: «Non mi sento abbastanza protetto». Da un po' di giorni, poi, i pentiti più significativi si presentano per testimoniare ma, una volta al cospetto dei giudici, recitano: «Mi avvalgo della facoltà di non rispondere». Tommaso Buscetta, Francesco Mari¬ no Mannoia e Rosario Spatola, pentiti «storici», hanno anch'essi disertato le udienze di Mestre. Altri collaboratori, anche tra quelli della «ultimissima generazione», hanno fatto sapere per vie indirette che attendono «segni tangibili» di serie iniziative dello Stato in direzione del loro futuro e, soprattutto, della incolumità propria e dei famigliari. E' un nervosismo più che giù- stificato, quello dei pentiti. Soli, lontani dalle famiglie, ripongono tutte le loro aspettative dì salvezza sull'intervento istituzionale. Ma la realtà che li circonda non è rassicurante. Arrivano voci di decisioni drastiche prese dai vertici di Cosa nostra in direzione di una campagna contro i pentiti. Sembra che la «pressione» esercitata sulle loro famiglie fino a questo mo¬ mento in modo feroce ma sotterraneo, possa essere indirizzata verso una svolta cruenta ed eclatante. In una parola non più intimidazioni e messaggi cifrati e silenziosi - pensiamo per un momento a cosa deve aver provato Santino Di Matteo mentre Cosa nostra cercava di «ammorbidirlo» tenendo il figlio in ostaggio ma iniziative chiare ed evidenti. Proprio come l'assassinio del pic¬ colo Di Matteo, probabilmente in risposta alla cattura di Leoluca Bagarella. Che qualcosa si stia muovendo, sembra quasi certo. Si sa, per esempio, che Cosa nostra ha pensato persino di far leva sugli avvocati per cercare di scoraggiare nuove dissociazioni. A Catania la mafia voleva rapire uno dei legali dei pentiti più conosciuti, Enzo Guarnera, per costringerlo a rivelare i nascondigli dei propri clienti. Un progetto sfumato solo per caso: la «squadra» incaricata dell'operazione venne arrestata prima del «via». E non dimentichiamo che a Palermo Cosa nostra disponeva di armi letali, il famoso lanciamissili, ottimo per colpire a distanza qualunque obiettivo. Ma non è solo la situazione esterna ad impensierire gli ex mafiosi. Tutti, da Buscetta a Spatola, da Pennino a Mannoia, non hanno mai fatto mistero di «soffrire» per una certa superficialità riscontrata nella gestione della sicurezza-pentiti. Né hanno mai taciuto sui loro timori a proposito del clima generale che li circonda. Notano disattenzione, un forte calo di interesse dello Stato se non una acclarata ostilità nei loro confronti, manifestatasi soprattutto nella recente campagna delegittimatrice alimentata da bugie e false notizie. Per non parlare, poi, di alcuni «segnali politici». Quali? Ha destato molta impressione l'atteggiamento del mi¬ nistero di Grazia e Giustizia che, sotto la gestione di Filippo Mancuso, la cui candidatura alle prossime elezioni è stata confermata da Berlusconi, ha ammorbidito i rigori del carcere speciale (il famoso art. 41 bis) con alcuni provvedimenti di applicazione della legge. In sostanza i mafiosi da Totò Riina a Bagarella, a Santapaola, ai Madonia -, tutti quelli sottoposti al «41 bis», avrebbero trovato il modo di aggirare i divieti grazie ad alcune nonne ministeriali, come quella che di fatto vanificherebbe il regime del «41 bis» per i detenuti in trasferimento. Eppoi c'è il problema della efficienza del Servizio protezionr. Un buon segnale è arrivato dal governo che ha designato al vertice della struttura il questore Antonio Manganelli, la cui professionalità è riconosciuta da tutti. Ma avrebbe bisogno di qualche tempo per mettere in moto una macchina fino a questo momento non molto rodata. Una prima spinta è già arrivata: gli interrogatori per teleconferenza sono una realtà. Ieri doveva esserci l'esordio da Palermo. E' saltato perché mancava un avvocato. Ma il collegamento è riuscito perfettamente, con sollievo dei pentiti, che meno viaggiano e meno rischiano, e delle scorte clic potranno essere utilizzate per altro. Francesco La Licata
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