Di Pietro: Craxi? Non fa pena
Di Pietro: Craxi? Non fa pena Di Pietro: Craxi? Non fa pena Brescia, rinvio a giudizio per Cerciello L'EXPM E BETTINO DMILANO OPPIO intervento di Antonio Di Pietro, nel ruolo di parte lesa e di articolista. L'ex pm è giunto ieri mattina a Brescia, dove è in corso l'udienza preliminare davanti al gup Battistacci per la calunnia di cui è stato oggetto da parte del generale della Gdf Giuseppe Cerciello. Si tratta delle presunte pressioni esercitate dal magistrato contro alcuni imputati affinché facessero il nome di Cerciello e di Berlusconi, pressioni denunciate a suo tempo dal generale durante il processo sulle tangenti alla Gdf. Ora la procura generale di Brescia è intenzionata a chiedere il rinvio a giudizio per Cerciello. Quanto al Di Pietro articolista, la sua penna ha avuto modo di esercitarsi su Bettino Craxi. «E' un suo diritto potersi curare dove ritiene opportuno, però non c'è ragione di nutrire una particolare pietà nei suoi confronti», scrive nella sua lettera settimanale a Oggi, rispondendo ad un lettore circa l'ipotesi di un possibile rientro in Italia dell'ex leader, ipotesi ventilata nei giorni scorsi anche da Gerardo D'Ambrosio. «D'Ambrosio ha voluto ricordare che ogni persona deve essere considerata innocente fino alla sentenza definitiva passata in giudicato - taglia corto l'ex pm - E Craxi non ha riportato alcuna condanna definitiva». Ma a questo punto la riflessione si fa più articolata. «Da qui, però, a dire che, nei suoi confronti, l'autorità giudiziaria abbia commesso dei madornali errori ce ne passa». Così, prima di dire che Craxi non abbia preso denaro per sé ma solo per il partito, «bisognerebbe almeno sapere che fine abbia fatto questo denaro. Tutto questo però non ha nulla a che fare con il diabete e le sue complicanze». Insomma, «credo che nessuno possa mettere seriamente in dubbio che si tratta di un male da controllare con attenzione - concede Di Pietro -. Certamente, vi è la necessità di cure continue, sia che Craxi torni in Ita- lia, sia che resti all'estero». E proprio questo, secondo l'ex pm, sarebbe il punto che D'Ambrosio avrebbe voluto mettere in risalto: «Ogni uomo, anche se condannato in primo grado a pene detentive, ha diritto di curarsi e di farlo nel luogo dove si senta più sereno ed abbia più fiducia nei suoi medici». E ancora: «Lo so, alcuni potrebbero ribattere che questo sacrosanto diritto viene quotidianamente negato a tante persone che non si chiamano Craxi, che non hanno possibilità economiche o che abitano in luoghi ove le strutture sanitarie pubbliche sono inadeguate. Ma questo non vuol dire niente». Anche perché, «non è negando a Craxi il, diritto di curarsi che si aiutano quelli che questa possibilità non ce l'hanno». Quanto a cosa Di Pietro potrebbe dire a Craxi qualora lo incontrasse, l'ex pm si trincera dietro il ((massimo riserbo», giacché «ho avuto modo di occuparmi di lui istituzionalmente quand'ero magistrato. Non ho reagito quando mi attaccava quotidianamente, non v'è ragione che io lo faccia ora». Conclusione: «Solo i fatti contano e i fatti sono sotto gli occhi di tutti. All'opera di delegittimazione a cui sono stato sottoposto hanno concorso in molti, Craxi compreso». [r. L] Sotto, l'ex pm Antonio Di Pietro Sopra, l'ex leader psi Bettino Craxi
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