Villeneuve sono io non il possato di Cristiano Chiavegato

————— una Sotto l'aspetto del ragazzino si nasconde la grinta di un autentico campione Villeneuve sono io, non il possalo A Maranello dissero: non è maturo PERSONAGGIO LA FORMULA 1 HA SCOPERTO UNA STELLA IMELBOURNE L suo nome è sulla bocca di tutti. Jacques Villeneuve, l'ultimo arrivato in Formula 1, è già una stella. Non soltanto per le sue origini, legate a un mito dell'automobilismo, ma per le sue imprese. Un personaggio straordinario, dalle mille sfaccettature. L'aspetto da ragazzino per bene mescolato con la grinta e la professionalità di un campione di consumata esperienza. La modestia del neofita e l'arroganza di chi sa di valere molto. Il talento e il coraggio insieme alla capacità di limitare i rischi, di ragionare sempre. Nel Gran Premio d'Australia che ha segnato il suo fracassante debutto, il ventiquattrenne canadese ha dato un saggio di questa sua doppia faccia: le due partenze forsennate, quando ha chiuso brutalmente la strada a Hill; il sorpasso di forza al compagno di squadra dopo il rifornimento ai box; la capacità di stargli davanti nella parte finale della corsa senza esagerare, mantenendo costantemente mezzo secondo di vantaggio; la calma olimpica nell'accettare un secondo posto che grida vendetta, quando gli è stato chiesto di rallentare perché rischiava di rompere il motore della sua Williams. Sono doti grandi, da fuoriclasse. Quelle che, mescolate sapientemente, hanno permesso a Lauda, Prost, Senna e Schumacher di dominare negli ultimi vent'anni. «Tutti sono sorpresi - dice Villeneuve - ma io no. Non sono un dilettante allo sbaraglio. Ho vinto lo scorso anno un cam pionato difficile negli Usa. Ho avuto la possibilità di allenarmi bene prima di cominciare, per correndo nell'inverno circa 9 mila chilometri con la Wil liams. Guido la vettura più competitiva nella squadra migliore e ho anche avuto la fortu na di cominciare alla pari con i miei rivali, su una pista che nessuno di noi conosceva. Mi è mancata solamente la vittoria e questo mi fa rabbia. Ma ho la capacità di aspettare». Il giovane Jacques spiega i suoi risultati con la passione e un'applicazione totale: «Da bambino avrei voluto fare lo sciatore. Mi piaceva la discesa e non m'importava molto che mio padre fosse pilota in Formula 1. Quando mi accorsi che sulla neve non ero proprio il migliore, cambiai idea e decisi per l'automobilismo. Da allora è stato il mio chiodo fisso». Gli inizi sono stati difficili. «La gente - racconta Jacques mi aiutava perché mi chiamavo Villeneuve, ma ero giovanissimo, acerbo e da me tutti si aspettavano troppo e subito. Così decisi di allontanarmi dall'ambiente in cui ero vissuto ed andai a correre in Giappone, quindi tornai in Canada e presi la strada della Formula Indy, una categoria nella quale nessuno pretendeva e mi regalava nulla. E' stato negli Usa che ho imparato a regolarmi bene la vettura a studiare minuziosamente le piste e gli avversari, a diventare complice dei tecnici della mia squadra pc. sapere tutto. Ho vinto e si è aperta la possibilità di arrivare in FI Non avrei accettato se non mi avesse ingaggiato un top team» Craig Pollock, manager del pilota, rivela di avere avuto diversi contatti: «Abbiamo parlato anche con la Ferrari, in giugno. Mi incontrai con Todt. Probabilmente lui aveva già concluso con Schumacher. Mi disse che Jacques non era ancora maturo per arrivare a Maranello. Gli risposi seccato che forse era la Ferrari a non essere matura per avere un altro Villeneuve, diverso, più bravo. E andai alla Williams». Il resto fa già parte di una piccola storia che infiamma il Mondiale 1996. Villeneuve è stato subito protagonista e si avvia a diventare uno dei personaggi più seguiti ed amati, dal Canada alla Francia (perché è francofono e rischia anche di oscurare in fretta la fama di Jean Alesi), all'Italia dove papà Villenueve suscita ancora grandi ricordi ed emozioni indimenticabili. Anche se Jacques, almeno in apparenza, non accetta alcun paragone con il padre, dal quale si ritiene profondamente diverso. Anche con la mamma Joanna non ha un buon rapporto, la vede appena un paio di volte l'anno, come se volesse cancellare il passato, l'infanzia. Vive con la fidanzata Sandrine, un po' come uno zingaro. Deve ancora dimostrare molto perché è stato fortunato ad avere la vettura migliore, con la quale negli ultimi dieci anni hanno vinto tutti i piloti che si sono alternati al volante. Dice Alain Prost: «Villeneuve non è una sorpresa. E' bravo, ma ha anche trovato terreno fertile con un compagno di squadra, come Damon Hill. E guida una Williams che è una bomba». Intanto però il pilota canadese è già salito ai vertici della Formula 1: nei giorni scorsi la Walt Disney gli ha fatto firmare un contratto plurimiliardario come testimonial. Porterà un berrettino con l'immagine di Mickey Mouse, Topolino. Uno che è sempre stato vincente. Cristiano Chiavegato Jean Todt è convinto che, continuando di questo passo, la Ferrari a Imola sarà molto competitiva