Stadi virtuali per il Mondiale 2002 di Gian Paolo Ormezzano

Stadi virtuali per il Mondiale 2002 IL CALCIO VERSO IL FUI URO Il Giappone ha l'arma in più per ospitare la prima Coppa del XXI secolo Stadi virtuali per il Mondiale 2002 Nuove tecnologie per vedere gare giocate altrove TOKYO. Il Giappone del calcio ha l'arma segreta per vincere, contro la Corea del Sud, la battaglia per l'aggiudicazione della Coppa del Mondo 2002, decisione il 1° giugno a Zurigo con il voto dei 21 papaveroni della Fifa. L'arma, «spiegata» in parte ieri a Tokyo a un po' di giornalisti di un po' di mondo, uno solo quello italiano, si chiama «stadio virtuale». Giocano a Osaka e voi vedete la partita stando a Tokyo, che non è fra le 15 città scelte per ospitare la manifestazione. Attenzione: vedete la partita, non la televedete. La stessa partita dallo stesso punto di vista, con gli stessi giocatori in grandezza naturale, a tre dimensioni. Basta andare allo stadio attrezzato. Uno schermo strano, come sdraiato, un po' bombe, di 80 metri per 35: è il campo. Ieri briciole di anticipazione in video: «piovono» sullo schermo le immagini dei giocatori, da una specie di pulviscolo ecco for¬ marsi Maldini. Che gioca. Proprio come il Maldini di Osaka. Abbiamo cercato di saperne di più, nel corso di una conferenzastampa alla quale ha preso parte anche l'ex primo ministro Miyazawa, una specie di nippoAndreotti ancora in sella, ora massimo referente politico della candidatura calcistica che mobilita il Paese in cerca di rilancio deU'irnmagina. Risposta: siamo già pronti, però spiegheremo tutto a designazione ottenuta. Sottorisposta: sennò i coreani fanno in tempo a copiare. Sono già in corso esperimenti, per esempio con un teatrino per bambini senza il casco e gli occhiali delle immagini virtuali, i loro eroi dei cartoni animati che vengono calati su quella specie di schermo-palcoscenico. Il Giappone vuole la Coppa del Mondo per battere ogni primato: annunciati 40 miliardi di telespettatori, 4 milioni di persone negli stadi diciamo regolari, più quante negli stadi virtuali? La partita virtuale non avrà replay alla moviola, come invece quella televisiva. La Fifa non vuole, in quegli stadi ci sono i rischi del tifo vero. La stessa Fifa però ha già capito l'affare: sponsorizzazioni per mente virtuali, in spazi nuovi, con soldi realissimi. Il Giappone le ha già fatto sapere che gli utili andranno in un colossale sistema internet, a disposizione di tutti ma proprio tutti i bipedi terricoli, per la dif¬ fusione storica del calcio nel mondo, e in un fondo per aiutare i Paesi poveri a dare calci al pallone. Torniamo nel nostro stadio virtuale. Meglio se non c'è pista di atletica, si sta più addosso alla partita: toh. Ideali i posti centrali: dalle curve si vede male, proprio come nello stadio vero. Problemi di visibilità a Tokyo, se lì piove mentre a Osaka si gioca sotto il sole. Possibile poi la partita virtuale in ogni posto del mondo, ma intanto dovrà essere la novità di quel Mondiale 2002, e per vederla bisognerà andare in Giappone: dove, hanno fatto sapere gli organizzatori, è possibile vivere bene senza spendere molto, c'è tanta leggenda sugli iperprezzi di alberghi e ristoranti locali (la Corea del Sud basa molto della sua propaganda sulla guerra turistica dei prezzi). Da una parte lo sciorinio delle meraviglie tecnologiche, dall'altra dell'incredibumente basso prezzo di un nippohamburger. Ammirazione, stupore, perplessità: nell'ordine, questi i sentimenti da cui ieri siamo stati visitati. Nello stadio virtuale c'è un po' di onanismo, offerto a chi non può permettersi di possedere la partita vera. Non è più ruspante la sana vecchia offerta televisiva? Oh, saperlo. Comunque il 1° giugno sapremo se potremo sapere. Gian Paolo Ormezzano Joao Havelange, presidente della Fifa che con il voto del 1° giugno a Zurigo deciderà sull'assegnazione della Coppa del Mondo 2002 In lizza sono il Giappone e la Corea del Sud Attorno alla novità un velo di mistero «Altrimenti i coreani ci copiano l'idea»

Persone citate: Joao Havelange, Maldini, Miyazawa