Proietti farà il bis è maresciallo a vita
Raidue, nuovo serial del carabiniere d'Italia Raidue, nuovo serial del carabiniere d'Italia Proietti farà il bis è maresciallo a vita ROMA. Gli brillano gli occhi, a Gigi Proietti, per la contentezza. Finalmente, anche lui, dopo anni di tentativi qua e là, nel varietà e nel one-man-show, nella prosa e negli sceneggiati, è stato consacrato Divo della Tv. Ci voleva «Il maresciallo Rocca», una storia in coppia con Stefania Sandrelli, cucita addosso a lui da Giorgio Capitani con la solita mano affettuosa e leggera. Otto puntate che l'hanno portato lentamente, dagli 8 milioni iniziali della prima, e sono già tanti, ai 13 milioni di quella dopo Sanremo. Un successo travolgente paragonabile a quello ottenuto da Massimo Dapporto con «Amico mio», a quello di «La Piovra» con Michele Placido nei panni del commissario Cattani. «Non me l'aspettavo - confessa Proietti -. Sono sorpreso. Stordito. E anche preoccupato. Non l'avrei mai creduto che la fiction in tv avesse un impatto così forte sulla gente. Che all'improvviso un attore della mia età, solo per aver interpretato il personaggio di un carabiniere, si trovasse sulle spalle il peso di una responsabilità civile e morale nei confronti del pubblico. Ormai non posso più sbagliare: sono un maresciallo e come tale vengo trattato. Comunque, meglio che vengano a chiedere a me di parlare dei carabinieri, che vadano dai carabinieri a chiedere di parlare di Proietti. O no?». Attore di teatro, ma anche cantante e se serve musicista, virtuoso della voce, superdotato e gigione, Proietti s'è goduto il successo di questo Maresciallo che oggi chiude con l'ultima puntata, offrendo un pranzo a casa sua, una villotta in mezzo al verde sulla Cassia. E da romano de Roma ha voluto a tavola fettuccine fatte in casa e abbacchio con i carciofi. Naturalmente Raidue ha pensato di bissarne il successo con una nuova serie subito, così come fece con ((Amico mio». Ma Proietti è perplesso: «Stare troppo in tv mi imbarazza. Per tornare c'è sempre tempo». Una seconda serie è già decisa, anche se lui sostiene di vo ler riflettere bene. «Non vorrei de ludere. Non ho mai fatto niente che sia andato tanto alla grande. Pensiamoci». Invito mutile. In Rai ci stanno pensando tutti, e non da adesso. Tant'è che si sono già individuati tre o quattro «temi forti» intorno ai quali costruire le prossime avventure del bravo maresciallo vedovo e con tre figli, alle prese con la nuova delinquenza di Viterbo e dintorni: il traffico d'organi, magari immaginando che ad esser rapito sia uno zingarello; le madri-nonne, proponendo una riflessione sulla maternità contemporanea; gli assassini seriali, cercando di capire se è sempre un maniaco solitario o se, qualche volta, è un macabro gioco di gruppo. A turbare la soddisfazione di Proietti, come una nuvoletta può turbare un cielo azzurro, solo la polemica col Gabibbo che dentro «Striscia la notizia» l'aveva accusato di fare pubblicità occulta a sigarette e automobili provocando sui giornali titoli tipo: «Il maresciallo Rocca sotto inchiesta» che molto l'hanno indignato. «Perché io?», se ne lamenta, «come se mi fossi messo io, i soldi in tasca. La produzione ò stata assolta da qualunque sospetto. E siamo tutti sollevati. Ma perché insinuare che i milioni me li sarei presi io e non loro? Un personaggio pubblico deve essere vilipeso? E poi da chi? Dal Gabibbo? Suvvia, stiamo perdendo la testa». Tra le polemiche anche quella del pm Emma Avezzù della procura per i minori di Brescia, la quale critica il «maresciallo Rocca» perché nell'ultima puntata non ha denunciato un caso di incesto. Polemiche televisive a parte, Proietti resta un attore di teatro e quando parla di progetti, pensa al palcoscenico. Va bene «Un figlio a metà», va bene «Italian Restaurant», va benissimo «Il maresciallo Rocca», ma quello a cui sta lavorando adesso è un cofanetto che contenga tutti i suoi successi teatrali dal vecchio «A me gli occhi, please» al nuovo «Leggero, leggero». «Lo voglio fare per festeggiare i vent'anni di "A me gli occhi" con cui debuttai il 13 maggio del '76, al teatro dell'Aquila, e che ho fatto e rifatto continuamente in questi anni». E poi c'è una commedia di Eduardo che, forte di questa nuova recitazione sotto tono, vorrebbe finalmente provare ad affrontare per la prima volta in vita sua. [si. ro.] MILANO. Per dirvi com'è fatto Enrico Ruggeri. Confessa che in casa, hi privato, mentre si fa la barba, non canterebbe mai; sostiene addirittura di essere afono e stonato fino a che non prende in mano un microfono in sala di registrazione oppure sale su un palco. Ma di tempo per non cantare ne ha avuto poco: dal '73, anno delle primissime esibizioni quand'era ancora studente di liceo, ha tenuto ben 1550 concerti, segnati con puntiglio sopra un diario che compila ogni sera dopo le esibizioni, con relativa scaletta. Spettatori totali? La domanda non lo coglie impreparato, anche quelli sono scritti: «4 milioni 480 mila, in 23 anni». Aumenteranno dal prossimo lunedì, quando partirà da Torino il tour del nuovo disco in uscita in questi giorni, promosso con una comparsata a sorpresa al Festival dopo l'esclusione di Ornella Vanoni e che s'intitola «Fango e stelle». «Dal fango di Sanremo alle stelle della tournée», scherza Ruggeri che alla gara ha partecipato quasi in sordina e con un brano, «L'amore è un attimo», che entra piano ma rivela l'essenza dell'album: scrittura elegante e temi che fuggono la banalità, ballate malinconiche, un po' di retro e furibondi rimandi all'amatissimo rock dei suoi Anni Settanta, che rivivranno sulla scena del tour, promette il cantautore: ((Attraverso suites strumentali, Moog, Replica a Striscia: «Io vilipeso dal vice Gabibbo? Ma non scherziamo» Le date: 18 a Torino 22 Genova, 25 Roma 28,30 e 31 Milano Enrico Ruggeri era stato «ripescato» a Sanremo dopo l'esclusione di Ornella Vanoni Gigi Proietti e Stefania Sandrelli ne «Il maresciallo Rocca»
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