Sévigné la macchina del tempo
Tripudio di celebrazioni in Francia per i tre secoli dalla morte della nobildonna Tripudio di celebrazioni in Francia per i tre secoli dalla morte della nobildonna Sévigné, la macchina del tempo Nelle sue lettere rivive il Seicento ET] PARIGI / una macchina per risalire nel tempo». Così il critico Didier Sénécal definisce le __—I lettere di Madame de Sévigné, la gran dama del classicismo, la bella signora dal décolleté pieno e due cascate di riccioli biondi ai lati del volto che divenne memorialista con un semplice atto di amore materno: scrivere alla figlia lontana per meglio sopportare le lunghe separazioni. Le sue lettere sono una macchina per risalire nel tempo di tre secoli. Tanto ci separa dalla sua morte, di cui si celebra quest'anno l'anniversario con un tripudio di pubblicazioni in Francia, colloqui internazionali e una mostra che si terrà nel parigino Musée Carnavalet, che fu l'ultima delle abitazioni della signora, nel cuore del Marais. Il minuzioso percorso editoriale messo a punto per festeggiare l'anniversario ha un artefice principale e quasi unico: Roger Duchène, gioviale professore universitario che della sua eroina si è a tal punto appassionato da fame il centro di ogni sua attenzione, «innamorato di lei» - dice - come da uno studioso non ci si aspetterebbe. Perché tanto entusiasmo? La ragione è duplice. Da un lato la singolarità del personaggio, dall'altro «l'involontarietà» della sua opera. Il carattere francese e intramontabile che sa farsi strada nonostante le maldicenze, e la «probabile» assenza di progetti postumi per il prezioso epistolario. Madame de Sévigné scriveva sapendo di essere letta in società, per via dell'estrazione dei suoi corrispondenti, nobili e cortigiani dediti per lo più alla vita mondana, ma non aveva alcuna idea dell'interesse che le sue lettere di donna sola (più di un migliaio) avrebbero suscitato in tanti insospettabili destinatari sconosciuti. Orfana a sette anni, Marie de Rabutin-Chantal fu allevata a Parigi dai Coulanges - famiglia della madre - nell'ambito ricco e facile dell'abitazione di Place Royale (l'attuale Place des Vosges), educata alla conversazione e a tutte le arti della femminilità in base alla concezione che di questa si aveva nel '600 prezioso. Andò presto sposa a un gentiluomo bretone, Henri de Sévigné, da cui nel '47 ebbe l'amatissima Francoise-Marguerite e nel '48 il secondogenito Charles. Uomo dissoluto che si lasciò coinvolgere in molteplici scandali fino a morire in duello nell'ambito dei disordini legati alla Fronda, Henri de Sévigné lasciò una vedova venticinquenne che avrebbe potuto tante donne se la sarebbero «cavata» così - ritirarsi in convento com'era desiderio dei famigliari, per sottrarsi a dicerie e difficoltà. Madame de Sévigné, invece, non si diede per vinta e riiniziò a vivere, per i due figli e per se stessa, avvalendosi delle amicizie influenti di cui aveva saputo conquistarsi la stima: l'ex tutore Jean Chapelain, accademico che aveva provveduto a fare di lei ancora ragazza un'abile dominatrice della penna; il cugino Bussy-Rabutin, con il quale ebbe per tutta la vita un rapporto di complicità sentimentale e letteraria. Ebbe molti corteggiatori, ma nessun legame accertato: tra gli altri TÌirenne e Fouquet. Ma soprattutto ebbe un grande dolore: il matrimonio della figlia con il conte di Grignan e la conseguente partenza di Frangoise Marguerite per la Provenza. Una separazione che alla madre parve insopportabile, ma che fu anche occasione dell'o- & pera per cui ancora la si ricorda e ama. Anche tre volte la settimana, Madame de Sévigné prendeva carta e penna per raccontare alla figlia quel che faceva, quel che pensava, che cosa le accadeva intorno, alla Corte e in città, indiscrezioni e interpretazioni del vivere mondano, oltreché per dirle, com'è ovvio, il suo struggimento. E' un peccato che le lettere di risposta siano andate perdute, distrutte da una figlia di Madame de Grignan. Ma anche così, a senso unico, l'epistolario è una lettura impagabile. Per tanti aspetti: come la critica ha principalmente sottolineato, per il suo essere prezioso documento di un'epoca. Non solo, però: c'è, altrettanto importante, l'aspetto linguistico. Madame de Sévigné amava l'espressione diretta, sincera, senza travestimenti letterari. Usava per scritto la lingua che lei stessa e la gente del suo ambiente parlava, ricca di proverbi, parole e modi di dire invisi ai puristi eppure molto correnti, la lingua viva insomma, non quella che avrebbe usato se avesse avuto coscienza di elaborare un'opera per i posteri. Abilissima nel dare soprannomi (Nord era Colbert, Grandine il vescovo di Marsiglia, Lo Sgelo Madame de Maintenon), era altrettanto versata nell'utilizzare il linguaggio tecnico, specifico ad esempio della caccia e del giardinaggio, così come il gergo familiare quando si trattava di raccontare episodi divertenti o comici cui aveva assistito. Tutto ciò le valse lungo ostracismo dall'empireo degli autori da leggere secondo l'Accademia. Tanto che nella raccolta intitolata Le più belle lettere francesi su ogni tipo di argomento che pubblicò Pierre Richelet nel 1698, neanche una delle peraltro già note e apprezzate missive di Madame de Sévigné venne inclusa. Peremo Luigi XIV, quando ebbe occasione di leggere i biglietti che lei aveva scritto a Fouquet (dopo l'arresto di quest'ultimo e la confisca delle sue carte) non potè non apprezzarne le qualità. «Fort plaisants», disse, «Molto piacevoli». Eppure si dovette aspettare l'800 avanzato (1862) per avere un'edizione completa e non censurata dell'epistolario. Oggi, come sottolinea Roger Duchène, vale la pena di leggere non le lettere sempre riportate dalle antologie e dai manuali scolastici, quelle entrate a far parte - superate le difficoltà iniziali - della classicità «grande» francese (il brano sulla morte di Turenne, l'esecuzione della Brinvilliers, gli Stati di Bretagna, il passaggio del Reno), bensì tutte le altre, soprattutto le lettere più intime, quelle in cui Madagne de Sévigné è più disperatamente madre, incapace di contenersi. In queste pagine c'è modernità, e la scrittura diventa sorprendente. Per l'anniversario escono anche le Memorie ghiotte di Madame de Sévigné (Le Chène), di Jacqueline Queneau: per gli interessati, la raccolta di cinquanta ricette menzionate nella corrispondenza, ricche di sapori antichi, responsabili prime deìl'embonpoint (si legga ciccia) della bella signora. Gabriella Bosco Rivalutate anche le sue missive più intime e le ricette di cucina PTarl quale ebbe rapporto di le e letteraggiatori, ma to: tra quet. be un monio nte di guente se one nfu o- & me de Maintenonera altrettanto vesata nell'utilizzare linguaggio tecnic Madame de Sévigné: anche tre volte la settimana scriveva alla figlia lontana. In alto Luigi XIV
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