L'Italia va alle urne e tradisce le librerie di Marco Neirotti

il caso. Gli editori ritardano molti titoli a maggio il caso. Gli editori ritardano molti titoli a maggio L'Italia va alle urne e tradisce le librerie LADRI di vita». Libro di Tano Grasso per Baldini & Castoldi. Doveva uscire il 1° aprile, è rinviato al 20 mag I gio. hi nome del padre, di Claudio Fava, previsto per il 12 aprile, uscirà il 10 maggio. Perché scomodi? No, perché a rischio di sepoltura sugli scaffali, causa elezioni. Gli editori considerano il voto una calamità. I librai confermano. Secondo Piero Femore, della Campus di Torino, «c'è un calo netto di clienti, tra il 20 e il 30 per cento». Si comincia un mese prima e si finisce quindici giorni dopo. Perché? «C'è l'attrazione di tv e giornali, ci sono acquirenti abituali direttamente impegnati nella guerra per i seggi». Dunque, la politica fa male alla letteratura? Carla Tanzi, direttore editoriale di Sperling & Kupfer, ammette che i programmi subiscono variazioni legate ai giorni delle urne: «Un po' di saggistica politica può andare, perche c'è chi cerca di capire meglio, ma la narrativa soffre. Allora si riduce la quantità». Perché non lasciare quei libri sui banconi? «Se le elezioni sono in primavera - risponde la Tanzi - ti ritrovi con quei titoli che si affastellano su quelli estivi, con danno reciproco». Anche uno Stephen King patirebbe le elezioni? «Vedremo fra poco. Stiamo per mandare in libreria il suo The Green Mile a puntate, proprio a elezioni calde. Chissà che non serva agli elettori per rifarsi la bocca dopo il voto». Vedremo Stephen King, ma gli autori italiani chiedono prudenza. Dice Alessandro Dalai, presidente di Baldini & Castoldi: «Il calo delle vendite è fisiologico, sono gi autori a chiedere di rinviare. Quando la tv catalizza gli italiani sull'attesa, è evidente che quel pubblico distratto non andrà in libreria». Succede con le elezioni come per la guerra del Golfo o un mondiale o Olimpiadi trasmesse in orari accettabili, dice l'agente letterario Ferruccio Bernabò: «Sulle vendite si abbattono sciagure come il calcio, ma le elezioni sono un classico». Per i suoi autori mette in contratto il divieto di uscita quando si vota? «Non ce n'è bisogno: non conviene neanche all'editore. Gli interessi coincidono». E all'estero? «Il fenomeno è più blando. I nostri corrispondenti americani o europei accolgono questo fatto come una notizia. Non è routine». Narratore, saggista politico e condirettore dell'Espresso - quindi scrittore di libri diversi e giornalista per mestiere attento alla politica - Giampaolo Pansa vede un'Italia incollata al televisore: «Siamo banali, ma sinceri: la giornata di 24 ore non diventa di 28 perché ci sono le elezioni. E allora l'attenzione alla politica, quando cresce, cresce davanti al teleschermo. Io stesso dovevo uscire in ottobre con il mio romanzo e già si parlava di elezioni: pensai che mi sarebbe andata male. Invece saltarono. Il problema però penso riguardi più i lettori occasionali. Il patito di poesia andrà comunque a comprarsi la raccolta completa di Caproni, mentre il lettore non forte si sposta». Meglio, allora, in certi momenti, la saggistica? «No. Come venderla a gente satura? Vorrebbero qualcosa che spieghi, ma, e mi ci metto dentro anch'io, su cento saggi di politica sono urto o due quelli che spiegano davvero le cose. Bombardato com'è, il lettore si emoziona per una ragazza nuda che passa per Roma su un cavallo bianco, non per un libro politico». Potrebbe funzionare un Forattini con le vignette. Replica Pansa: «Con tutta la stima per Giorgio, oggi anche per loro la vita è dura. La gente vede in tv le facce dei politici, ed è difficile fare caricature migliori». E la tv è la dominatrice assoluta di «quaranta giorni, trenta prima delle elezioni e dieci dopo», secondo Gian Arturo Ferrari, direttore della Mondadori: «Il problema non è il genere del libro, narrativa o saggistica. E' un'attenzione polarizzata dalla televisione, tutto il resto sbiadisce. Ma non è un dramma. L'oscillazione è sul 10 per cento, che per noi è pesante, ma limitata nel tempo. Lo sai e fai i piani editoriali elastici. E' una delle tante cose che incidono sull'andamento delle vendite. Sai quanto dura, aspetti che passi». Marco Neirotti In campagna elettorale vendite in calo fino al 30% Società e Cultura maggio ne rie bri alla politica quando cresce cresce andrà comunque a comprarsi

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