Fini all'assalto dei borghesi del Nord di Cesare Martinetti

Fini all'assalto dei borghesi del Nord Fini all'assalto dei borghesi del Nord Ma lo scontro si accende anche nei borghi «rossi» Lm TORINO m ASSALTO di Gianfranco Fini al Nord moderato, forse già ex leghista e non più berlusconiano, è cominciato al cinema Lux, in quella mattinata di fischi per Romano Prodi e di ovazioni per l'erede di Almirante. I borghesi piccoli come i commercianti sono «i nuovi proletari arrapati di politica», annuncia Pietrangelo Buttafuoco su L'Italia settimanale. E Fini spinge il suo partito grasso di plebi meridionali e statali romani sui negozianti e i borghesi del Nord. A cominciare da Torino. Al cinema Lux, in mezzo ai commercianti che fischiavano, c'era anche lui. «Passavo di lì», dice. «Ho visto con i miei occhi: quando ha cominciato a parlare Prodi, è stato un boato». Perché? «Si capiva che cercava di far pesare i costi sui più deboli». E i «più deboli», gli «emarginati», per Giorgio Mondino sono i commercianti e i professionisti. Fortuna che ci sono An e Gianfranco Fini: «Io che ho passato anni nella sinistra, ero abituato ad avere che fare con raffinati intellettuali che ragionavano appesi per aria o a forme di sottoproletariato strumentalizzate dai partiti, qui in An ho trovato abiti blu molto compiti e persone educate. Per me, che sono di famiglia borghese, è stato un ritorno alle origini, tra persone che si stringono la mano in modo corretto, che tengono ai valori dello Stato e delle forze armate. Mio bisnonno era un ufficiale dell'esercito piemontese. Ecco, sì: Fini mi sembra lucido, antropologicamente un uomo della destra storica». Mondino, due legislature da deputato socialista, presidente del teatro Stabile di Torino, il teatro di Luca Ronconi, gira e rigira è l'uomo simbolo della nuova destra torinese. L'ex federale missino Ugo Martinat, oggi leader di An, lo candida in Borgo San Paolo, il «borgo rosso» di Giancarlo Pajetta e Diego Novelli, l'ex sindaco che probabilmente duellerà con lui per un seggio a Montecitorio: «Lo mandiamo nella tana del lupo - dice Martinat -, ma i sondaggi ci dicono che il lupo non è più tale». L'altro «scandalo» elettorale di An, Edgardo Sogno, medaglia d'oro della Resistenza, sarà candidato a Cuneo, terra di partigiani. (Appunto», dice ridacchiando Martinat che confessa di tenere sulla scrivania un piccolo busto del duce come ferma carte: «E' la mia storia, non la rinnego e non la cancello. Ma oggi guardiamo avanti». Avanti dove? Anche qui a Torino sembra che tiri un vento di destra (basta pensare alla piega che ha preso la manifestazione dei commercianti al cinema Lux) che Martinat calcola in un 14-15 per cento di voti: «Chi dice che prendiamo di più, lo fa per poter poi dire che abbiamo meno voti del previsto». E sarebbe un bel colpo per i postfascisti nella città dove l'msi aveva uno zoccolo duro e congelato di voti intorno al 4 per cento e dove - parola di Mondino -1'«establishment culturale è tuttora da Stalingrado». Solo quattro anni fa la fiamma arrivò al 5,1 ; nel '94 salì al 9; l'anno scorso alle regionali all'I 1,2. In Piemonte ci sono oggi 10 mila iscritti ad An; nel '93 erano 2 mila. C'è un mondo che si muove, spiega Martinat, vincendo stereotipi e luoghi comuni. L'ex federale dice che «grossi personaggi della de e del psi» hanno chiesto l'iscrizione, «ma volevano soprattutto seggi elettorali. Il centrosinistra nonna vergogna di candidare cadaveri eccellenti come Zanone o l'ex sindaco Incisa, che l'anno scorso alle regionali ha preso 220 voti. Il museo delle cere. Noi, invece, siamo cauti, temendo scheletri negli armadi». Nomi? Nessuno. «E' nella società civile e nella borghesia che lavora che troviamo adesioni e simpatie». Martinat snocciola il catalogo: professionisti, piccoli imprenditori, medici, primari, docenti universitari: <cAl Politecnico, dove abbiamo vinto le elezioni studentesche, ne abbiamo già venti». Nomi? Alla fine ne spunta uno, quello di Alberto Carpinteri, 43 anni, docente di molo di Scienza delle costruzioni. «Venti? Che sappia io - ci dice Carpinteri - gli iscritti sono quattro, gli altri sono simpatizzanti». Il professore ci tiene a far sapere di essere stato uno dei trecento fondatori di Alleanza Nazionale, insieme a Domenico Fisichella, un anno prima che questo movimento si fondesse con il msi. Dice di essere sempre stato di una «destra moderala» e di aver sofferto la «demagogia della sinistra ah'università». E adesso? «Molti ci guardano con simpatia perché affermiamo apertamente quello che da anni si diceva nei corridoi quasi con vergogna. A giugno abbiamo fatto un convegno e c'era un centinaio di docenti». Per saperne di più sui nomi, ci suggerisce Martinat, bisogna sentire Antonio Manfredi, mobiliere in centro città, l'uomo di An per le nomine e i collegamenti con la società civile, im altro che dice di aver accolto il congresso di Fiuggi, dove avvenne la trasformazione dell'msi in An, come «una liberazione». Ecco dunque gli avanguardisti della neo destra torinese all'università: Renato Bruno di veterinaria, Ferdinando Indelicato e Pietro Bocca del Politecnico, Mauro Francaviglia di fisica, il professor Carlone di microbiologia. Professionisti? Gli avvocati di An sarebbero un centinaio; un nome per tutti, l'avvocato Maurizio Tosi. I medici? Un primario di chirurgia al Maria Vittoria, Vittorio Canino. Manuela Lamberti, voce soave e parole di ferro, è la presidente del circolo culturale Excalibur, che non ha rapporti organici con An, ma che non ha problemi a definirsi di destra e che a novembre ha organizzato l'unico ricordo italiano per lo scandaloso scrittore giapponese Yukio Mishima a 25 anni dal suicidio con una motivazione politica e una, diciamo così, sociale: «Rilanciare la cultura di destra e denunciare le difficoltà del corso di letteratura giapponese dell'università». Pds e Rifondazione fecero una polemica un po' rétro con la Regione che aveva patrocinato, gratis, il convegno. Il risultato furono cinquecento persone, molte in piedi, sala strapiena e dibattito fino a mezzanotte. «Chi ci etichetta come conservatori, non ha capito niente dice Manuela, 25 anni, laureanda in legge - noi siamo un'avanguardia del cambiamento. Ma lo sdoganamento dell'msi, come si dice, è un processo lungo». Il 25 marzo Excalibur punta a demolire il mito che Internet sia «una cosa di sinistra» con un appuntamento che sarà presieduto dall'attore Luca Barbareschi e a cui parteciperanno uommi di sinistra come l'assessore bolognese Bonaga e Giuseppe Salza del manifesto. Titolo: Windows sul mondo. Ma gira e rigira l'unica finestra aperta sul mondo degli uomini che da sinistra sono arrivati a destra resta quella di Giorgio Mondino che vent'anni fa fu uno dei tessitori della prima giunta pci-psi al Comune di Torino e che il 21 aprile sarà schierato nel borgo di Diego Novelli, il sindaco di quella giunta. Mondino dice che lo fa per coerenza («Sto sempre dalla parte dell'innovazione») ed è sicuro che più della metà degli elettori del psi si sono spostati a destra. Anche in Borgo San Paolo? Cesare Martinetti Un momento della manifestazione dei commercianti davanti al cinema Lux, in Galleria San Federico a Torino