Quando va in scena la manfrina di Filippo CeccarelliAchille Campanile

m Quando va in scena la manfrina E il nemico «o'malamente» ora è Pannella CAPRICCI A COMANDO ROMA A quanto può durare la «manfrina»? Eh, può durare assai, quando si fanno le liste, questo inevitabile e monotono tirarla per le lunghe che prende il nome da una sintomatica danza del Monferrato. Monferrina, da cui appunto «manfrina». Perché potrà pure sembrare convincente, la faccia feroce dell'agglomerato ribelle ecd-edu. Ma è proprio questo il bello della «manfrina», che secondo il dizionario Devoto-Oli appare accompagnata spesso da «ripetute ostentazioni di falso zelo». E sarà pure un caso, ma tale sfoggio di risolutissima determinazione, nella giornata di ieri, è sembrato orientarsi attorno ai «valori» (moderati e cattolici) di cui la ditta elettorale Casini-Mastella & Buttiglione si è proclamata esclusiva depositaria e pressoché unica rappresentante. Per cui: «Non ci può essere nessun compromesso sui valori» ha annunciato la deputata Moioli; «Ci mettiamo al servizio di quegli ideali che non sono assolutamente tutelati» le ha fatto eco l'onorevole Tassone. «Valori molto forti e radicati nella nostra terra» ha soggiunto il segretario ccd pugliese Ostillio (che in sede locale ha da vedersela con i «valori» di Tatarella). E così via, fino al calar della sera, quando non senza il preliminare richiamo agli ideali, il portavoce Meocci ha dichiarato: «Noi non siamo i parenti poveri che si fanno mangiare in cucina». A quel punto il dato logistico-alimentare è sembrato restituire a tutta la vicenda la sua prosaica attualità di seggi più o meno sicuri. La «manfrina», in politica, è infatti più che legittima. Prima o poi ci provano tutti, chi più chi me¬ no. E tuttavia è proprio in questi casi che si misura la credibilità dei capricci e delle impuntature supportate da bluff, penultimatum e rotture simulate o calibrate. Certo, nel caso dei ecd-edu, pare difficile anche solo immaginare un suicidio elettorale di massa: Mastella che torna a fare il giornalista alla sede Rai di Napoli, Casini all'E fim e Buttiglione a raccontare i suoi ricordi politici al cane Teo. Pur con tutto il rispetto, l'impressione e che l'annunciata fuoriuscita dal Polo, quell'insistere su una presentazione autonoma serva in realtà a riaprire una trattativa che andava male. Oltretutto è già successo più di una volta, con Fini e Berlusconi. «Il solito fiutacelo da vecchi de - commentava già nel maggio del 1995 il segretario popolare Gerardo Bianco -. Si sono smarcati per poi alzare il prezzo. Metodi classici da partito di roditori». Ora, a parte l'immagine colorita, è forse bene sapere che analoghe rotture, e fughe, e scenate, e abbandoni, e promesse di mai più partecipare a trattative e vertici sono state messe in opera a giugno, a settembre (vicenda Affittopoli), a novembre. (manifestazione anti-Scalfaro) e a gennaio (presunto governissimo). Non solo. Se si va a guarda¬ re bene, qualche forma di «manfrina» è avvenuta pure tra ccd e cdu, sposi dopo un breve e tempestoso fidanzamento. Il che può suonare paradossale, oggi, anche se poi la pratica della dilazione aggressiva e della sceneggiata contro o' malamente (che in questi giorni è Pannella) è una delle poche che restano a chi è più debole, soprattutto al momento delle strette, quando nelle alleanze contano solo i rapporti di forza. Pure questo aiuta a spiegare come Casini e soci abbiano via via affinato l'arte di sfilarsi per qualche giorno dal Polo. Per poi recitare ogni volta la parte di quel personaggio di Achille Campanile, l'ingombrante ospite Celestino, che finiva ogni avventura con un regolare sospiro: «E allora resto». Filippo Ceccarelli lili parlamentare: «Attenti, noi non siamo i parenti poveri che si accontentano di mangiare in cucina» ' ■ w. I m Lo scrittore Achille Campanile A ds. Clemente Mastella

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