Il figlio del maresciallo Berardi «Così Torino ha scordato il sacrificio di mio padre»

«Così Torino ha scordato il sacrificio di mio padre» Il figlio del maresciallo Berardi «Così Torino ha scordato il sacrificio di mio padre» «Almeno gli intitolassero una via» Il Comune: nessuno ce lo ha chiesto Non solo lo Stato, ma anche Torino si è già dimenticata del maresciallo di polizia Rosario Berardi e delle altre vittime del terrorismo e di quei tremendi anni di piombo? Un interrogativo posto dapprima da Maurizio Puddu, presidente dell'associazione che da vent'anni raccoglie i parenti delle vittime, subito dopo il rito funebre commemorativo officiato nella cappella delle suore carmelit ne di Santa Teresa. Un interrogativo che è stato ripetuto poi da dun dei cinque figli del maresciallo Be. .(rdi, Giovanni e Bruno, di fronte alla lapide in largo Belgio, sul luogo dove fu ucciso il 10 marzo '78 il padre. Accanto a loro il prefetto Vittorio Stelo e il questore Giuseppe Grassi. Mancava, ancora una volta, il gonfalone della città, ed erano assenti altre istituzioni cittadine e persino i politici. «Non chiediamo soldi né ne abbiamo mai chiesti - ha poi aggiunto Puddu solo attenzione e un minimo di rispetto. D'altronde come spiegare tanta distrazione? A più riprese abbiamo chiesto al sindaco, anche all'ultimo, Valentino Castellani, che intitolasse almeno una via a ricordo del maresciallo Berardi. Ma dopo tante rassicurazioni e altrettante promesse non ci sono stati seguiti concreti». «Davvero non riusciamo a capire il comportamento di una parte delle istituzioni cittadine - dice con amarezza Giovanni Berardi -. Sembra che in troppi abbiano dimenticato in tutta fretta i 20 morti e i 50 feriti torinesi del terrorismo. Mio padre fu ammazzato solo perché aveva un alto profilo morale. Lo dichiarò il terrorista Patrizio Peci per spiegare perché si decise di ucciderlo. Ebbene, a distanza di anni, sembra che il sacri¬ ficio di quest'uomo che ha servito lo Stato si sia quasi trasformato in colpa». Dite che il sindaco non è venuto: lo avevate invitato? «No - chiarisce Bruno Berardi, altro figlio del maresciallo -. Dopo 17 anni di inviti, andati sempre a vuoto, che senso poteva ancora avere una nuova richiesta di partecipare?». Interviene Puddu, che tenta di stemperare le amare dichiarazioni: «Non si tratta di creare polemiche, ma restare alla pura e nuda realtà dei fatti. Il sindaco? Anche quest'anno non è venuto. Però c'era all'ultima inessa generale, in ricordo di tutte le vittime del terrorismo. In ogni caso è importante almeno un messaggio costruttivo, reale, da chi rappresenta la città. E l'intitolazione di una via, appunto al maresciallo Berardi, riteniamo sia almeno un atto doveroso». E il Comune? Il sindaco Valentino Castellani spiega: «Mi dispiace ma non capisco perché non abbiano invitato la città. Poi non mi è arrivata nessuna richiesta in merito all'intitolazione di una via al maresciallo Berardi». E Domenico Carpanini, presidente del Consiglio Comunale e della commissione toponomastica, spiega: «Sinora non è stato richiesto alla commissione toponomastica di pronunciarsi su questa richiesta. Nell'ultima riunione abbiamo deciso di fare una verifica del modo in cui le vittime del terrorismo siano ricordate nella toponomastica cittadina. C'è l'unanime desiderio di garantire un ricordo adeguato a quanti pagarono con la vita gli anni di piombo. In questo senso sarà valutata quella proposta». Ivano Barbiero Prefetto e questore assieme a due figli del maresciallo Rosario Berardi (sotto) depongono una corona davanti alla lapide che ricorda il sottufficiale ucciso dai terroristi

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