Nei ritratti di Sutherland l'urlo ossessivo di Bacon

Nei ritratti di Sutherland l'urlo ossessivo di Bacon Gioco inglese di confronti a Conegliano Nei ritratti di Sutherland l'urlo ossessivo di Bacon ~pt\ CONEGLIANO L' Su e giù per scale, sale, % salette di Palazzo Sarci11 nelli, la gran parata di bi. I stile inglese di «Sutherland. Ritratti»: delicati ed efferati denudamenti psicologici degni di Cecil Beaton, così lontani dalle miserie odierne di Diana e Carlo, e l'occhio freudiano di Graham Sutherland (bisturi più freddo e acuto che non quello sanguigno del nipote di Freud, Lucien) che coinvolge in quello stile una civiltà europea al tramonto. Era una civiltà, sopravvissuta alla bestialità hitleriana innanzitutto grazie all'irriducibilità inglese, che equiparava in un «establishment» prima culturale e poi economico e politico Somerset Maugham e Churchill, il musicista e musicologo svizzero Sacher ed Helena Rubinstein, Adenauer e Egon von Fùrstenberg, organizzatori culturali come Lord Goodman direttore del Covent Garden, e gli storici dell'arte Kenneth Clark e Douglas Cooper. In mezzo alla parata, l'Autoritratto in un casinò del pittore, del 1952 - tre anni dopo il primo dei ritratti, quello di Somerset Maugham - è un impressionante «concentrato» di quel rapporto trilaterale fra lo sguardo ossessivo dell'artista, quello reattivo o sfuggente del ritrattato e quello del visitatore, quasi imbarazzato di fronte a questi denudamenti e rispecchiamenti che si susseguono di «persona» in «persona». Ricordate il film di Bergman di trent'anni fa, con l'osmosi analitica fra paziente e infermiera? La procedura di Sutherland è esemplare quanto inquietante Egli è partito da un'istantanea che lo ritraeva con lo sguardo affascinato di amore/odio fisso su un tavolo da gioco la cui me moria è conservata solo nel ti tolo, mentre la concettualità pittorica mirabilmente ambi gua «finge» il classico autoritratto allo specchio, con quello sguardo e quell'amore odio ri¬ versati su se stesso e, nel contempo, con la stessa visualizzazione dello spazio interiore nella cornice rettangolare che ritroviamo in Giacometti e in Bacon: il tutto immerso in quel pulsante grembo sanguigno di varianti del rosso che ricompare in altri capolavori, dal Rev. Walter Hussey alle quattro varianti di Lord Goodman. Il confronto con Bacon è una costante della letteratura critica su Sutherland. Giorgio Soavi, il cui Ritratto con le mani legate dietro alla schiena in mo¬ stra è un altro documento di quella creativa contraddizione fra bellezza e sofferenza e sadismo in cui Testori aveva saputo individuare l'essenza profonda della ritrattistica di Sutherland (quelle piastrelle bianche sporcate di ocra che trasformano il cortile di Cipriani a Venezia in una camera di tortura), così esordisce in un catalogo recente: «I nostri occhi hanno visto due pittori geniali in Inghilterra: Francis Bacon e Graham Sutherland. Con la morte del primo, avvenuta nell'aprile del I Marco Rosei 1992 a Madrid, e del secondo a Londra nel 1980 ci restano, così diversamente emotivi, i quadri dei due artisti che, in queste ultime decine di anni, si sono maggiormente accaniti nel ritrarre urla e contorcimenti umani e le urla, non meno energiche, della natura». In realtà il confronto vero è fra due tipi di svisceramento pittorico dell'immagine umana, intrinseco a costanti antinomie della cultura e dell'«animus» inglese, perfettamente simboleggiate dal dottor Jekyll e Mister Hyde o dal rapporto fra Dorian Gray e il suo ritratto. L'antinomia complementare fra Bacon e Sutherland ripropone, lungo la grande tradizione nazionale, quella fra il «satiro» Hogarth e l'analisi nobile ma critica del grande decollo inglese in Gainsbourough e Reynolds. Non solo l'antropologia magica e mostruosa, surrealista in senso lato, delle Forme e delle Teste degli Anni 50 è parallela e misteriosamente affine ai primi ritratti, ma le gambe accavallate di Maugham o di Lord Beaverbrook o, in mostra, quelle degli stupendi studi per il ritratto di Egon von Fùrstenberg naturalizzano e «normalizzano» i contorcimenti di Bacon, la loro immagine altrettanto nevrotica ed espressiva. Materia e forma pittorica della mano di Adenauer sono omaggio alla linea Bacon-Petlin, e lo stesso Adenauer è una sorta di Grande Inquisitore fra Greco, Goya e Kokoschka. L'esplicita modalità di Sutherland consiste nel reprimere e introiettare l'estrinseco urlo espressionista ed esistenziale di Bacon nell'accademia rigorosa ed illusionistica del reticolo millimetrico che egli sovrappone all'immagine dipinta, gabbia fin troppo denunciata di tutte le inquietudini del profondo individuale e collettivo. Non so chi dei due «rispecchia» più e meglio quelle inquietudini. «Lord Rayne», uno dei ritratti di Sutherland esposti a Conegliano. Sotto: «Autoritratto in un casinò», opera del 1952

Luoghi citati: Conegliano, Inghilterra, Londra, Madrid, Venezia