Parolaio di Pierluigi Battista
^Parolaio ^Parolaio Sandro Curzi LABBRO FATALE. «Il settecentesco fisionomo Lavater nel viso del dottor Dini riconoscerebbe quello del flemmatico». Su Repubblica Geminello Alvi difende la validità della fisiognomica e ne azzarda un'applicazione alla politica contemporanea: Fini «melanconico», D'Alema «collerico», eccetera. E poi c'è Lamberto Dini detto «Lambertow», di cui Alvi analizza i «contorni rilasciati», le narici, «il glabro viso», ma anche il labbro. E che cosa si legge nel «labbro inferiore pendulo» del presidente del Consiglio nonché leader dell'omonima lista elettorale? «Quel labbro inferiore pendulo», asserisce Alvi generando aspettative destinate a rimanere frustrate, «tradisce inattese pulsioni, su cui non sarebbe da gentiluomini soffermarsi». Soffermiamoci invece, soffermiamoci. Da gentUuomini, ovviamente. IL LETTO DELLA LOTTA. Un monumento di abnegazione all'idea. Ovvero Sandro Curzi, il quale non permetterebbe che neanche una scheggia di vita privatissima sia sottratta al dominio implacabile della coerenza politica. Quando ha fatto l'amore per la prima volta?, chiede il Venerdì al monumento. «Il 1° maggio del 1945», risponde senza esitazioni il monumento. Non un momento di abbandono, non una qualunquistica pausa nel cimento della lotta: «Quel giorno a Roma avevo partecipato alla grande manifestazione di piazza del Popolo»«Fu un'esperienza bellissima», commenta Curzi senza che si capisca se il monumento si stia riferendo alla «prima volta» o alla «grande manifestazione». Resta la forza del destino, che stringe in un'unica dimensione il Sesso e la Storia: «Pochi giorni prima avevo festeggiato la Liberazione e in quel giorno di maggio era avvenuta la mia liberazione sessuale». Realismo socialista. VESTITO PER UCCIDERE. C'è un «mito da sfatare»: quello dell'«eleganza di Bertinotti». Contro questa deplorevole leggenda scende in campo sul Pippo Baudo Giornale Massimo Piombo, isarto che veste il direttore demedesimo Giornale Vittorio Feltri, che contesta quell'assurdluogo comune certamente natin qualche salotto dei «poteri forti» decisamente soggiogatdall'egemonia culturale della sinistra: «Solo in un Paese in cui lmaggior parte degli uomini nosono capaci di distinguere ungiacca di tweed da una di gabardine uno come Bertinotti potev apparire elegante, soltanto perché sfoggia due giacchette (sempre le stesse) di tessuto appena passabile». Appena. BANDIERA ROTTA. Famiano Crucianelli, ex leader del pdup per il comunismo poi rientrato nel partito comunista italiano poi confluito in Rifondazione comunista poi abbandonata per il raggruppamento dei «Comunisti unitari» il cui bollettino d'informazione è nostalgicamente intitolato «Cominform», come la staliniana superorganizzazione dei partiti comunisti che nel dopoguerra prese il posto del disciolto Comintern, dunque Famiano Crucianelli descrive sul Messaggero il veto posto da Rifondazione comunista ai candidati dei comunisti unitari come un odioso atto di ritorsione compiuto «in nome della logica persecutoria e della vendetta ideologica cara ai tempi bui del comunismo». Proprio così: «Tempi bui del comunismo». Se lo dice lui, che pure scrive sul «Cominform». POLVERE STELLE. DI Cor- teggiatore infaticabile e irresistibile, Berlusconi non risparmia colpi a sorpresa nelle sue avance. Tanto che Pippo Baudo, rievocando sulla Stampa il suo passaggio al Biscione, narra come Silvio pur di averlo con sé gli ricordasse «persino, cosa che poi ho scoperto falsa, che eravamo dello stesso segno zodiacale». Ed era pure falsa. NORD NAZIONE. Roberto Maroni sta vivendo un autentico momento di euforia. Nessuno avrebbe scommesso un soldo bucato su di lui e invece, dopo che con l'Indipendente ha ricevuto come giocattolo nientemeno che la direzione di un quotidiano, il braccio destro di Bossi viene addirittura invitato a una tavola rotonda sulle colonne della raffinata rivista di geopolitica Limes. Qualcuno, in quel cenacolo, chiede all'attonito Maroni come mai la Lega abbia scelto Mantova come sede del parla- mento del Nord. E lui risponde: «Qualcuno aveva proposto Milano. Ma l'abbiamo scartata perché troppo dispersiva. Un'iniziativa fatta a Mantova ha molta più eco che se fatta a Milano». In effetti è proprio così: non c'è paragone tra l'eco delle iniziative fatte a Mantova rispetto a quelle fatte a Milano. Peraltro troppo, ma davvero troppo, «dispersive». Pierluigi Battista Sandro Curzi Pippo Baudo
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