«E' triste constatare» che questi ragazzi scrìvono come prof

il caso. Uno storico inglese annuncia: siamo all'atto finale LETTERE AL GIORNALE: IL LUNEDI' DI O.d.B. «F triste constatare» che questi ragazzi scrìvono come prof Questa volta so che, rispondendo a una lettera, rischio di risultare molto impopolare, ma d'altra parte, se rispondessi in altro modo, sarei di sicuro insincero per quieto vivere, e mancherei, dunque, al mio incarico. [o.d.b.] La classe III B Stim. Signor Del Buono, siamo gli alunni della classe III B della Scuola Media Statale «G. Piumati» di Bra (Cn) e ci rivolgiamo a lei in quanto titolare della rubrica «Spot e dintorni» dell'Espresso nonché delle «Lettere» della Stampa, onde porre alla sua attenzione lo spot pubblicitario della «Melinda» con le nostre considerazioni a riguardo. Facciamo presente che abbiamo sottoposto la stessa argomentazione al garante del consumatore. Oggetto: Esposto contro lo spot pubblicitario della mela «Me/indo» Le scriviamo a nome di tutto l'Istituto per lamentare lo spot pubblicitario in oggetto. La marca di mele più nota nella pubblicità televisiva è sicuramente la «Melinda», tipico prodotto della «Val di Non» e, tuttavia, questo frutto tanto «bello fuori e buono dentro» non ha esercitato su di noi l'effetto sperato dai pubblicitari. Al contrario ci sentiamo profondamente disgustati e offesi nel vedere sovvertiti i valori che famiglia, scuola, territorio hanno cercato e cercano di promuovere in noi con l'esempio, la parola e la forza della convinzione. Veniamo subito ai fatti, prendendo in considerazione le varie sequenze di questa pubblicità. La scena si apre su un autobus in viaggio: è una gita parrocchiale che vede come protagonisti un sacerdote e alcuni ragazzi. Strada facendo, si fa ora della merenda e il parroco dell'oratorio, previdente, offre a ogni ragazzo una mela, opportunamente avvolta in un sacchetto di carta per alimenti; ciascun bambino afferra avidamente il dono e tosto ne sbircia il contenuto. A questo punto i visi dei ragazzi si fanno corrucciati e minacciosi. Alcuni si alzano e, rivolgendosi al parroco, inveiscono: «Ma non è una Melinda! Bleah!». Questa esclamazione viene scagliata in modo lapidario contro il prete, che ha la sola colpa di essere stato troppo generoso. Ugualmente lapidario è il lancio del dono ricevuto; causa determinante: la mancan¬ za del bollino di certificazione «Melinda». In una società come la nostra, dove il progresso civile è accentuato (almeno nel paese legale) ogni persona dovrebbe essere educata e saper scegliere con la propria testa, guardando più alla sostanza che alla forma dei vari alimenti del mondo circostante. Il fatto della mela firmata (come se non bastassero già i Valentino, Coveri, Armani che abbiamo in Italia) è già molto grave, perché è un invito a mangiare con gli occhi... a fermarsi all'apparenza a scapito della sostanza, ma non è tutto, dal morr.-nto che questo spot è un crescendo di messaggi negativi dal punto di vista educativo. L'azione più deplorevole è rappresentata dal rifiuto del dono. Che cosa significa rifiutare il dono? Calpestare ogni forma di sensibilità; inneggiare, seppur inconsciamente, al proprio egoismo, ormai sovrano, di cuori avidi; disprezzare l'altro come persona, in ciò che e per ciò che rappresenta (nel nostro caso specifico, un ministro di Dio). E' triste constatare che questa scuola di aridità si esercita su individui in formazione, che a questo punto si sentono disorientati: fin dalla loro prima infanzia hanno memorizzato, acquisito, rispettato parole come «grazie, scusi, per favore, buongiorno, buon appetito». Simbolichiave di un'educazione volta al rispetto di sé, degli altri, dell'ambiente. Orbene, tutti questi insegnamenti sono stati brutalmente ribaltati dalla scuola parallela che è la televisione, e, per così dire, licenziati dalla mente dei giovani, i quali, nel precario equilibrio dell'adolescenza, vedono distruggere i valori guida in cui hanno finora creduto. Un altro aspetto negativo, e non certo secondario, di questo spot, è il seguente: i ragazzi assalgono una bancarella di frutta per procurarsi la «Melinda» sotto lo sguardo esterrefatto del fruttivendolo, il quale, però, viene immediatamente rassicurato dal prete che esclama: «Non si preoccupi, tanto paghiamo!». Il denaro, quindi, paga tutto, anche l'offesa e la maleducazione. Stonano, comunque, queste parole in bocca a un religioso che, almeno nella nostra ottica, non dovrebbe essere toccato dall'aspetto venale. Confidando nel vostro senso di responsabilità e nella vostra cortese disponibilità, vi invitiamo a sospendere definitivamente, intervenendo presso chi di dovere, la trasmissione di questo spot che contribuisce solo a creare caos nel caos e che, pertanto, potrebbe essere tanto deleterio per i giovani target della tv. Ossequi. Gli alunni della Classe III B della Scuola Media Statale «G. Piumati» di Bra Via Barbacane 41 Cari ragazzi, non offendetevi, ma la vostra lunga lettera o, per essere più esatti, il vostro lungo atto d'accusa, fa nascere in me qualche dubbio. Tanto per cominciare: ragazzi o bambini? Voi vi chiamate indifferentemente ragazzi o bambini. Ma non è lo stesso. C'è una bella differenza. A esempio, il Dizionario della lingua italiana di Giacomo Devoto e Gian Carlo Oli, detto familiarmente il Devoto-Oli e edito da Le Monnier di Firenze, alla voce «bambino» dice: «l'individuo umano nell'età compresa tra la nascita e l'inizio della fanciullezza», ma alla voce «ragazzo» dice: «l'individue di sesso maschile che è nell'età tra la fanciullezza e l'ultima giovinezza». Nulla di male, ma considerato che appar- tenete a una III classe della Scuola Media Statale, suppongo che siate «ragazzi» e non «bambini». Quindi dotati di maggiori qualità per ragionare. Gli interpreti dello spot incriminato mi paiono più «bambini» e, dunque, più passibili di capricci e di cambi d'umore, più disposti a giocare senza doversi assumere responsabilità. Ma, nonostante questo, la vostra lettera di «ragazzi» non mi dà l'impressione di esser stata scritta da «ragazzi». Ci son giri di frase e affermazioni d'autorevolezza da adulto, addirittura qualche sfumatura di linguaggio burocratico. Chi comincia scrivendo: «Siamo i ragazzi della classe III B...», a un certo punto si trova, infatti, a sentenziare: «E' triste constatare che questa scuola di aridità si esercita su individui in formazione...» eccetera, ovvero non parla come un ragazzo, ma come un insegnante. Nulla di male, d'accordo, tutt' altro, se un insegnante, adempiendo a un suo compito educativo, vi ha spinti a meditare su quello «spot» che considerava offensivo, ma avrei preferito che la vostra lettera fosse stata scritta da voi, con le vostre parole. Che voi, insomma, aveste scritto effettivamente a nome vostro. Capisco che non sarò più «stim.» da parte vostra, ma lo spot incriminato non mi pare così infernale come lo giudicate voi o il vostro insegnante. E non c'entra affatto con Valentino, Coveri, Armani. Ma tiene presente la campagna del bollino blu della banana «Ciquita». [o.d.b.]

Persone citate: Armani, Coveri, Del Buono, Giacomo Devoto, Gian Carlo Oli, Piumati

Luoghi citati: Bra, Firenze, Italia, Le Monnier