SENZA ETA' «una nuvola bianca bella da levare il fiato» di Igor Man

"1 F TAJ "1 Una nuvola bianca bella da levare il fiato CRIVEVA favole per bambini («Donna Letizia» sarebbe venuta più tardi), rideva rapinosamente, elegantissima era, e bella, a dispetto d'un naso (allora) arrogante, da napolitana (mezzo inglese) di razza. Arrotando sicura la R, sfotticchiava Gualtieri di San Lazzaro (sì, il grande critico del XX Siècle) redattore capo dell'Espresso, quotidiano della sera creato da quel genio del giornalismo-editoriale che fu Renato Angiolillo. L'Espresso era un mix insolito di raffinatezza e di boulevard (una formula oggi improponibile, almeno a Roma), che Angiolillo aveva affidato, appunto, a un esteta: Gualtieri di San Lazzaro e a un Lord Byron in versione giornalistica qual è, certamente, il sempreverde Ettore Della Giovanna. All'È spresso esplosero firme al vetriolo, vedi Piero Accolti, Salvalaggio, Attilio Battistini. A Colette, Gualtieri di San Lazzaro (detto «il Topo») aveva affidato la boxe: come «fatto di costume» (ma l'idea era stata eh Angiolillo). Il mio primo ricordo di Colette Rosselli risale, dunque, a una sera marzolina del dopoguerra: Titomanlio Manzella (lui pure frequentatore dell'Espresso, scrittore anche per ragazzi) doveva scortarla alla Garbatella dove un pugile suonato avrebbe combattuto, sicuro di perdere, in cambio d'una «borsa» di 18 mila lire: gli servivano per l'appendicite della moglie. Quella sera Colette indossava una camicia di seta color panna, una gonna blu di gabardine un po' sotto il ginocchio, le sue mani, lunghe ed espressive, modulavano il discorso, protette da guanti di esile pelle. Sul bavero della camicia portava una chiave d'oro, a spilla. Bella da levare il fiato, Colette, resocontista di boxe. Innumerevoli anni dopo, InMontanelli, suo marito, gi- contiì Ini: I dro IV rava I sogni muoiono all'alba, il film tratto dalla mitica avventura di Montanelli in Ungheria, e andando in bicicletta per Cinecittà il suo (caro) cane Gomulka lo fece cadere e lui si fratturò il femore. In un giorno di quell'estate, il «singolo» di Indro era proprio accanto alla cabina-letto che occupavo con mia moglie e mio figlio, tutti in partenza alla volta di Cortina. «Indro è avvilito, non vuol vedere nessuno ma se gli porto un attimo Federico forse si distrae», ci disse Colette. Mio figlio aveva allora cinque-sei anni, biondo era e curiosamente spiritoso per la sua età. Indro rise di gusto, con lui; chissà perché. E Colette ne fu felice: lei il suo Indro-Cilindro lo amava anche di amore materno. Lucidissima ma accorata e ancora e sempre bella: così mi apparve l'inverno scorso a Palazzo Zuccheri. Accorata perché vedeva - mi disse -, Piazza Navona degradarsi giorno dopo giorno. «Una corte dei miracoli fasulla. Artisti, vagabondi: tutti fasulli. E volgari». E la Montanellina, chiesi, ignaro che quella casa di Cortina dove, col maestro e con lei, dividemmo la festa (raccolta) dell'inaugurazione, fosse stata venduta. «Non c'è più», rispose ed ebbe un gesto aereo delle mani scarne quasi a disegnare il nulla. Assolutamente candidi i suoi capelli suggerivano l'idea di una parrucca settecentesca, e glielo dissi. Con una qualche tristezza: «Direi piuttosto una nuvola», disse. «Io sto molto in terrazza, non m'affaccio più sulla piazza, guardo il cielo. Il cielo soltanto». Adesso so che tra le nuvole bianche di Roma, ce ne sarà una nuova. Una nuvola bella, Colette. (Dicono che aveva 83 anni. Sciocchezze. Le belle donne non hanno età). Igor Man lan | Pittrice, poi scrittrice Moglie di Montanelli, e giornalista: iniziò consigliava le lettrici occupandosi di boxe per ogni occasione

Luoghi citati: Cortina, Roma, Ungheria