DONNA LETIZIA il sorrìso e la bacchetta

p Morta a 83 anni Colette Rosselli, inimitabile regina del bon ton DONNA LETIZIA il sorrìso e la bacchetta p ROMA ER delicatezza e pudore, come a lei sarebbe piaciuto, Indro Montanelli ha voluto che nel maggiore riserbo possibile fosse avvolta la notizia della morte e dei funerali della moglie Colette Rosselli, gran dama e inimitabile regina del saper vivere che per decenni - col nome di Donna Letizia - ha educato generazioni di lettrici. Colette Cacciapuoti (Rosselli era il nome del primo marito) aveva 83 anni. A gennaio, colpita da ictus, era stata ricoverata in clinica. «Sento qualcosa qui nel petto... come un piccolo uccello che si agita nel cuore...» aveva detto prima di perdere conoscenza. E' morta venerdì sera, nella casa tanto amata di piazza Navona dove era ritornata quando ogni speranza di ripresa si era spenta. Da mesi sapeva che il suo tempo era contato. Il cuore aveva ceduto. Aveva iniziato allora - con la discrezione e la lievità che avevano contrassegnato tutta la sua vita - una sorta di cerimonia degli addii. L'estate '95 era stata l'ultima trascorsa a Cortina d'Ampezzo, nella villa in cui riusciva a vivere per alcuni periodi, consecutivamente, accanto al marito. In autunno aveva venduto la villa e si era così separata definitivamente da quello che era stato un luogo privilegiato del la sua vita, dove nel '74 - dopo la morte del primo marito, da cui aveva avuto una figlia ama tissima che l'ha resa nonna si erano celebrate le nozze con In dro Montanelli cui già da tem po era legata. «Sono stata in piazza cin quant'anni. Quando sono en trata in quella che gentilmente si chiama la terza età, sono passata dalla piazza alla finestra Un passaggio non facile. Quando si guarda dalla finestra non si è più protagonisti: si diventa testimoni e si finisce un po' in ombra. Mettermi in questa si tuazione mi è costato molto» ha ammesso una volta, con quel parlare diretto ed elegante che le era proprio, la schiena dritta come sanno fare ormai solo le vecchie signore e le regine, lunghe mani protese nell'aria, elegantissima, curata, il corpo affusolato che le ha permesso fino a un anno fa di nuotare fare ginnastica ogni giorno. Figlia di un professore di filosofia napoletano e di madre inglese, cresciuta con la sorella in Svizzera, di un umorismo anglosassone e di cultura prevalentemente francese, Colette Rosselli ha sempre sottolineato la propria «assenza di radici», la componente protestante della sua formazione, il gusto del vagabondaggio, e non ha nascosto - a volte - le sue ambiguità, le insi¬ curezze, le angosce del profondo che le avevano fatto assegnare un posto così importante all'autocontrollo delle emozioni e dei gesti fino a diventarne una maestra. Stava ora per uscire un suo libro di racconti. Aveva scritto anche una fortunata favola per bambini. E ricordi, ritratti dei personaggi famosi incontrati, schizzi maliziosi e poco indulgenti verso la volgarità, la banalità, le cattive maniere. Poco indulgente e non poco ironica era anche con se stessa e le sue de¬ bolezze, quella ad esempio per cui - finita la stagione della giovinezza - si era «sentita con dentro un altro "io"» e aveva deciso di cambiare aspetto. Si era rifatto il naso, facendo sparire il suo profilo imperioso: un fatto di cui si parlò molto fra gli amici ammessi al suo salotto e che sollevò le ire di Federico Zeri. Fino all'anno scorso collaborava a una rivista letteraria. Poi aveva smesso: «Il mio tempo è finito. Non ho più voglia di apparire» disse, senza un'ombra di autocommiserazione. La sua prima passione era sta ta la pittura. Era stata amica di artisti come Fabrizio Clerici Aveva fatto mostre di successo Dipingeva mondi immobili e silenziosi, grandi rapaci, «presenze inquietanti» come disse Mario Praz. Aveva un gusto sicuro. Smise quando le parve di non avere più niente da dire. Rim piangeva i quadri che aveva venduto, ma nessuna delle sue tele è mai stata esibita nel soggiorno della sua casa romana Anche nel giornalismo la sua ap parizione fu anomala. Gualtieri di San Lazzaro, nel dopoguerra direttore del quotidiano L'Espresso, un grande snob pieno di talento, volle affidarle una rubrica di pugilato. La boxe ruotava intorno alla Garbatella, il Colle Oppio, ed era una passione dei borgatari. Lei non ne capiva niente. Aristocratica, altissima, sempre impeccabile, incominciò fare cronache svagate e deliziose, ad andare in locali e quartieri in cui - altrimenti - non avrebbe mai messo piede. Le piacque moltissimo. Teneva a battesimo i figli dei pugili. Aveva tutti ai suoi piedi: «Il mondo della boxe è terribile. Ma con me tutti erano di una gentilezza straordinaria». Nel '50 incominciò a prendere appunti sui personaggi che conosceva: l'inizio dei suoi famosi «Taccuini». Nel '53 Arnoldo Mondadori le propose una rubrica settimanale di buone maniere per le lettrici di Grazia. Nacque Donna Letizia. Le lettrici scrivevano a centinaia. Lei consolava, insegnava, dava bacchettate sulle dita. Era divertente, seria, l'avamposto di un altro pianeta. Metteva in vetrina casi umani e conflitti di bon ton, come reagire alla scoperta delle corna e come disporre le posate a tavola, il problema della verginità perduta e la condanna degli stuzzicadenti, come scrivere un biglietto di condoglianze o presentare un ministro a un monsignore. Le lettrici non erano mai stanche di consigli, sempre smaniose di signorilità. Il suo libro Saper vivere, pubblicato nel '60, veniva continuamente ristampato (l'ultima edizione è del gennaio '95). Nel '78 trasferì la sua rubrica su Gente. Ma niente era più come prima. Neil'84 la sua posta coi lettori fu ridotta a poche colonne, mentre una pagina intera di consigli, sorrisi, mossette, veniva affidata a Raffaella Carrà, volto nuovo della tv e nuovo modello di gran dama. Colette Rosselli preferì uscire di scena. No, disse, non si sentiva umiliata. Liliana Madeo LAVERÀ SIGNORA 1. E' sempre affabile con i subalterni. 2. In casa non gira in pianelle, non si presenta a tavola in vestaglia: i bigodini non oltrepassano la camera da letto. 3. Non fa pesare le sue emicranie sugli altri. 4. Quando riceve, non cerca di brillare a scapito del marito: se lui e timido, lo aiuta a fare bella figura. 5. Non fuma per strada né mentre balla né quando è in un negozio: non parla con la sigaretta penzoloni fra le labbra; usa un bocchino, purché non sia lungo come una tromba e non le ispiri atteggiamentifataleggianti. IL VERO SIGNORE Porta un abito nuovo come se fosse usato e un abito usato come se fosse nuovo. Non mette bretelle se non ha ilgilet. Sa che le cravatte vanno intonate ai calzini e che quelle a disegno stanno bene solo con le camicie unite. I calzini debbono essere lunghi; quelli corti sono orrendi e nulla mette più a disagio, in un salotto, che l'apparire di un polpaccio villoso quando un invitato accavalla le gambe. Non porta gioielli; portasigarette e accendisigari né massicci né troppo vistosi. so e la bacchetta a n l o a , a o e o a a i. a o, o a l o a a si n m n n te sa non ta in i ha el he ta le f pquando è in un ngaretta penzolonichino, purché nonba e non le ispiri aIL VERPorta un abito nun abito usato coNon mette bretellSa che le cravattee che quelle a disle camicie unite. I calzini debbonosono orrendi e nun salotto, che l'aloso quando un iNon porta gioielsigari né massicc

Luoghi citati: Ampezzo, Roma, Svizzera