Treni, acciaio e tribunali, il ritorno di mister Soros

Treni, acciaio e tribunali, il ritorno di mister Soros NOMI E 6U AFFARI Treni, acciaio e tribunali, il ritorno di mister Soros Il giorno dopo la sconfitta, Gianmarco Moratti ridimensiona le sue brame di potere. Resta il fatto che alla presidenza di Confindustria sale Giorgio Fossa. Se poi a! personale inciampo dell'ex presidente dell'Unione Petrolifera si aggiunge quello della moglie Letizia Brichetto sulle dirette del calcio, il moltiplicatore negativo rischia di trasformarsi in un boomerang familiare. Due porte in faccia a distanza di pochi giorni sono un sicuro danno per l'immagine «vincente» della versione mediterranea di Margaret Thatcher. Cosicché è tutto contento quel partito dei milanesi che non vedeva di buon occhio la possibile candidatura della presidentessa Rai a Primo Cittadino. Pronti, Gianmarco nel caso, a Moratti mantenere piuttosto in vita il tanto contestato Marco Formentini. Si agitano i commercianti e (ingenuamente?) prestano il cuore e la voce alle Giulio Tremonti campagne elettorali: per Gianfranco Fini a Torino, per Forza Italia ovvero per l'ex ministro delle Finanze Giulio Tremonti a Milano. Ma l'astuto presidente dei commercianti medesimi, il messinese Sergio Bilie, non si lascia scavalcare. Offre la mano, ossia il voto, a chi fermerà la Grande Distribuzione. Poi fa un balzo nello stile anglosassone e promette il «tax day». Infischiandose degli «altolà!» Lamberto Dini procede alle nomine, dando il via al rinnovo del consiglio di Borsa incaricato di traghettare Piazza Affari dal pub¬ blico al privato. Un consiglio «delicato», che sotto la presidenza di Francesco Cesarini dovrà ridisegnare le funzioni della Borsa privata, e quindi di sé medesimo. Con temuti ribaltoni sulla struttura, che difatti vive col cuore in gola. Mancano dal manipolo dei nuovi consiglieri gli ex presidenti Attilio Ventura e Ettore Fumagalli. E questo preoccupa molti. Non perché i due siano fascinosi e irresistibili, ma perché erano i più addentro alle complicate questioni tecniche della trasformazione. Che così rischia di andare ai tempi supplementari. Intanto sul mercato ita- ' " ~ ■<„ liano arriva, ufficialmente, Georges Soros. Sia come indagato per presunte speculazioni contro la lira nel lontano '92, sia come azionista della Sergio Bilie Dalmine, appena entrata nell'orbita dei Rocca. La destra è in allarme, suggerisce che l'ungherese abbia già allungato le mani sull'Eni di Fran- Ettore CO Bernabò, Fumagalli lo bolla come protetto di Romano Prodi. Altri annunciano una sua prossima intesa con Lorenzo Necci sulla rete Tel delle Ferrovie. Ma la domanda è un'altra: come mai l'uomo che ha fatto tremare le valute di mezzo mondo si interessa ora all'Italia? La considera terra fertile per buoni business, o semplicemente, come molti stranieri prima di lui, la guarda con l'occhio meno ardito della terza età? Scade tra poche ore, mercoledì 13, la fatidica data per il «roaming» Omnitel. Chi vuol scommettere, e su cosa? I bookmakers danno vincente un altro «no» della Tim di Vito Gamberale al gruppo guidato da Francesco Caio. La temperatura dello scontro è vicina alla colata dell'acciaio. Nove perizie sulla copertura del «40%» si accavallano a richieste stratosferiche di danni. Qualche maligno insinua che, se parte il «roaming», sarà paralisi di linee e di telefonini su molte parti del territorio nazionale. Scoppia come una bomba nel mondo della chimica mondiale la maxifusione tra i colossi della farmaceutica svizzera, che fino a ieri si odiavano con tutto il cuore. Alex Krauer, che guida la Ciba, e Daniel Va- della rie¬ scila Sandoz scono a tener segreto il progetto fin quasi all'ultimo. Solo il Financial Times lo anticipa di un giorno. A Londra, dove presenta George Soros un «solido» bilancio 1995, il presidente di Zeneca David Barnes commenta freddamente: «Nella farmaceutica non è la dimensione che conta, ma avere il prodotto». Come dire che Ciba e Sandoz erano ormai giganti deboli, la cui ricerca da troppo tempo non riusciva a stare al passo con le novità. Ma intanto il titolo Zeneca si infiamma, mentre la City scommette su un «take-over» amichevole, magari con i cugini tedeschi della Roche. E in Germania tutti aspettano di vedere cosa dirà venerdì prossimo il presidente di Hoechst, Jurgen Dormami, nel presentare a Francoforte i risultati 1995. Intanto a Parigi ci si interroga sui destini della Valeo di Carlo De Benedetti. E si azzarda un nuovo scenario. Che l'Ingegnere ceda Valeo vendendo la controllante Cerus, un'operazione che consentirebbe risparmi fiscali e riporterebbe in Cir circa mille miliardi di liquidità, abbattendo i debiti. Poi lo stesso Ingegnere salperebbe forse anche lui verso un buen retiro, affidando al figlio Marco il business Omnitel, a Rodolfo la Cir con Espresso, Repubblica e, ohimè, il fardello di Olivetti. A Roma la grandissima malata Alitalia fa punto e a capo per la centesima volta. Il nuovo timoniere, Domenico Cempella, ha certamente ottime capacità. Ma ad occhi esterni resta il sospetto che il nuovo vertice serva solo a rinviare di altri sei, otto mesi, la diagnosi finale. L'inevitabile redde rationem. Carlo De Benedetti Lorenzo Necci Giulio Tremonti Sergio Bilie George Soros Lorenzo Necci Valeria Domenico Sacchi Cempella Carlo De Benedetti

Luoghi citati: Francoforte, Germania, Italia, Londra, Milano, Nomi, Parigi, Roma, Torino, Zeneca David Barnes