« Straniero nel Paese dei furbi» di Alain Elkann

« Il conduttore tv: in Italia si considera lo Stato un nemico « Straniero nel Paese dei furbi «Combatto in difesa della buonafede» ANTONIO LUBRANO c OME sceglie le sue storie nelle trasmissioni, Lùbrano? «Sulla base di segnalazioni di lettere e telefonate registrate. Lascio un messaggio sulla segreteria telefonica più o meno di questo genere: "Avete un minuto di tempo per sputare il rospo; lasciatemi nome, cognome e telefono. Se troveremo interessante la vostra storia vi richiameremo"». Quante telefonate riceve? «Ne vengono trascritte 300 o 400; da un altro lato ci sono anche le lettere, che hanno mantenuto in sei anni di trasmissione un'assiduità piacevolmente sorprendente: 30 o 40 lettere al giorno, circa 800 al mese». Qual è il segreto del suo successo? «Credo che ci siano diverse ragioni». Una è Lubrano? «Questo lo dice lei! Credo che la gente abbia simpatia per me e mi stimi, ma penso che una delle chiavi del successo sia il linguaggio usato in trasmissione». Quale linguaggio? «Quello dei simboli, degli oggetti. Ho sempre, in trasmissione, gli oggetti che sintetizzano il tema della serata». Vi sono altre ragioni? «Be', anche che si mette a confronto un bene di consumo con un utente, o il cittadino. Qui in trasmissione è passata tanta gente che ha potuto guardare in faccia la propria controparte. Il servizio pubblico deve sempre essere dalla parte del cittadino. Io sto sempre dalla parte del cittadino». Come le è venuto questo desiderio di chiarezza, di stare dalla parte del cittadino? «Io ho 64 anni e ho cominciato la carriera a 18 anni, venendo da Napoli a Roma. Feci il "praticante" al Corriere della Nazione e mi occupai subito di un argomento che riguardava i mercati generali e i prezzi. Trovai subito molto interessante questa cosa». Cosa le insegna la trasmissione sull'Italia? «Come hanno detto tante volte Prezzolini e Montanelli, siamo un Paese di furbi che vogliono essere sempre più furbi degli altri. Spesso però questo si ritorce contro. Ci sono poi anche persone tranquille, che però sono insidiate dai furbi». Ma i furbi sono anche fessi? «Non so se proprio fessi. Però bisogna salvaguardare il diritto alla buonafede. Bisogna difendere la buonafede. Non si può uscire con il fucile o la pistola puntati. Bisogna riuscire a preservare il diritto alla buonafede: è essenziale per vivere nella normalità. Io vorrei, e credo anche la maggior parte degli italiani, un Paese normale». Come D'Alema? «Devo dire che io lo dico da molti anni e poi mi fa piacere che lo abbia scoperto anche D'Alema, che lo dica anche lui. In questo Paese, purtroppo, si dice che prevalga l'illegalità e che sia un Paese dove il provvisorio diventa definitivo». Ma perché è così? «Perché siamo profondamente individualisti, crediamo che lo Stato sia nostro nemico. Tra noi e lo Stato c'è sempre stato un reciproco sospetto, basta vedere come ci tratta lo Stato fiscalmente. Questo, naturalmente, inquina il rapporto civile». Il fisco è molto discusso... «Il fisco è una delle cose che la gente sente di più. Il 75 per cento degli italiani non solo paga le tasse, ma presenta la sua dichiarazione dei redditi con perfetta correttezza. Certo c'è un 25 per cento che non paga e cerca di fregare il fisco, ma il fisco ci esaspera». Fini vincerà le elezioni su questo argomento del fisco? «Spero di no. Vorrei sapere cosa farà lui. Come farà ad abolire o a ridurre la pressione fiscale. Sarà un problema di tutti. Siamo giuntia un punto esagerato». Ma a che punto sono gli italiani adesso, oggi? «C'è un grande disorientamento. Sono tutti impauriti e non si sa bene come uscirne. Il quadro politico non è chiaro e si va a tentoni. Gli italiani hanno paura del futuro». Alain Elkann «Ogni settimana ho 400 segnalazioni fatte da persone che ritengono d'essere state truffate» Antonio Lubrano, conduttore di «Mi manda Lubrano»

Persone citate: Antonio Lubrano, D'alema, Lubrano, Montanelli, Prezzolini

Luoghi citati: Italia, Napoli, Ome, Roma