Karadzic e Mladic beffe alla Nato

In fiamme i quartieri di Sarajevo che i serbi devono restituire ai bosniaci In fiamme i quartieri di Sarajevo che i serbi devono restituire ai bosniaci Karqdzk e Mladic, beffe alla Nato «Non ci prenderanno mai» ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO «La Nato pagherà caro ogni tentativo di arrestarci come criminali di guerra». La doppia minaccia viene dal leader serbo-bosniaco Karadzic e dal comandante in capo delle sue milizie, generale Mladic. In due interviste separate alla rete televisiva greca Mega, sìa Karadzic che Mladic hanno ammonito i soldati dell'Ifor a non toccarli. «Ma non penso che verranno a cercarmi perché sanno perfettamente che la mia sicurezza è ben garantita», ha dichiarato il presidente serbo-bosniaco che insieme al suo generale occupa il primo posto sulla lista dei criminali di guerra stilata dal tribunale internazionale dell'Aia. «Credo che i soldati della Nato non siano capaci di arrestarmi senza gravissime perdite da entrambe le parti. Non dovrebbero neppure pensare a una cosa del genere perché avrebbero bisogno di molti più uomini di quelli che hanno adesso. Ecco perché non possono arrestarmi», ha detto Karadzic. Dalla roccaforte serba di Pale, dove è stato intervistato, Karadzic ha fatto sapere di non essere soddisfatto della sua fotografia da ricercato che è stata distribuita ai soldati della Nato. «E' piuttosto bruttina. Posso fornirne di migliori». Il generale Mladic ha evitato battute di spirito, ma è stato ancor più chiaro: «Per quanto riguarda i loro tentativo di arrestarmi dovrebbero finalmente capire che la mia vita conta molto e che il mio popolo mi appoggia. Certo, i soldati della Nato mi cercano. Hanno costituito squadre speciali che mi seguono ovunque per raggiungere il loro obiettivo. Ma a quanto pare non hanno imparato niente dalla Somalia. La resistenza del popolo è l'amia migliore». L'intervista con il generale Mladic si è svolta in un posto sconosciuto, ma il capo militare serbo-bosniaco, come d'altronde lo stesso Karadzic, continuano a circolare liberamente nei territori della Bosnia controllati dai serbi malgrado l'ingente presenza delle truppe della Nato. Li questo momento i soldati dell'Ifor e le forze internazionali di polizia hanno altri problemi da affrontare. A Ilidza e a Grbavica, gli ultimi due sobborghi di Sarajevo che devono essere restituiti all'amministrazione dei musulmani e dei croati, regnano la violenza e il caos. Le rapine, gli incendi dolosi e perfino gli assassinii si moltiplicano. «I poliziotti locali serbi si rifiutano di uscire dalla loro caserma per fare il loro dovere. Dicono che è troppo pericoloso. Nel quartiere di Grbavica è morta un'altra donna. La polizia serba afferma che si tratta di un suicidio, ma non siamo del tutto sicuri che sia vero», ha detto ieri il portavoce della polizia internazionale Ivanko. I serbi intanto continuano a dare fuoco a tutte le case che stanno abbandonando, nonostante un appello in senso contrario delle stesse autorità di Pale. Intanto gli strascichi della guerra hanno fatto altre due piccole vittime: due bambini, di 12 e 11 anni, sono morti ieri per l'esplosione di una granata anticarro e altri tre sono rimasti gravemente feriti a Cazin, nella Bosnia nordoccidentale. Di Bosnia si è parlato ieri a Palermo alla riunione dei ministri degli Esteri dell'Unione europea, dove sono emerse nuove tensioni tra europei e americani. Gli Stati Uniti hanno da tempo annunciato di voler ritirare le loro truppe entro l'inizio del prossimo anno, lasciando capire di voler lasciare gli europei a gestire il seguito dell'intervento Nato. Il ministro Susanna Agnelli ha però sottolineato che il ritiro «deve essere effettuato congiuntamente». Questo è però solo uno dei temi di frizione tra le due sponde dell'Atlantico. Un problema più serio è infatti quello del riarmo dei musulmani di Bosnia. Gli Usa hanno convocato una conferenza internazionale ad Ankara, il 15 di questo mese, su «equipaggiamento e addestramento». Gli europei temono che riarmando una delle parti si rischi di far saltare il processo di pace, riawitando la spirale della guerra. Gli europei non hanno tolto l'embargo sulla vendita di armi ai Paesi deU ex Jugoslavia, e secondo un diplomatico «sarebbe meglio che gli Usa mettessero i loro soldi nella ricostruzione, piuttosto che in armi». Ingrid Badurina li «super-ricercato» generale Mladic ripreso sulle piste di sci