L'Europa: caccia mondiale ai terroristi di Foto Reuter

7 Ma i ministri non decretano l'embargo a Libia e Iran chiesto dagli Usa VEuropa; caccia mondiale ai terroristi Palermo, i 15 unanimi in vista del vertice in Egitto PALERMO DAL NOSTRO INVIATO Al vertice antiterrorismo di Sharm-el-Sheikh Lamberto Dini lancerà a nome dell'Unione europea una proposta forte: concordare a livello internazionale una serie di misure per catturare e consegnare alla giustizia gli autori degli attentati. La caccia mondiale al terrorista è forse la novità più significativa emersa ieri a Palermo, dove i ministri degli Esteri dei Quindici si sono riuniti per due giorni per affrontare l'emergenza mediorientale, e preparare la Conferenza intergovernativa che si aprirà a Torino a fine mese. Nella dichiarazione finale, infatti, l'Europa chiede «un accordo internazionale su misure per consegnare alla giustizia gli autori di atti terroristici». E propone «misure per impedire alle organizzazioni terroristiche di proseguire le loro attività di reclutamento, rifornimento di armi e finanziamento». La proposta serve anche a controbilanciare il rifiuto degli europei a troncare il «dialogo critico» con l'Iran e la Libia, i Paesi che gli Stati Uniti invitano ad isolare. «Non abbiamo mai seguito la politica dell'isolamento, perché non porta a nulla», ha ribadito il ministro britannico Malcom Rifkind. Questo non significa però che l'Unione europea resti insensibile all'appoggio che Libia e Iran danno ai gruppi integralisti, in particolare a Hamas. Anzi. Pagato «un tributo al coraggio» del premier israeliano Shimon Peres, ed espressa solidarietà agli sforzi di pace, il documento riafferma infatti una «assoluta condanna del terrorismo in tutte le sue forme», ed invita il leader palestinese Yasser Arafat a «far tutto ciò che è in suo potere per arrestare i responsabili del terrorismo». Le gravi difficoltà economiche provocate ai Territori palestinesi dal blocco israeliano rischiano però di favorire Hamas. E' per questo che l'Europa chiede a Tel Aviv di far passare dai varchi di frontiera almeno gli aiuti umanitari ed i materiali da costruzione, in modo da alleviare le sofferenze della popolazione palestinese. L'importante, come ha detto il presidente della Commissione europea Jacques Santer, è che «il processo di pace, ancora fragile, diventi irreversibile». I Quindici chiedono a Israele e palestinesi di «cooperare strettamente per arrestare e punire» i terroristi. Ma Susanna Agnelli ha sottolineato che ((Arafat vuole combattere il terrorismo così come gli israeliani». E per aiutarlo l'Europa gli ha promesso «assistenza tecnica e addestramento per la polizia palestinese». Subito dopo il vertice di Sharmel-Sheikh, intanto, una troika composta dai viceministri di Spagna, Italia e Irlanda visiterà «i Paesi che si sospetta possano avere terroristi sul proprio territorio, per convincerli a consegnarli», ha detto la Agnelli. Nel mirino sono ancora una volta l'Iran e la Libia. «Siamo profondamente preoccupati per l'assenza di una precisa condanna iraniana degli attentati terroristici in Israele», si legge nel documento. E la Agnelli è arrivata a dire che, se Teheran non dovesse accogliere le richieste europee, i Quindici potrebbero interrompere quello che con un eufemismo viene definito «dialogo critico». Lo stesso discorso verrà fatto anche al libico Gheddafi, colpevole di aver rilasciato dichiarazioni «sconvolgenti» («Piangere i morti ebrei? Al diavolo!», aveva detto il colonnello). «Nei confronti della Siria c'è un atteggiamento diverso», ha detto la Agnelli. Gli europei, così come israeliani e americani, restano infatti desiderosi di coinvolgere pienamente nel proceso di pace il leder di Damasco, Hafez el-Assad. Questi ha inviato ieri una lettera a Clinton, Eltsin e Dini (presidente di turno dell'Ue), proponendo mia nuova conferenza internazionale di pace, simile a quella di Madrid del 1991. La proposta ha però suscitato ((perplessità»: «Il processo di pace è già ben avviato», ha spiegato la Agnelli, e nella dichiarazione finale i Quindici hanno invitato «la Siria e il Libano ad associarvisi pienamente». Resta tuttavia un'evidente differenza di posizioni tra europei ed americani, nell'atteggiamento da tenere nei confronti di Libia ed Iran. Da anni gli Usa hanno imposto l'embargo sui rapporti economici e diplomatici con i due Paesi, con cui invece gli europei continuano a fare affari (l'Italia ne è uno dei principali partner commerciali). E' soprattutto per questo che il britannico Rifkin ha espresso «dubbi sul fatto che la missione della troika possa dare qualche frutto». Quanto al nostro Paese, infine, resta l'imbarazzo per la fuga di Majed al-Molqi, che durante il sequestro della Achille Lauro, nell'85, uccise l'americano Leon Klinghoffer. Secondo la Agnelli il caso «crea per l'Italia un problema di credibilità sul piano della lotta al terrorismo». A Camere sciolte non si può modificare la legge sulle «licenze» ai terroristi, ma dopo le elezioni «la legge dovrebbe essere cambiata». Fabio Squillante A sinistra i quindici ministri degli Esteri dei Paesi dell'Unione europea a Palermo e qui accanto Susanna Agnelli con il presidente della Commissione dell'Ue Jacques Santer [FOTO REUTER]