«Boe? Veleni di un perdente»

15 ilfliiliÉiiHlÉ LA VERITÀ' DI FATEH Parla il padre di Farouk: «Sono stato freddo, ma la trattativa è un gioco duro e ho vinto io» «Boe? Veleni di un perdente» Kassam: gli auguro 20 anni di galera ELLO!». Niente timidezze, al telefono. Voce giovanile, chiara, precisa, il tono sbrigativo ma educato, di uno abituato a cavarsela. Cerco monsieur Fateh Kassam. «Non c'è». Ma tu chi sei, Farouk? «Sì». Ha undici anni, sette quando fu rapito. Come stai? «Bene». Che cosa fai, vai a scuola? «Il sabato e la domenica non ci vado. Faccio la quinta, parlo francese e va tutto bene. E ora è arrivato mio padre: glielo passo». Monsieur Fateh, nel suo memoriale Matteo Boe racconta che lei si sarebbe fatto passare per un «giardiniere» per non essere catturato: è vero? «No. L'ho raccontato nel mio libro "Mio figlio Farouk"». Ecco, che cosa ha scritto: «Quello che sembra il capo mi chiede: "Chi sei?". Capisco che non sanno bene con chi hanno a che fare. Tento il bluff: "Sono un amico di famiglia. I padroni di casa rientrano tra poco, ci saranno anche altri amici a cena"». D'accordo. Ma lei si è nascosto, o no, dietro questo espediente? Ha indicato suo figlio come l'ostaggio da prendere? «Guardi, ho anche indicato di prendere l'altro, che mi rompeva le scatole... Capisco che ora una cosa del genere possa anche far ridere, ma, insomma, è andata proprio in un'altra maniera». Ha anche scritto: «L'urlo mi esce strozzato, una guancia schiacciata sul pavimento, gli occhi sbarrati verso la porta dalla quale stanno scomparendo quei tre che si trascinano via Farouk: "No, non portate via il bambino". L'ultimo si gira e ancora una volta mi dice: "Sta' zitto o ti ammazzo"». Va bene. Il memoriale, tuttavia, contiene anche una seconda, indecente storia: la paternità di Farouk, che sarebbe dubbia. Lo sa questo? «Sì, l'ho saputo. Ma Farouk mi assomiglia così tanto che è strano..» Ma lei non ha un gemello, un cugino, che so?... «No, no. Ma quello che proprio mi fa ridere è che per tre anni Boe e la sua signora hanno sempre detto che non c'entravano con il rapimento. Tutto d'un colpo, visto che gli amici hanno preso trent'anni, ci ripensano e Boe dice che l'ha tenuto lui, perché questo dice: che è stato il cu- stode di Farouk. Tutto il resto lo nega, quello non lo nega. Allora...». Che cosa? «Se è stato il custode, ci dica quando faceva fare il figlio alla sua donna, chi custodiva Farouk. 0 non è lui il padre del bimbo, dell'ultimo, concepito durante il sequestro? Ma penso che andare su quelle polemiche sia un po' stupido». Vero. Ma perché in questa vicenda ci sono tanti veleni? «Penso che dipenda dal fatto che "lui" non è arrivato ai suoi scopi». Sarebbe? «Che non ce l'ha fatta a maneggiarmi come poteva fare con altri familiari. Perché, è vero: io sono stato abbastanza duro e freddo in queste trattative. Non era facile, non è facile esserlo. Ma era giusto por portare le cose a buon fine. Il fatto è che, oggi, lui è il perdente. Ha perso e si ribella. Ma io penso che farci la stessa cosa perché intanto dovremo augurargli: "Buon anno", per vent'anni in galera. E sono pesanti». In tutta questa vicenda, che cosa l'ha ferita di più? «Lei ha già visto una cicatrice, una qualsiasi? Ecco, quello che c'è sotto non si vede, è difficile spiegare». Farouk come sta? «Bene Mi fa anche da segretario al telefono: un ottimo segretario». Ma lui ci pensa, al sequestro? «Oh, sì! Spessissimo. Chiede perché. Sta crescendo. Adesso va dallo psicologo: ecco, come dicevo, è la parte che non si vede». Dunque, è sotto cura? «No, non sotto cura. Va dallo psicologo e basta. Io sono molto possessivo e non sapere che cosa succede là dentro, tra loro due, mi fa molto arrabbiare. Ma fa parte del gioco». Ma lei che cosa pensa, di tutta questa vicenda? «Che la giustizia, piano piano, va avanti. E questa è una buona cosa. Peccato che è sempre molto lenta. Preferirei che, qiiando si parla di queste vicende, lo si facesse anche dello persone che sono tutt'ora vivo, in mano ai sequestratori; e che ci sono ancora di questi personaggi, fuori, liberi. Il vero, profondo problema, in vicende di questo genere, sono le scolto politiche che devono essere fatte». Ha fiducia, nella giustizia? «Il nostro sistema, in Italia, lo sappiamo bene, non è perfetto perché permette che certi personaggi, questi personaggi, possano stare fuori». Esistono Paesi con un sistema perfetto? «Niente è perfetto, ma ci sono posti dove funziona molto meglio: per esempio in Inghilterra o in Francia In Italia c'è un sistema protettivo perché troppo democratico: avendo avuto la paura del fascismo, si è messo tutto dall'altra parto. Oggi, in ogni modo, si sta corcando di ricentrare un po' il sistema. Quello che viviamo in politica, in qualsiasi cosa, è lo stesso che si vive noi problemi della giustizia: ma credo che ci sia una prosa di coscienza importante o piano piano cambierà». Rimpiange qualcosa della Sardegna? «Di non esserci più». Perché? «Era casa nostra». Di questa storiacela, Marion Bloriot, la madre di Farouk, non vorrebbe più sentir parlare, ma sa che è impossibile. Così mormora: «Voglio soltanto che quelli che hanno avuto un ruolo vengano puniti». Signora, l'ultimo, Boe il bandito, ha ottenuto il rito abbreviato: avrà lo sconto di un terzo... «Sì, lo so: è la logge». E ha pure raccontato che suo marito si è sottratto alla cattura, indicando suo fighe.. «Può diro quello che vuole: ha la libertà di farlo». E ha aggiunto che il padre del bimbo... «Questo mi offende. Moltissimo». Vincenzo Tessandori «Non mi sono mai spacciato per un giardiniere» «Il bambino? Parla spesso del sequestro» «Rimpiango la Sardegna: è la nostra terra» Farouk Kassam oggi ha I I anni, quando fu rapito ne aveva sette Nella foto a destra è assieme ai genitori dopo la liberazione

Persone citate: Farouk Kassam, Fateh Kassam, Kassam, Marion Bloriot, Matteo Boe, Vincenzo Tessandori

Luoghi citati: Ello, Francia, Inghilterra, Italia, Sardegna