Un supermarket ad Auschwitz di Emanuele Novazio
Davanti all'ingresso del Lager, si ribellano le associa2ioni ebraiche Davanti all'ingresso del Lager, si ribellano le associa2ioni ebraiche Un supermarket ad Auschwitz Con ristorante, negozi e discount I responsabili polacchi lo difendono BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Lo difende il sovrintendente polacco ai monumenti, lo difende il sindaco di Oswiechim, 10 difende il direttore del Museo che ricorda le vittime dell'Olocausto. A gridare allo scandalo - a parlare di «offesa alla memoria dei nostri morti» - sono soltanto le associazioni ebraiche. Ma con scarso successo, perché non c'è dubbio, ormai: davanti all'ingresso principale del campo di concentramento che più di ogni altro, forse, simboleggia gli orrori del nazismo e il genocidio degli ebrei - Auschwitz-Birkenau - aprirà un supermercato della catena Maja, duemila metri quadrati di superficie la prima tranche. Data prevista giugno, almeno per una parte dei locali e in attesa che entri in funzione il resto: galleria di negozi, ristorante, discount di abbigliamento. Nel complesso un'area di 25 mila metri quadri, all'interno della «zona di protezione» che circonda l'ex lager. Bisognava impedirlo, bisognava evitare di trasformare in centro commerciale l'area di accesso a un campo che - nella sua stessa struttura, nella disposizione delle baracche e dei reticolati - trasmette i segni dell'orrore e un'emozione soprattutto, il peso devastante della memoria? Bisognava vietare quello che tutto il mondo chiamerà da giugno «Il Supermarket Auschwitz», come titc • lava l'altro giorno il quotidiano di Katowice «Trybuna Slaska»? 11 direttore del Museo del campo, Jerzy Wroblewski, è convinto del contrario. In un'intervista alla «Frankfurter Rundschau» giustifica il progetto addirittura con argomentazioni storiche: «Lunghe ricerche negli archivi di Oswiecim (la cittadina che i te deschi chiamarono Auschwitz) hanno dimostrato che fin dal dodicesimo secolo quell'area aveva una destinazione com merciale». Senza contare che l'ex lager non sarà scalfito, argomenta ancora Wroblewski, e che attorno al parcheggio dei visitatori già adesso ci sono - qua e là - capannoni e chioschi. La costruzione del supermercato, secondo il direttore del Museo di Auschwitz, sarà anzi l'occasione per sistemare definitivamente una zona in abbandono. Per renderla più presentabile e meno cupa, come precisa il sovrintendente ai monumenti Karol Gruszczyk. Il ristorante, poi, sarà senz'altro d'aiuto agli ospiti e al Museo: «Potremo finalmente eliminare il bar e destinare il locale a delle esposizioni». Di tutt'altro parere il presidente del Comitato di coordinamento delle organizzazioni ebraiche in Polonia, Szymon Szurmiej : «E' inconcepibile che proprio davanti alla più grande fabbrica di morte di ogni tempo venga aperto un supermarket», denuncia in un'intervista allo Spiegel. «Perché non si pensa a un casinò, con tanto di roulette, nelle baracche dei condannati a morte?». E poi «che senso ha avuto definire la "zona di protezione" intorno al lager per fare di tutta l'area un monumento, un luogo di commemorazione e di ricordo? Costruirci un mercato significa dimostrare un'insensibilità che fa paura». Ma il supermarket rischia di fare esplodere un altro scandalo, nota ancora «Trybuna Slaska»: nella società polacca ha una partecipazione anche un'impresa tedesca («un particolare di pessimo gusto», secondo Szymon Szurmiej). E la sede di questa società è all'interno del campo principale, dove fino alla vigilia del cinquantenario della liberazione di Auschwitz - l'anno scorso - c'era il convento delle carmelitane: una presenza contestata che sollevò polemiche roventi in tutto il mondo. Soltanto un caso, anche se pare soprattutto un simbolo. Emanuele Novazio Per iniziativa di una società di Varsavia, ma c'è anche una partecipazione tedesca A sinistra, l'ingresso del campo di sterminio di Auschwitz. In alto, un cartello all'esterno del lager
Persone citate: Jerzy Wroblewski, Karol Gruszczyk, Maja, Szymon Szurmiej, Wroblewski
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