«Riaperta una tremenda ferita»

parlato a Dini REGINALD BARTHOLOMEW «Riaperta una tremenda ferita» L'ambasciatore: ne ho parlato a Dini SIAMO rimasti molto colpiti, e devo dire anche molto stupiti». L'ambasciatore americano Reginald Bartholomew, al telefono, usa parole pacate, ma la sua rabbia per la fuga dell'assassino di Leon Klinghoffer lo ha portato a una protesta con il governo italiano, comunicata personalmente a Lamberto Dini. «E' una vicenda che ci ha turbati profondamente - continua - e abbiamo subito preso contatto con i ministri responsabili. Posso dire che io, in prima persona, sono intervenuto presso il ministro degli Esteri, e ho parlato con il presidente del Consiglio». Il terrorista palestinese Majed Al Molqi, condannato a trent'anni di carcere, non si è ripresentato a Rebibbia dopo una licenza premio. Prima di lui, e nello stesso modo, avevano preso il largo altri due membri del commando che la notte dell'8 ottobre 1985 salì a bordo della Lauro, sparando un colpo di pistola a Leon Klinghoffer, un ebreo americano anziano e immobilizzato su una sedia a rotelle. Ambasciatore Bartholomew, è stato difficile far capire agli americani una storia del genere? «Credo che capire come un condannato per omicidio possa uscire dal carcere in licenza premio sia difficile anche per molti italiani: figuriamoci per gli americani». Negli Stati Uniti, però, la reazione è stata durissima... «Vede, non è necessario che io sottolinei l'importanza del caso Klinghoffer; nessuno può capirlo meglio di voi italiani, che il terrorismo lo avete patito per anni sulla vostra pelle. Ma bisogna essere coscienti che negli Stati Uniti c'è un'altissima sensibilità sull'intera questione terroristica. E in particolare su questa vicenda, che è stata terribile...». Più di altre, ambasciatore? «Sì, terribile: non si può definirla altrimenti: un cittadino americano, anziano, inoffensivo, costretto su una sedia a rotelle. Un uomo che non poteva neppure difender- si, colpito e ucciso perché americano e perché ebreo. Ancora adesso, undici anni dopo, la gravità anche simbolica di quanto è accaduto è chiarissima a tutti. Sono cose che fanno inorridire: l'assassinio di Klinghoffer, allora come oggi, è un atto che rappresenta e riassume il peggio della storia del terrorismo. L'opinione pubblica americana è stata scossa violentemente. E devo dire con tutte le ragioni». Questo spiega la sua azione di protesta con Dini? «Quanto è avvenuto ha riaperto la ferita. Ma devo dire che i responsabili del governo italiano hanno capito tutta la gravità di quanto è avvenuto, e stanno col¬ laborando a tutti i livelli. Da parte nostra speriamo che quest'uomo sia catturato quanto prima. Ma speriamo anche che in Italia vengano adottate misure che in futuro possano impedire episodi del genere». Ha fatto delle richieste precise, al proposito? E lo hanno dato qualche assicurazione? «Le posso dire questo: ho accolto con molto piacere le decisioni già prese dal ministro della Giustizia, che ha ordinato un'indagine sulle circostanze della fuga. E ho accolto con le stesso favore quanto il ministro ha detto pubblicamente sulla necessità di rivedere tutti i provvedimenti e le misure che si applicano in casi come questo». Ambasciatore, avrà letto le dichiarazioni delle figlie di Leon Klinghoffer: «Tre fughe non possono essere un caso...». «I politici italiani predicano bene ma razzolano male...». Lei che cosa ne dice? «Io non voglio lanciare accuse, o fare della dietrologia. Preferisco mettere l'accento sull'estrema gravità della vicenda. E poi devo dire che sul terrorismo noi e l'Italia stiamo vivendo un momento di collaborazione molto proficuo. Stiamo facendo un buon lavoro, insieme». Ma secondo lei, in questa storia, non ci sono responsabilità precise, colpe che dovrebbero essere hi qualche modo sottolineate? «Non voglio entrare nei dettagli, ma se ho ben capito da quanto mi hanno detto, questo caso non è stato determinato da un'azione del governo, né ci sono stati atti dell'amministrazione centrale che abbiano in qualche modo "permesso" la fuga. Non mi pare proprio che si tratti di questo». E di cosa si tratta, allora? «L'ordinamento italiano prevede una serie di provvedimenti e di misure. All'interno di questo quadro c'è stata la decisione specifica di un singolo magistrato. Il governo non ha responsabilità, ma questo non significa che le autorità italiane non debbano sentirsi coinvolte in quanto è successo, proprio per lo spirito eh collaborazione che esiste nella nostra comune lotta contro il terrorismo». Ambasciatore Bartholomew, che cosa vi siete detti lei e Dini? «Sia il ministro Agnelli, sia il presidente del Consiglio hanno accolto con molta comprensione le mie parole, e hanno capito la mia reazione. Ma adesso è fondamentale che venga fatto tutto il possibile per trovare quell'uomo. Ho spiegato a Dini che noi americani non chiediamo vendetta, ma giustizia, anche all'Italia. Soltanto giustizia: niente eh più, ma anche niente di meno». Guido Tiberga «Per noi americani è impossibile capire come un condannato per omicidio possa uscire in licenza dalla prigione» ebbe essere stato rapito» proroga dell'ultimo permesso, 8 a 12 giorni. Motivi tecnici sui li la dottoressa Longo (richiata d'urgenza dalle ferie in ntagna) ha in parte risposto e à modo di rispondere in seguiMa tra gli operatori carcerari inquietudine e agitazione. lano di «capro espiatorio» e testano per un'azione contro il gistrato avviata - dicono - «per proteste di uno Stato estero doperaltro è in vigore la pena di rte». La Caritas di Roma, l'Arci ltre associazioni di volontariaesprimono solidarietà al giudiLongo. Gli operatori del carcere sono preoccupati; temono che per un'evasione «che fa notizia» si arrivi ad un giro di vite indiscriminato. Ma sul fronte politico la polemica continua, e il deputato di Ai Francesco Storace definisce «giusta l'indignazione del Dipartimento di Stato Usa e delle figlie di Klinghoffer; questa vicenda ci copre di vergogna davanti a tutto il mondo», [gio. bia.] menda ferita» parlato a Dini .1 i L'ambasciatore americano in Italia Reginald Bartholomew In alto. Bill Clinton e, nella foto a sinistra, l'assassino di Leon Klinghoffer. il palestinese Ma|ed Ai Molqi L'ambasciatore americano in Italia Reginald Bartholomew In alto. Bill Clinton e, nella foto a sinistra, l'assassino di Leon Klinghoffer. il palestinese Ma|ed Ai Molqi

Luoghi citati: Italia, Molqi, Roma, Stati Uniti, Usa