Sempre più giallo sul killer della Lauro di Gio. Bia.
«Riaperta una tremenda ferita» Inchiesta sul magistrato che autorizzò il permesso-premio. Clinton vuol chiedere spiegazioni Sempre più giallo sul killer della Lauro «Majed Molqi potrebbe essere stato rapito» ROMA. E se Majed Al Molqi non fosse fuggito volontariamente? Se fosse stato rapito, oppure costretto da qualcuno a non rientrare in carcere? Il terrorista dell'Achille Lauro è scomparso da oltre una settimana; gli Usa protestano con l'Italia, propongono una taglia per riprendere l'assassino del cittadino statunitense Leon Klinghoffer e probabilmente Clinton chiederà conto a Dini di quanto è accaduto al prossimo vertice intemazionale; il giudice di sorveglianza che l'aveva fatto uscire di prigione è finito sotto inchiesta. Ma gli investigatori che stanno cercando Al Molqi non escludono ipotesi alternative all'evasione, e così gli operatori carcerari e gli amici del palestinese scomparso. Ipotesi che comunque non placano le polemiche, né cambiano le cose per la macchina della giustizia. Ufficialmente Al Molqi è un evaso, e ufficialmente il ministro della Giustizia ha avviato l'azione disciplinare contro Laura Longo, il magistrato di sorveglianza che gli ha concesso il permesso-premio dello scandalo. L'accusa nei suoi confronti sarebbe di non aver rispettato l'articolo 4-bis dell'ordinamento penitenziario. Per i terroristi detenuti, la nor¬ ma prevede che il magistrato accerti preventivamente che non ci siano più collegamenti con le organizzazioni eversive, attraverso il comitato provinciale per l'ordine pubblico. Dagli atti consultati dal capo dell'Ispettorato della Giustizia, Luigi Scotti, risulterebbe che in occasione del primo permesso concesso ad Al Molqi la polizia aveva dato parere negativo alla scarcerazione del terrorista, ma il giudice lo fece uscire ugualmente. E per i permessi successivi, nelle carte non ci sarebbe traccia dei pronunciamenti del comitato provinciale. Inoltre, non ci sarebbero valide motivazioni per la proroga dell'ultimo permesso, da 8 a 12 giorni. Motivi tecnici sui quali la dottoressa Longo (richiamata d'urgenza dalle ferie in montagna) ha in parte risposto e avrà modo di rispondere in seguito. Ma tra gli operatori carcerari c'è inquietudine e agitazione. Parlano di «capro espiatorio» e protestano per un'azione contro il magistrato avviata - dicono - «per le proteste di uno Stato estero dove peraltro è in vigore la pena di morte». La Caritas di Roma, l'Arci e altre associazioni di volontariato esprimono solidarietà al giudice Longo. Gli operatori del carcere sono preoccupati; temono che per un'evasione «che fa notizia» si arrivi ad un giro di vite indiscriminato. Ma sul fronte politico la polemica continua, e il deputato di Ai Francesco Storace definisce «giusta l'indignazione del Dipartimento di Stato Usa e delle figlie di Klinghoffer; questa vicenda ci copre di vergogna davanti a tutto il mondo», [gio. bia.]
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