La Francia «Più chiarezza per Torino»
La Francia La Francia «Più chiarezza per Torino» PALERMO DAL NOSTRO INVIATO La discussione sulla crisi mediorientale ha occupato gran parte del tempo che i ministri degli Esteri dell'Unione europea avrebbero dovuto dedicare, ieri a Palermo, alla preparazione della Conferenza intergovernativa per la riforma del Trattato di Maastricht. Silvio Fagiolo, rappresentante del ministro Agnelli, ha comunque parlato di «progressi», ed ha affermato che «la Conferenza potrebbe partire con una certa convergenza tendenziale». Il mandato negoziale tuttavia non è stato ancora concordato, ed è su questo particolare che ha insisito la Francia, riprendendo le punture di spillo contro l'Italia. Sorvolando sul fatto che è proprio la Francia a puntare i piedi, il ministro degli Esteri Hervé de Charette ha insistito sulla necessità di elaborare il mandalo prima del vertice di Torino, con cui i capi di Stato e di governo apriranno solennemente la Conferenza. «La Francia ha detto - intende passare alla fase attiva dell'elaborazione, ottenere cioè questo mandato, che vogliamo esaminare da vicino. Non tocca ai capi di governo fare il lavoro dei ministri - ha proseguito - e se non ci sarà un testo pronto, a Torino ci saranno dei problemi». La questione ancora aperta riguarda l'associazione del Parlamento europeo ai lavori della Conferenza. I britannici, ma soprattutto i francesi, vogliono tenere quanto possibile fuori gli europarlamentari dai negoziati, mentre gli altri sono più disponibili. Giovedì i primi ministri di Belgio, Olanda e Lussemburgo hanno inviato a Dini, nella sua qualità di presidente di turno, una posizione comune. Appoggiando il documento nettamente federalista presentato dalla Commissione europea, hanno chiesto di mantenere un «ruolo di motore» per la Commissione, di abolire il diritto di veto e, soprattutto, di inserire nel Trattato una clausola che consenta ai Paesi che lo desiderano di andare più lontano sulla strada dell'integrazione. Francia e Germania sono d'accordo, ma in un documento comune hanno chiesto il mantenimento del diritto di veto per quanto riguarda la politica estera dell'Unione. Chi blocca tutto sono sempre gli inglesi che però, secondo Fagiolo, «hanno capito che la posizione di rottura frontale non è la piìi produttiva». [f. s.l
Persone citate: Agnelli, Dini, Silvio Fagiolo
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