Il falso Dini: vado avanti è Lamberto che bara di Francesco Grignetti

Il falso Dini: vado avanti è Lamberto che bara LA BEFFA DEI RADICALI Il falso Dini: vado avanti è Lamberto che bara ROMA ON è uno scherzo, la lista «Dini Mariano, detto Lamberto», plateale azione di disturbo alla lista «Dini Lamberto», ma un'operazione ben costruita. Dietro la sorpresa dei simboli-fotocopia ci sono infatti ottimi professionisti della politica quali i radicali. Una pattuglia d'assalto venuta allo scoperto ieri: portavoce è Ottavio Lavaggi, 40 anni, ex deputato repubblicano, poi ammaliato da Palmella e quindi tesoriere dei Club Pannella e della Convenzione per la Riforma liberale; addetto stampa è Roberto Sambuco, già assistente parlamentare del deputato riformatore Peppino Calderisi; factotum è Luca Naccarato, studente universitario, già assistente di Marco Taradash. Naccarato è quello che materialmente ha depositato il simbolo al Viminale, bruciando sul tempo gli emissari del presidente del Consiglio. «Abbiamo fatto i turni per una notte e un giorno - racconta - e ce l'abbiamo fatta. Radicale io? Sono stato iscritto ai club Pannella fino a tutto il '95, nel '96 non ho ancora rinnovato la tessera». E l'omonimo più famoso d'Italia, Mariano Dini, che dice? E' venuto allo scoperto anche lui con un'intervista al «Tempo» dove annuncia: «A far confusione è un governo tecnico super partes che si trasforma in partito ad elezioni convocate». L'arrivo inaspettato di Mariano Dini è stato un vero colpo, per i dimani doc. Ieri è stata la giornata delle riunioni, al quartier generale di Lamberto. Convocati i disegnatori per preparare un secondo simbolo alternativo. Annunciati tutti i possibili ricorsi. E dice Fulvio Damiani, portavoce: «E' partita una campagna di demonizzazione contro Lamberto Dini che non poteva lasciare indenne il simbolo. E' una feroce caccia all'uomo. Ma noi non vogliamo, né possiamo scendere sullo stesso piano». Portavoce contro portavoce, risponde a distanza Ottavio Lavaggi: «Il signor Mariano Dini non è un'invenzione, una fan tasia, o una goliardata. E ora, dato che abbiamo avuto un notevole impatto mediatico, superiore persino a quanto ci aspettavamo, non vogliamo gestirlo male». Insomma, dalle parti di Mariano Dini sembrano sorpresi dalla loro stessa audacia. Ecco dunque che hanno deciso di dare seguito a quel la che forse inizialmente era solo una boutade. Confessa l'addetto stampa, Roberto Sambuco: «Ci stiamo organizzando in queste ore Metteremo in piedi una sede e cominciamo subito a raccogliere le firme per presentare la lista a Roma. Abbiamo anche eliminato il vecchio portavoce, Mario Baccini, che era un nome di fantasia, per assumere tutti piena visibilità». Ma perché è sceso in campo il signor Mariano Dini, toscano, 58 anni, di cui si sa solo che suona il pianoforte e che per trent'anni ha lavorato in aziende private? «Per rivendicare i diritti civili - dice ancora Lavaggi - o meglio, i diritti elettorali e costituzionali di ciascun cittadino. L'uso del nome appartiene a chiunque lo porti. Anche se uno è un citta'dino Dini nonnaie e l'altro è un cittadino Dini più noto». Sembra venire da ambienti radicali, dunque, l'idea di questa lista. Ma Taradash e Calderisi, approdati in Forza Italia, si tirano fuori. «Non ne so niente», dice Giuseppe Calderisi. «Da due anni non ho rapporti con Naccarato», gli fa eco Marco Taradash. «E io posso garantire di non averne mai parlato con Marco Pannella - dice ancora Lavaggi -. Se ci sono qui molti radicali, è perché sono persone brave sul piano pratico. E se Dini Lamberto avesse*avuto con sé gente cresciuta a questa scuola, non sarebbe andato al ministero alle undici del mattino. Quanto a me, che alle scorse elezioni votai Forza Italia, ho deciso di collaborare in questa fase, difficile dal punto di vista mediatico, perché il progetto sia percepito per quello che è. Non è che io mi candido». Per saperne di più, c'è comunque Mariano Dini che concede la prima intervista: «Non sono un falso Dini. Sono im cittadino normale che por¬ ta questo cognome. Ho passato da tempo l'età degli scherzi goliardici, lo scopo che mi sono prefìsso, anche se sembrerà strano, non è di ricercare il mio giorno di notorietà. Cominciamo domani a raccogliere le finne per la lista di Roma, fiduciosi nell'imparzialità del ministero dell'Interno che non potrà non riconoscerci il diritto dell'uso del contrassegno che ci deriva dalla precedenza nel deposito. La decisione l'avevo prasa da tempo, dopo un anno così difficile per la nostra democrazia come è stato il 1995». Ma Mariano Dini, alla fine, sta con il Polo o con l'Ulivo? «Per il momento sto dalla mia parte». Francesco Grignetti gRINNOVAMENTO ITALIANO

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