Fini & Berlusconi tifo da stadio a Napoli

I big del Polo all'apertura della campagna elettorale. Il Cavaliere: Dini è come se non esistesse I big del Polo all'apertura della campagna elettorale. Il Cavaliere: Dini è come se non esistesse Fini & Berlusconi, tifo da stadio a Napoli // leader di An: vi presento il premier NAPOLI. «Ma ora basta con le chiacchiere, mettete giù le bandiere e i cartelli e andate a lavorare». A lavorare? Sì, anzi a sgobbare. Di più, a «farvi missionari delle nostre idee di libertà». Sono le otto di sera di un caotico, trafficatissimo sabato napoletano, quando Silvio Berlusconi saluta il «popolo del Mezzogiorno» stipato nel Palapartenope per ascoltare tutto lo stato maggiore del Polo. Il capo di Forza Italia, Gianfranco Fini, Pierferdinando Casini e Rocco Buttiglione sono lì sul palco per aprire una campagna elettorale che si preannuncia più rovente che mai. Qui nel tendone issato nel cuore di Fuorigrotta, quartiere operaio prima che le fabbriche chiudessero, vengono messe per qualche ora da parte le complicate manovre di corridoio e le liti più o meno violente sulle candidature. No, è il momento dell'appello ai sentimenti, della chiamata alle armi. «Marciamo tutti insieme», dicono in coro i quattro del Polo. Anche Fini, naturalmente, che dopo un intervento interrotto da autentiche ovazioni indica Berlusconi che si è avvicinato al microfono ed esclama: «Passo la parola al nostro presidente del Consiglio». E lui, «il presidente», attacca subito con uno dei suoi temi preferiti. La parola d'ordine è «libertà alle imprese», e spiega che «là dove maggiore è la depressione economica, minore deve essere il peso fiscale». Il fisco scoraggia l'investimento, aggiunge, e ripete che questo non è un problema solo del Mezzogiorno ma di tutto il Paese: un Paese la cui amministrazione deve essere riorganizzata in tutti i settori. «Per cercare di porre riparo a questo disastro - aggiunge Berlusconi - abbiamo cercato un accordo con il centrosinistra. Volevamo assicurare la necessaria stabilità di governo ma non ci siamo riusciti, perché gli altri si sono tirati indietro. Ma non tutto il male viene per nuocere: in questo modo noi abbiamo ottenuto che si andasse a quel voto che per tanto tempo ci hanno negato». Già, «gli altri». I nomi di Dini e Prodi risuonano spesso nel Palapartenope che ogni volta rischia di crollare sotto le salve di fischi ed improperi. Succede anche quando Casini urla al microfono: «Qualcuno parla di colpi bassi sferrati in campagna elettorale, ma ora ve ne racconto io una: c'è un governo tecnico che è diventato politico, e Dini sta sfruttando il semestre europeo in chiave propagandistica. E sarebbe davvero un capolavoro di ipocrisia se, come si dice in giro, un Guardasigilli appena nominato si preparasse davvero a scendere in campo». Ma il Palapartenope freme so- prattutto quando la parola passa a Fini. Il presidente di An, con piglio da leader, saluta «gli italiani di Napoli» e sogna «un Mezzogiorno affrancato da tutte le mafie comprese quelle politico-clientelari». Ma tiene soprattutto a rassicurare Berlusconi: «Silvio - esclama - sono certo che le tue fatiche, le delusioni e le amarezze che hai subito saranno tutte compensate il 21 aprile. Nel Polo non è mai venuta meno la volontà di mantenere salda l'alleanza tra noi». Poi si rivolge a Sgarbi, che poco prima ha polemizzato chiedendo un impegno maggiore per l'intesa elettorale con Pannella. «Caro Vittorio - dice - siamo insieme non solo per un'alleanza politica che spero sarà sancita presto con te e Pannella, ma anche per lo stesso modo di sentire». E di Pannella parla anche Berlusconi: «Con lui la situazione è rimasta immutata: bisogna attendere che siano definite le posizioni di certi candidati per poi passare all'esame di quelli dei riformatori. Ad ogni modo la volontà di arrivare ad un'alleanza c'è eccome». E' invece più prudente sull'argomento Buttiglione: «Sgarbi è simpatico e funambolico, ma ciò non significa che tutte le sue idee siano condivisibili. Stasera, però, ha parlato di ciò che ci unisce e non di quel che ci divide. Secondo me l'accordo con la lista Pannella-Sgarbi può essere concluso sulla base delle comuni convinzioni in materia di riforme e in generale del governo del Paese». E' tardi, il Polo sbaracca. E mentre gli ultimi applausi vengono soffocati dal fragore del traffico nelle strade attorno al Palapartenope, qualcuno si chiede come mai, sul palco, non si è visto Mastella: «Che fine ha fatto Clemente? Possibile che abbia voluto perdersi l'apertura della campagna elettorale del Polo proprio nella sua Campania?». Assenza dovuta a dissapori interni sull'accordo con Pannella? Lui, saggio, fa sapere solo che si è trattenuto a Roma «per fare le liste». Fulvio Milone Sfilano sul palco i migliori attori del centrodestra da Barbareschi a Meluzzi, fino a Sgarbi che grida «Abbatangelo libero» Formigoni: «Io e voi ci siamo guardati in faccia e ci siamo riconosciuti. E adesso, ognuno al suo posto: chi per le strade, chi in piazza e chi in tv» BOTTA E RISPOSTA FRA LAMBERTO E SILVIO Dini a Lisbona: «Se il signor Berlusconi pensa che questa sia campagna elettorale, si deve ricredere. Il resto sono soltanto bassezze». Berlusconi a Napoli: «Le critiche di Prodi? Non mi interessano. Dini? Tamquam non esset... (E' come se non ci fosse)». ta con le ù le bane a lavo anzi a arvi misee di liera di un o sabato lvio Berpolo del quartiere fabbriche messe per e complioio e le lisulle canento delnti, della Marciamo in coro i e Fini, naun interutentiche sconi che rofono ed ola al nonsiglio». », attacca NAPOLI ri, il Presilio: Silvio aduti in un a. La folla: he sventoano ale oò, I NOMI PUF FISCHIATI ALLA CONVENTION DEL POLO A DINI IL MASSIMO, POI CHIAMBRETTL... I. Dini 2. Chiambretti 3. Scalfaro 4. Pivetti I NOMI PUF FISCHIATI ALLA CONVENTION DEL POLO A DINI IL MASSIMO, POI CHIAMBRETTL... I. Dini 2. Chiambretti 3. Scalfaro 4. Pivetti Gianfranco Fini A sinistra: Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Campania, Lisbona, Napoli, Roma