Davanti alla Corte con i pannolini di Vittorio Zucconi
Usa, due madri ricorrono al giudice per un «litigio» tra i figlioletti di tre anni Usa, due madri ricorrono al giudice per un «litigio» tra i figlioletti di tre anni Davanti alla Corte con i pannolini QWASHINGTON UANDO il giudice del Tribunale di Boston, Charles Spurlock, guardò i nomi dei contendenti in quella causa civile - la signorina Stacey Pevnev contro il signor Jonathan Inge - dovette sicuramente pensare a una storia d'amore finita male, a un ennesimo matrimonio che veniva a naufragare in un palazzo di giustizia. Lei contro lui, uomo contro donna, storie banali di tutti i giorni. Dove sono i querelanti?, domandò il giudice che non vide il signore e la signorina, ma soltanto i loro legali. Sono impegnati a scuola, risposero gli avvocati. Insegnano?, s'informò il magistrato ingenuamente. No, vostro onore, imparano. Stacey e Jonathan sono all'asilo. Stacey e Jonathan hanno 3 anni ciascuno. Dal pannolino sono passati direttamente al tribunale. Non c'era mai stata, nella storia della giurisprudenza americana, una causa civile fra cittadini che avessero insieme 6 anni e nella quale la materia del contendere fosse una buca piena di sabbia dove i due bambini andavano a giocare insieme. Ma era prevedibile che in una società dove ogni sgarbo, ogni lite, ogni reclamo finiscono inesorabilmente davanti ai giudici, anche una bega da giardino pubblico divenisse un processo. La storia cominciò in maniera innocente, con una scena che si ripete milioni di volte nei parchi giochi di tutto il mondo. Jonathan, il maschietto, giocava con Stacey, la bambina con le treccine. Fece quello che, come ogni femmina sa, avviene con inesorabile regolarità: tirò le trecce a Stacey che, bambina moderna e già liberata, anziché mettersi a piangere o invocare la mamma, mollò uno schiaffo al suo tormentatore. Neppure Jonathan pianse. Emancipazione per emancipazione, restituì la sberla. Stacey allungò un altro ceffone e Jonathan si vendicò con un calcio. Non era ancora il Vietnam, ma i segni di escalation erano evidenti. La crisi, che avrebbe forse potuto avere ancora una soluzione negoziale fra le due potenze in pannolino che si sarebbero in fretta dimenticate del duello, degenerò inesorabilmente quando la madre di Stacey vide la scena. Piombò su Jonathan e gli intimò bruscamente di non toccare più la sua Stacey. La madre di Jonathan non gradì e avvertì l'altra signora di non permettersi di dare ordini a suo figlio. Non gli dò ordini se lui smette di prendere a calci la mia bambina. La sua bambina ha dato uno schiaffo al mio Jonathan. Glielo ha dato perché lui le aveva tirato le treccine. Tirare le treccine non vale uno schiaffo. E uno schiaffo non vale un calcio. Chi lo dice, lo dico io, lei chi è, lei non si permetta. Un mese dopo, la causa di Stacey contro Jonathan era davanti al giudice della Corte Superiore di Boston. Gli avvocati avevano preso in mano la contesa. La pace era divenuta impossibile. Il giudice Spurlock avrebbe avuto probabilmente una gran voglia di mandare le mamme, i loro avvocati, i bambini e le treccine a fare una passeggiata, ma la legge è la legge, e un cittadino è un cittadino, anche quando porta il pannolone e si succhia il pollice. Il magistrato ha dovuto emettere una sentenza e ha dato ragione alla bambina. Jonathan non potrà più giocare in quel giardinetto e non potrà avvicinarsi a meno di 100 metri da Stacey. Ma in caso di violazione che accadrà? Andrà in carcere Jonathan o la sua mamma o tutti e due? E se andassero invece in galera quegli avvocati che hanno accettato di patrocinare a pagamento, e quindi di alimentare, una guerra di sabbia fra due bambini di 3 anni? Vittorio Zucconi
Persone citate: Charles Spurlock, Jonathan Inge, Spurlock
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