I fans italiani del senatore di Andrea Di Robilant
1 fans italiani del senatore 1 fans italiani del senatore Nel paese dell'Appennino dove fu ferito CANDIDATO ED EROE A CASTEL D'ALANO LLORA tutti d'accordo, gli mandiamo un bel fax di congratulazioni». E' festa, in questo piccolo paese nell'Appennino Emiliano dopo la vittoria schiacciante di Robert Dole nelle primarie di New York. I soci del Comitato amici di Dole si ritrovano al bar in piazza e si danno gran pacche sulle spalle. Decidono subito di stampare manifesti, volantini e sticker per le grandi primarie di martedì prossimo che dovrebbero assicurare la nomination repubblicana a Dole. «Ci vuole una degna celebrazione», dice Giorgio Chiari, ex sindaco e presidente del comitato. Sembra paradossale che questa comunità montana da sempre di sinistra, e comunque di animo «clintoniano», tifi invece per il repubblicano Dole. Ma il legame che unisce la gente di Castel d'Aiano al vecchio senatore del Kansas non ha nulla che vedere con la politica e tutto, invece, con una giornata di primavera del 1945, quando il giovane sottotenente Bob Dole lasciò quasi la pelle in un fosso a poche centinaia di metri dall'entrata del paese. Gli Alleati avevano sfondato la linea gotica e spingevano verso la Pianura Padana. La Tenth Mountain Division conquistò il monte della Spè, che sovrasta il paese, poi lanciò la grande offensiva contro i tedeschi che stavano appostati al di là della vallata. Dole fu tra i primi a cadere. Sbucò fuori da un fosso e una mitragliata dei tedeschi lo colpì in pieno. Aveva ferite gravi su tutto il corpo. I compagni gli somministrarono un'iniezione di morfina e andarono avanti. Ricevette le prime cure in paese. Gli salvarono la vita all'ospedale alleato di Pistoia. Seguirono tre anni di ospedali e cure di riabilitazione in America (ancora oggi il suo braccio destro è paralizzato). Un giorno si liberò dell'incubo della guerra: gettò via le stam- pelle, sposò la sua infermiera e si mise in politica. La leggenda dice che fu riportato alla vita dalla famiglia Tondi, una delle più in vista a Castel d'Aiano. Pierino Tondi, che aveva dieci aimi quando Dole fu ferito, assicura che non è vero e che il legame tra Dole e Castel d'Aiano nacque più tardi, nell'autunno del 1962, quando l'ex soldato, da poco eletto senatore, arrivò in paese. «Era una giornata piovosa. Io me ne stavo qui nel negozio di alimentari. Una grande Cadillac nera si fermò in piazza. L'autista entrò e disse che in macchina c'era un senatore americano ferito in guerra da queste parti. Chiedeva se lo potevamo aiutare a ritrovare i luoghi della battaglia». Dole aveva portato con sé delle mappe militari. Era quasi buio, ma con l'aiuto di Pierino Tondi riconobbe il profilo del Monte della Spè, ì'awallamento, il fosso e, infine, il punto preciso in cui era caduto 17 anni prima. Oggi, vicino al fosso, c'è un grande cippo di castagno a ricordare il ferimento di Dole. E' un angolo incantevole: un ruscello, un piccolo prato con qualche chiazza di neve, poi noci, aceri, robinie. Tutto intorno, il paesaggio è molto cambiato rispetto a cinquant'anni fa: villette in stile moderno-montanaro ovunque, impianti sportivi e brochure che invitano gli emiliani a godersi «passeggiate nei boschi e tranquilli week end». Nonostante questa trasformazione dei luoghi, Dole ha mantenuto la promessa e continua a venire a Castel d'Aiano. Le sue visite - i suoi fans ne contano sette - hanno assunto la forma di un gioioso pellegrinaggio. Il legame di amicizia con la famiglia Tondi si è gradualmente esteso a tutto il paese. La corrispondenza con «i miei amici di Castel d'Aiano» è sempre fitta. In una delle sue ultime lettere li ringrazia tra l'altro per il «parmaggianu (sic) che mi avete mandato». Dole è venuto a Castel d'Aiano in macchina, in autobus e una volta anche in elicottero. Nel 1990 si è presentato con altri sette senatori repubblicani, tra cui Alphonse D'Amato. E circolano gustose fotografie di Dole e D'Amato che ballano con le signore del paese e fanno baldoria nel retrobottega della salumeria dei Tondi. «Qui da noi Dole si trasforma», dice Pietro Degli Espositi, uno dei pochi in paese che parla l'inglese e che fa da interprete quando viene il senatore. «Non è mica rigido e severo come ce lo racconta Lugato alTgl». Gli amici di Bob Dole sanno che le sue chances di battere Clinton sono esigue. Ma parlano con speranza di una accoppiata con Colin Powell. «Sarebbe il dream-ticket», dice Gabriele Ronchetti, il giornalista di Castel d'Aiano. Se Bob Dole, cui il paese ha conferito la cittadinanza onoraria, ce la facesse, continuerebbe a fare le sue visite? «Ci sarebbero problemi di sicurezza a non finire - dice Giorgio Chiari -. Meglio andare noi alla Casa Bianca». Andrea di Robilant «Viene a trovarci spesso, ma forse ora andremo noi alla Casa Bianca» Bob Dole ha conquistato New York
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