«Panetti killer degli intellettuali» di Rossana Rossanda
«Panetti killer degli intellettuali» La soubrette nel mirino del Manifesto: lei o Chomsky in video pari sono «Panetti killer degli intellettuali» Rossanda: compagni, c'è troppo entusiasmo per la tv MASS MEDIA E CULTURA ALBA Panetti killer della classe intellettuale? Proprio lei che, da quando si è fidanzata con uno della categoria, ha preso a flirtare con volumazzi seriosissimi e citazioni àla-page? Eppure è questo il paradosso che si può ricavare dall'intervento di Rossana Rossanda sul manifesto di ieri, fra le righe di una delle sue «Note a margine». Ossia, è la conclusione che si può ricavare dal dibattito sviluppatosi per tutto febbraio nelle pagine del giornale-epigono comunista sul ruolo degli intellettuali in questa fine di secolo. Conclusione che Rossanda riassume, e da cui prende le distanze. Troppo entusiasmo massmediatico, compagni, troppo sociologismo della comunicazione, troppe smanie francofortesi. Nella discussione sono intervenuti con varietà di accenti personaggi come Edward Said, Marcello Cini, Remo Ceserani. «La tesi dominante», osserva i Rossanda, «mi pare questa: da quando la tecnologia ha reso accessibile la comunicazione virtualmente a tutti (...), la funzione dell'intellettuale è spenta. Siamo intellettuali tutti, tutti maneggiano lo stesso potere e medium». Ma i funerali deiphilosophes, ancorché periodicamente celebrati, sono forse un po' troppo frettolosi, ritiene Rossanda. E' vero che in un villaggio globa¬ le in cui «il brusio della comunicazione offre a tutti una presenza ma toglie a tutti una visibilità tanto durevole da essere esemplare», «Noam Chomsky o Alba Parietti» (eccola) «vanno e vengono sullo schermo e si annullano». E ancora: «Soggetti, oggetti e scopi dell'antagonismo non sarebbero collocati più in un altrove del tempo o dello spazio, ma ora e qui». Ossia - svolgiamo il pensiero - la (presunta) democraticità catodica ha desacralizzato la figura dei detentori del potere intellettuale, così come nel passaggio dalla civiltà orale a quella letteraria gli scribi videro scemare la loro esclusivistica aura magica. Epperò siamo sicuri che questo mutamento (questa mutazione) abbia davvero esaurito la funzione degli intellettuali come categoria? Non c'è forse il residuo di un'eccessiva fiducia (riformista) nel fatto che «insomma l'avanzata del capitale produce i suoi anticorpi»? «Che linguaggi segni o bit non siano soltanto un veicolo ma una forma, è un'ovvietà» riconosce Rossanda. Ma «non ne deriva inversamente che linguaggi segni o bit facciano il significato e neppure l'intero significante»: neanche McLuhan sarebbe così riduzionista. No, argomenta Yintellettuale comunista, «la cultura non è solo comunicazione». E la funzione degli intellettuali rivela tutto il suo valore ogni volta che in uno di essi «si addensa un'aspettativa e riconoscimento», «quando riflettono e/o provocano una tensione in una fase della società che in essi si identifica o con essi confligge». L'intellettuale è morto, viva l'intellettuale. O meglio, non è mai morto. E Stefano Bonaga dorma tranquillo: la sua fidanzata Parietti non lo sta uccidendo. Maurizio Assalto Alba Panetti nel mirino di Rossana Rossanda sulle colonne del «Manifesto»
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