Dini contro Dini liste di disturbo di Raffaello Masci

Interno Già depositati 150 simboli elettorali, bagarre per le azioni di «concorrenza sleale» Pini contro Dini, liste di disturbo Spunta un Lamberto-Mariano ROMA. Lamberto Dini questa campagna elettorale rischia di farla contro il suo doppio, tale Mariano Dini detto Lamberto che ieri - primo dei tre giorni utili per presentare i simboli elettorali - ha depositato al ministero dell'Interno un contrassegno della lista che porta il suo cognome, in tutto simile a quello del suo omonimo presidente del Consiglio. Se le procedure per accedere alla campagna elettorale saranno tutte rispettate, il maggior nemico di Dini (Lamberto) potrebbe essere Dini (Lamberto-Mariano), la confusione che ne deriverebbe tra gli elettori sarebbe massima, come la goduria di Berlusconi. Ieri mattina alle 8 si sono aperti gli sportelli del Viminale per la presentazione dei simboli elettorali, che dovrà avvenire entro le 16 di domenica. La scorsa volta furono presentati circa duecento contrassegni ed è assai probabile che anche ora si giunga a cifre del genere (alle otto di ieri sera si era già sui 150). Il secondo simbolo ad essere registrato è una lista con la scritta «Dini» inserita in una banda tricolore. E passi. Ma anche il nono simbolo è di nuovo una «lista Dini»: scritta in giallo sottolineata da una banda tricolore, su disco blu contornato dalle stelle della Comunità europea. In basso la dicitura «Rinascimento italiano». A presentarla giunge il presidente del movimento politico a cui l'emblema si riferisce, tale signor Dini Mariano detto Lamberto. Serpeggiano voci e sospetti, ma niente di che, e così la registrazione presso la direzione per i servizi elettorali continua, finché con il numero 51 si presenta il rappresentante della «lista Dini», quella del presidente del Consiglio, e consegna il simbolo già presentato in pubblico. Scatta subito il paragone e si capisce che il signor MarianoLamberto l'ha praticamente copiato, quasi completamente. Dove lui ha presentato la'banda tricolore il presidente del Consiglio ha un triangolo schiacciato sempre tricolore e dove Lamberto-Mariano ha scritto «Rinascimento italiano», LambertoLamberto ha scritto «Rinnovamento», l'una scritta è in giallo, l'altra in bianco, ma in sostanza i due simboli sono uguali. A quel punto scatta l'allarme: la lista Dini (quella del presidente) parla di concorrenza sleale. I cronisti cercano di raccapezzarsi. Chi è questo signore che con una astuta strategia vuole mettere i bastoni tra le ruote al suo omonimo inquilino di Palazzo Chigi? Da un comunicato inviato ai giornali si riesce a risalire a un telefono, ma c'è lo sbarramento di una segreteria. Un'agenzia di stampa riesce a ottenere risposta al fantomatico numero ma Lamberto-Mariano è uccei di bosco e in sua vece risponde un «addetto stampa», tale Mario Buccini, che conferma che la lista è una cosa seria, che «loro» sono «dei professionisti» con base a Roma, che comunque raccoglieranno le firme necessarie per presentarsi al proporzio- naie e che il 18 presenteranno i loro candidati. Un «Mario Buccini» sull'elenco telefonico di Roma non c'è. C'è un Mauro, che viene raggiunto telefonicamente e spiega che lui non c'entra, ma sa chi sarebbe questo Mario: un signore fortemente ricercato da molti creditori che non trovandolo si rivolgerebbero a Mauro, in cerca di un appiglio possibile. La storia chi sa quanto sia vera, e la traccia è troppo aleatoria per fare supposizioni, ma comunque getta una luce inquietante sulla vicenda. Ma adesso che può succedere? La legge elettorale del '57 - che disciplina questa materia - stabilisce che non può essere presentato nessun simbolo che nella grafica o nelle parole richiami troppo da vicino quello di un altro schieramento che si sia già presentato alle elezioni, «ma qui - ha spiegato molto chiaramente il deputato di Forza Italia Peppino Calderisi, intervistato da Radio radicale - il caso è diverso e la legge, per quanto riguarda i nuovi contrassegni, dà ragione a chi deposita per primo i simboli. E per quel che concerne le parole come "rinnovamento italiano", "democratico", "liberale", "socialista" si può forse ritenere che non siano prerogativa esclusiva di nessuno». Quanto poi al- la parola «Dini», ci mancherebbe altro, ognuno può chiamare una lista con il suo cognome e questo vale tanto per Mariano-Lamberto quanto per Lamberto-Lamberto. A questo punto che sorte attende il simbolo del presidente del Consiglio? «La questione spiega ancora Calderisi - è rimessa al ministro dell'Interno e eventualmente alla Cassazione. Ma se il simbolo del presidente è confondibile con quello depositato in precedenza dal signor Mariano Dini, il ministro dell'Interno non può fare altro che ricusare o far cambiare il simbolo al presidente del Consiglio». Il tutto entro martedì. Raffaello Masci Copiato anche il disegno scelto dal presidente del Consiglio Ma per ora non si sa chi sia il misterioso contendente Lamberto Dini e la moglie Donatella con il simbolo della sua lista A destra: la «coda» dei rappresentanti dei partiti davanti al Viminale

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