Storie di Città di Bruno Gambarotta

s t s t s tane di {ittà s Ga s Bruno Gambarotta buono bastava che si richiamasse alla mente il percorso cosa che faceva senza sforzo perché l'aveva ben stampato in testa - perché man mano si ricordasse le frasi che aveva appoggiato sopra ogni particolare nell'ordine con cui l'occhio li percepiva. Clemente Pautasso, nel suo piccolo e senza la pretesa di essere paragonato a Cicerone, fa la stessa cosa con un percorso che attraversa il centro storico di Torino, andando e tornando da casa al lavoro. E si è sempre trovato benissimo. Per Clemente quel signore di piazza Castello con la palandrana lunga fino a terra, che in piedi sul suo piedistallo guarda verso via Garibaldi non rappresenta «L'alfiere» ma un postino che gli ricorda man mano le varie scadenze, le bollette della luce, del gas e del telefono. Girato l'angolo destro di Palazzo Madama, ecco comparire l'altro monumento, quello di im cavaliere che tiene una lancia orizzontale, con la punta in avanti; agli occhi di Clemente quella lancia porta appeso sulla punta un cartello con la frase che sua moglie ha scritto col pennarello la sera prima sulla lavagna della cucina. Oggi la frase è: «Se stasera torni a casa senza aver comprato la sabbia per il gatto puoi scordarti la cena». Con questo sistema non è mai successo che Clemente si sia dimenticato di portare a casa la sabbia per il gatto. Ma questo è niente rispetto alla tecnica raffinata messa in atto per ricordarsi gli acquisti in farmacia. Parliamo di quelle cose che si possono comprare senza ricetta; quando ancora andava a fare la spesa con la lista in mano, Clemente Pautasso entrava in farmacia e chiedeva leggendo sul foglietto: «Mi dia una confezione di Alfacentauri» (nome inventato). E la farmacista: «Come li vuole?». Clemente non si sentiva già più tanto furbo méntre replicava: «Qui sul foglio che mi ha dato mia moglie c'è scritto solo Alfacentauri». «Ho capito», riprendeva la farmacista paziente come una maestra elementare, «ma li vuole per via orale, sotto forma di supposte, di iniezioni, di pomata o di cerotti?». A questo punto Clemente si ricordava di quelle pizzerie che ti fanno scegUere fra duecento tipi diversi di pizza e tu, frastornato, ordini sempre una «quattro stagioni». Così rispondeva alla farmacista: «Me li dia per via orale». E la farmacista ricominciava implacabile: «Pervia ora¬ le come? Sotto forma di sciroppo, gocce o pastiglie?». Per poi aggiungere, dopo una breve pausa: «Ci sarebbe anche spray, ma ne siamo sprovvisti». Clemente si aggrappava a questo salvagente: «Adesso mi ricordo, mi ha detto spray. O spray o niente. Peccato». E usciva. Adesso,- con il metodo del percorso di memoria, non c'è pericolo di sbagliare. Quando passa in piazza Carignano davanti al monumento a Vincenzo Gioberti, Clemente immagina il «sommo filosofo» in funzione dell'incarico ricevuto; perciò la mano destra, che è infilata nel panciotto, sorreggerà di volta in volta una boccettina di pastiglie o uno spray e la sinistra, che è appoggiata su un libro, schiaccierà un tubetto di pomata, o impugnerà una siringa o, perché no, una supposta. Tutto questo fino a pochi giorni fa, perché ora Clemente Pautasso è stato costretto da «cantiere selvaggio» a cambiare percorso e non si ricorda più niente. Torna a casa portando, invece della sabbia per il gatto, mezzo chilo di salmone affumicato. Alla moglie che lo rampogna spiega: «Mi hanno impedito di fare il solito percorso. Ho chiesto perché e mi hanno spiegato che dobbiamo farci tutti belli per Maastricht». La moglie si rasserena: «Se è per Maastricht, vale la pena fare qualunque sacrificio. Dammi i soldi che vado dal parrucchie¬ re». VENERDÌ'

Persone citate: Cicerone, Pautasso, Vincenzo Gioberti

Luoghi citati: Torino