SCORSESE La mia Italia da cinema
ha mialtalia da cinema SCORSESE ha mialtalia da cinema MILANO. Un giorno, disse: «Senza memoria, perdiamo il nostro futuro». Oggi, Martin Scorsese, con una voce lievemente roca ma sottile, una voce che non corrisponde ai suoi cespugliosi sopraccigli, dice: «Per capire, ci si deve immergere nel passato. 10 non faccio alcuna fatica. Non mi sento legato al mondo moderno. Penso dipenda dal modo in cui sono stato educato, dallo stile di vita che i miei vecchi mi hanno insegnato e che si basa su un'etica molto precisa». Per Scorsese, è risaputo, il passato non è un valore astratto, qualcosa su cui ricamare discorsi e concetti da accademia. E' all'insegna della necessità di preservare e di divulgare quel che ci sta alle spalle, il suo impegno per il restauro dei vecchi film, di un patrimonio a rischio di irrecuperabile sbiadimento e di oblio. Risponde a questo vero e proprio culto della memoria cinematografica il progetto che 11 regista sta varando, in alleanza con Giorgio Armani per la produzione («Mi entusiasma partecipare a un'operazione così culturalmente utile, così importante anche dal punto di vista didattico»), e con Suso Cecchi D'Amico per la sceneggiatura. «E' un viaggio nella storia del cinema italiano - spiega -. La forma è del documentario sul binario di quello che ho dedicato al cinema americano: tre parti di 45 minuti l'una. Un montaggio di spezzoni, secondo il mio gusto, la mia memoria, le mie emozioni, il riaffiorare del mio essere italiano che scoprii verso i sette, otto anni guardando alla televisione "Paisà", "Roma città aperta", i film del Neorealismo. Il mosaico di sequenze avrà come collante un mio commento, un racconto anche divulgativo sulle storie, sugli uomini, sugli eventi sociali, politici, culturali che stanno dietro e "dentro" quei film. Il cinema cambia tecnologicamente a una tale velocità che è moralmente obbligatorio conservare e rilanciare il suo passato». Le tessere del mosaico non saranno solo quelle dei suoi proclamatissimi «amori», Rossellini, De Sica, Visconti. Scorsese andrà più indietro e più avanti nel tempo. «Al di là dell'ovvio spazio che darò al Neorealismo dice - avranno rilevanza gli anni a cavallo dei decenni Cinquanta e Sessanta, quelli in cui ero studente. Penso a Germi, Rosi, Antonioni, Olmi, Fellini, Lattuada, Monacelli, Zeffirelli; penso alla commedia italiana che comunque ha sempre un risvolto drammatico e testimonia società e ambienti. C'è poi il cinema dei telefoni bianchi, ci sono ™ hgliseniPadi pltegrlevstrLaG«IROCenudemsosuvudemUmAnCobatogra rlicsivdelo»capefogiàfebtes gli Anni Trenta: Camerini, Blasetti. Poi, mi immergerò nel pionierismo del cinema. Giovanni Pastrone, per esempio: il regista di "Cabiria". Non sarà un semplice omaggio, né uno sfizio intellettuale. Io voglio catturare il grande, vasto pubblico delle televisioni, per fargli conoscere la straordinaria avventura di ta¬ lenti, di creatività del vostro, nostro cinema. Perché una casalinga dell'Ohio o un ragazzo del Venezuela devono forzatamente ignorare "Accattone" di Pasolini, Risi, lo stesso Fellini e le prime opere di Bertolucci?». «Sarei felice se, così, contribuissi a riattivare il flusso fra cultura europea e cultura ame¬ ricana che si è un po' inceppato negli ultimi anni. Certo, non pretendo di raccontare oggettivamente un lungo percorso. Le mie personali emozioni, le mie curiosità avranno evidentemente un grosso peso specifico nelle scelte. I film ambientati in Sicilia, come "La terra trema" e "Il Gattopardo", avranno uno spa¬ zio importante perché là sono nati i miei nonni e là sento di avere radici». Ai cinefili, quelli di particolare golosità e sapienza, il regista butta in pasto i nomi di Mario Bava, non conosciutissimo maestro del terrore, di Vittorio Cottafavi e di Riccardo Freda, maestri dello storico-mitologico. Sarà difficile fare le pulci alla sua passione italiana quando, fra il '97 e il '98, il puzzle sarà compiuto. La scelta si fermerà all'inizio degli Anni Settanta, al momento in cui Scorsese ha cominciato ad essere direttamente coinvolto nel cinema. «Non sarebbe corretto che io giudicassi film contemporanei al mio lavo- Dai capolavori del Neorealismo il regista girerà un documentario: «Lo faccio per non perdere il futuro». Lo aiuterà Armani «Il film sarà per la tv e conquisterà anche le casalinghe dell'Ohio» Poi «Kudun» sulla vita del Dalai Lama ™ A sinistra Anna Magnani in una scena del film «Bellissima» del 1951 girato da Luchino Visconti Nella foto grande a destra Vittorio De Sica con gli attori del suo «Ladri di biciclette» A sinistra Martin Scorsese ™ e in alto Giorgio Armani Qui accanto Alida Valli in «Senso» sotto Aldo Fabrizi in una scena di «Roma città aperta» di Roberto Rossellini A destra un'immagine dal film «Accattone» capolavoro di Pier Paolo Pasolini. Del film Scorsese dice: «Non è possibile che in America pochi lo conoscano»
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