MARIO LODI «La libertà fa paura»

Mario Lodi Mario Lodi «La libertà fa paura» HELLA prima pagina del Paese sbagliato, diario di un'esperienza didattica, apparso da Einaudi nel 11970, il maestro elementare Mario Lodi racconta come la prima cosa che fece, il primo giorno di scuola, fu di togliere la cattedra dalla pedana e di insegnare in mezzo agli alunni, mettendosi al loro livello: era una trasformazione dello spazio scolastico «in senso antiautoritario», l'idea che la democrazia - come esigeva anche un altro celebre pedagogista, don Lorenzo Milani, nella Scuola di Barbiana - «si vive, non s'impara». Oggi, a 74 anni, che cosa pensa il maestro di Cipì della tesi di Julliard? «Sono vecchie idee pedagogiche. Che ci sono state spesso opposte, quando noi cercavamo di introdurre nelle aule scolastiche un senso di libertà e metodi didattici ispirati ai valori della Resistenza e della Costituzione - risponde Lodi -. Vec- clùe idee, come quella che i bambini si formano proprio combattendo contro l'autoritarismo. Invece fa paura l'idea che si assimili la democrazia fin da piccoli». Ma le esperienze fatte con bambini sono trasferibili nella scuola superiore? «Penso che non ci debbano essere fasce in cui non sipuò. Più andiamo nell'età adulta più l'esercizio della democrazia è un diritto. Questa è una strada ancora lunga: la nostra scuola è tutt'altro che democratica, perché centrata sul potere di trasmissione del sapere dell'insegnante». [a. p.] Mario Lodi

Persone citate: Einaudi, Julliard, Lorenzo Milani, Mario Lodi