GALEOTTO FU L'EMMENTAL di Maurizio Assalto

A RICHIESTA FERMATA A RICHIESTA GALEOTTO FU L'EMMENTAL POVERA Francesca. 11 suo triste fato si era compiuto da un quarto di secolo quando ancora Inanima offensa» - anno del Signore 1300 - si doleva con l'intervistatore venuto a trovarla laggiù nel secondo cerchio, «doloroso ospizio» dei lussuriosi. Una manciata di secoli dopo, qualcuno rigira la lama nella ferita. «Amor, eh'a nullo amato amar perdona...» recita la voce fuori campo, vibrante di deliziati sottintesi, mentre il coltello affonda nella forma di formaggio, e affetta, e affetta. «... mi prese del costui piacersì forte...»: un trillo vorace, il culmine del sollucchero buongustaio. Più adatto forse al cerchio successivo, quello dei golosi, ma insomma. Insomma un emmental al posto di Paolo, uno spot televisivo anziché Galeotto: e va be'. I classici saccheggiati dai cervelloni dell'advertising: e va be', non è la prima volta. Ma, almeno, un po' di discernimento. Almeno capirli. E qui casca («come corpo morto cade») l'asino. Perché il -••acer» dantesco proprio non Vi '.re «piacere»,, nel qual caso il discorso non reggerebbe: amore (soggetto) mi prese del costui un piacere (soggetto) cosi forte... Nell'uso del Poeta, «piacer» sta per «bellezza», e così tutto fila: amor mi prese della bellezza di costui (genitivo) così fortemente, eccetera. 11 gioco dello spot non funziona e non può funzionare. Una terzina orecchiata malamente a scuola, senza troppo rifletterci, una rima rimasta a ronzare nella memoria: accade nella civiltà del bombardamento comunicativo e del karaoke generalizzato, dove il nesso fra significante e significato è puramente indiziario e la cognizione di causa un optional. Più che parlare, veniamo parlati. Le parole, puri suoni, vagolano nell'aria e ogni tanto si insinuano in noi. E combinano brutti scherzi. Per fortuna nella memoria del «copy» dantista non era rimasta a vagare la terzina precedente, «Amor ch'ai cor gentil ratte s'apprende». Trattandosi di un formaggio coi buchi... Maurizio Assalto