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«Non sono protetta» «Non sono protetta» Processo Pecorella la pentita non arriva PERUGIA. Doveva comparire ieri mattina sui monitor delle video-conferenze, ma non s'è presentata. Ufficialmente per motivi di salute, ma oltre a quelli ci sono alcuni episodi «inquietanti» e «preoccupanti», dice il suo avvocato. Fabiola Moretti, la pentita della banda della Magliana, testimone d'accusa nel processo Pecorelli contro Andreotti, Vitalone e altri imputati, ha detto ancora una volta no. La devono interrogare al processo in corso - sempre a Perugia - contro due funzionari del Sisde e un ex sottufficiale della polizia, accusati di false dichiarazioni in un'inchiesta scaturita dall'indagine sull'omicidio Pecorelli. Insieme al marito Antonio Mancini e a Maurizio Abbatino (anche loro ex boss della Magliana, anche loro pentiti), la donna ha parlato dei presunti rapporti tra «le guardie» e alcuni esponenti della banda, ed è stata chiamata a ripetere le sue accuse davanti al tribunale. Ma l'altro ieri, racconta l'avvocato Capograssi, difensore di Mancini e della Moretti, è avvenuto un «fatto spiacevole», che «inerisce alla protezione della collaboratrice, sui cui ho chiesto alla magistratura di indagare a fondo». Che si aggiunge a «situazioni di stress e preoccupazioni che rendono difficile affrontare con serenità gli impegni processuali». Il «fatto spiacevole» sarebbe che un carabiniere (non appartenente al Servizio centrale di protezione) sul quale Mancini ha fatto in passato dello dichiarazioni ai magistrati, s'è presentato nella località segreta dove vivono i due pentiti per organizzare il trasferimento in vista del processo. Da qui è nata una discussione sfociata in una scazzottata, della quale si sono accorti anche i vicini, rendendo necessario l'immediato trasferimento di Mancini e della Moretti. Per questo la donna non ha deposto oggi a Perugia, mentre Mancini s'è presentato davanti al tribunale di Roma por testimoniare contro i suoi ex amici in un altro processo. Il tribunale ha disposto una perizia medica sulla Moretti. Il processo è stato rinviato al 16 marzo. [r. r.]