Il partito della dolce morte

Il partito della dolce morte Il partito della dolce morte In America l'eutanasia diventa diritto LA RIVINCITA DI KEVORKIAN WASHINGTON ORIRE inon è più una condanna, né una benedizione, come cantava Francesco. Morire è un diritto. Le mura che l'umanità aveva pazientemente costruito attorno al suicidio e all'eutanasia stanno crollando ogni giorno, mattone dietro mattone, sotto l'ariete della tecnologia medica, della demografia, della nuova moralità e oggi anche della giurisprudenza. Nell'America che per due secoli aveva considerato il suicidio addirittura come un reato in alcuni casi punibile - squisita ironia - con la morte del mancato suicida, la corte d'appello della California ha dichiarato ieri incostituzionale il divieto contro il suicidio assistito, legalizzando di fatto il macabro lavoro dei medici della morte. Aiutare i pazienti a morire è da oggi legale in California e in altri stati americani, come l'Oregon, dove è necessaria l'approvazione di due medici. Come l'aborto volontario, come la pena capitale, come il matrimonio unisex o come le fecondazioni artificiali, così il suicidio assistito, l'eutanasia, stanno inesorabilmente diventando i versetti di quel nuovo «Cantico delle Creature» molto poco francescano che la società moderna compone e intona nella sua perenne disperazione davanti al male. Resistono a fatica le grandi confessioni religiose, i cattolici, molte chiese protestanti, gli israeliti, si oppongono ancora alcuni stati, come il Michigan, dove il primo, il più celebre (ma sicuramente non l'unico) «dottor Morte», Jack Kevorkian, è sotto processo in questi giorni per avere fatto cose che in altri stati non sono più un reato. Ma l'ariete dell'opinione pubblica, la volontà dei cittadini, il martelletto del giudice, battono sempre piìi forti e vincono. Le maggioranze che ancora cinque anni or sono si opponevano all'eutanasia in tutti i referendum, si assottigliano, si sgretolano, scompaiono. Sondaggi e voti non lasciano dubbi: gli assediami sono ormai più numerosi degli assediati, ai due lati delle mura, e crescono. L'ultimo sondaggio Gallup, con¬ dotto per il periodico «(American Demographics», indica nel 65% la maggioranza prò eutanasia. Crescono perché dalla loro parte c'è l'inesorabile legge dei numeri, c'è il dato di una società che ogni anno invecchia ed esplora senza mappe la terra inesplorata che sta fra la vita e la sua fine. Ci sono le legioni di anziani che le nuove tecnologie mediche e igieniche hanno imparato a far vivere sempre più a lungo, ma non per sempre, né certo sani fino all'ultima ora. Nel 1950, c'erano meno di 600 mila americani oltre gli 85 anni. Nel 1995 ce n'erano più di 3 milioni. Nel Duemila, dunque domani, saranno 5 milioni e la stessa crescita si registra in ogni nazione industrializzata, Italia compresa. E' un esercito confuso e acciaccato di esseri umani che hanno avuto la pazienza, o la fortuna, di vivere a lungo soltanto per scoprire il supremo, efferato paradosso della nostra ossessione igienista: quella vecchiaia conquistata al prezzo di tante privazioni e di tante spese diviene, presto o tardi, insopportabile. Ed ecco il dottor Morte, ecco en¬ trare l'angelo in camice bianco al quale il paziente ha chiesto prima disperatamente di vivere, e al quale ora domanda ancora più disperatamente di morire. L'orrore di una esistenza biologica trascinata dalle macchine e dai farmaci oltre i confini della dignità intacca i tabù e le convinzioni. Il cardinale di New York O'Connor commuove il mondo ordinando a un ospedale cattolico di tenere in funzione il cuore e i polmoni di una bambina di 5 mesi con il cervello ormai morto, ma la Chiesa americana si è da tempo rassegnata al concetto della «morte cerebrale». Una coppia di religiosi protestanti, il reverendo Harry Van Dusen e la moglie Elizabeth, raggiungono insieme lo stadio finale di una malattia incurabile e creano scandalo a New York rinunciando alla loro opposizione all'eutanasia e chiedendo assistenza medica per morire con dignità, minacciando di buttarsi insieme dal ponte di Brooklyn. Come ha fatto invece, lanciandosi dal Golden Gate di San Francisco, un giovane di 30 anni allo stadio terminale dell'Aids che si era visto rifiutare l'eutanasia dai medici. 11 suo è stato il caso che ha indotto la Corte d'Appello della California a decriminalizzare il suicidio assistito, ieri. «L'eutanasia è un concetto astratto e intollerabile per ani, o per i malati che ancor vivono un'esistenza accettabile, ma non sono loro che devono decidere per conto di chi soffre ormai senza speranza» ammette un teologo e moralista gesuita della Loyola University, il professor Dick Westley. E gli fa eco un medico della Cornell University che gestisce il New York Hospital, il dottor David Rogers, ammettendo quello che tutti i medici sanno, ma che pochissimi hanno il coraggio di dire: «In ogni ospedale del mondo, ogni giorno, migliaia di pazienti muoiono perché i loro medici li lasciano, o li fanno, morire. Quando non sarà più reato, scopriremo le cifre, e sarà uno shock per chi fa finta di non vedere». Sarà lo stesso shock che investi l'America tre anni or sono, quando un libro sull'eutanasia, «Final Exit», l'ultima uscita, che era una sorta di dettagliato manuale di istruzioni pratiche per togliersi la vita, schizzò al primo posto fra i best sellers e regnò per 12 mesi. Sara la stessa, commossa sorpresa, con la quale il pubblico scopri che Jacqueline Kennedy di fatto chiese l'eutanasia, quando lascio ai medici un testamento nel quale domandava loro di sospendere le cure, quando si fossero rivelate inutili. Come fu l'atto, in una ovvia l'orma di suicidio assistito. E se gli assediati chiusi dentro la citta pietosa resistono, aggrappati alla loro fede nella vita, al rifiuto di «giocare a Dio» decretando la fine, gli assalitori hanno dalla loro parte i l'atti. Le storie, segrete eppure ben conosciute, di medici che permettono a «troppa morfina» di sgocciolare nelle vene di un malato, fino a ucciderlo. Di infermieri che lasciano un flacone sul comodino dicendo al paziente «faccia molta attenzione, perché se ne prende più di tante, muore». Di parenti che «dimenticano» una dose, che «inavvertitamente» spengono una macchina. San Francesco «laudava» il Signore, per «nostra sora morte», nella certezza che essa sarebbe arrivata per tutti i viventi, quando il Signore avesse stabilito. 1 tribunali americani, e i l'autori della «Società della Cicuta», come si chiama la lobby dell'eutanasia, si chiedono se la scienza, avendo imparato a ingannare sorella morte, ma non a sconfiggerla, abbia il dovere di mettere fine alle sofferenza che essa infligge. Solo chi risponde con la Fede ha il privilegio di possedere una risposta sicura nel rifiuto assoluto della «cultura della morte» all'inizio come alla fine dell'esistenza. Ma la morale, e i tabù, si misurano con i voti degli elettori in una democrazia, non con i Vangeli, i Corani e le Torah. E gli «Angeli della Morte» hanno sempre più voti. Vittorio Zucconi Gii ultraottantacinquenni nel Duemila saranno cinque milioni, afflitti da una vecchiaia insopportabile Un medico di New York «Ma già oggi ogni giorno di nascosto lasciamo morire migliaia di pazienti» Una drammatica immagine dell'ottobre '91 Una donna Marjorie Wantz su un lettino collegata alla «macchina del suicidio» inventata dal dottor Kevorkian

Persone citate: David Rogers, Final, Gallup, Harry Van Dusen, Jack Kevorkian, Jacqueline Kennedy, Kevorkian, Kevorkian Washington, O'connor, Vittorio Zucconi