«L'Italia ha voglia di padre» di Raffaella Silipo

«L'Italia ha voglia di padre» Ma la psicologa: no allo Stato-baby sitter, è giunta l'ora dell'autonomia «L'Italia ha voglia di padre» La destra: troppo a lungo governati da mamma de POLITICA E FAMIGLIA SON tutte belle le mamme del mondo, e in Italia, dal dopoguerra a oggi, sono state anche tante. Da mamma de a mamma Rai, fino a quella madre terribile (e «santissima») che è la mafia, la Prima Repubblica è stata dominata da figure feinminili. Almeno questa è la lettura psico-politica del Secolo d'Italia, per cui dietro la voglia di presidenzialismo della II Repubblica ci sarebbe la riscoperta del padre. «La I Repubblica è nata con la morte del padre - scrive il quotidiano di An -. L'Italia, per quasi un cinquantennio è stata accudita da mamma de, che ha allevato, coccolato e viziato i propri figli, parlando sempre male del loro papà. Adesso i figli sono cresciuti e chiedono a gran voce il proprio genitore». Sarà per quella suggestione virilista delle origini, o perché psicologicamente la destra è Figlia di una maschia volontà di potenza e la sinistra della femminea solidarietà verso i deboli, certo, nei sogni politici dei conservatori, c'è sempre un padre. «E' un desiderio - diceva tempo fa Marcello Veneziani - che fa parte del patrimonio genetico della destra, la nostalgia di una società patriarcale, in cui l'uomo era al centro». Non a caso, tempo fa, il settimanale L'Italia di Pietrangelo Buttafuoco dedicava un numero speciale, e assai critico, alla «mamma», «metafora in cui rientra il codice della vita italiana - spiega il giovane direttore -. D'altronde lo stesso termine "patria" evoca un padre femminilizzato. E una delle più geniali invenzioni di Giovannino Guareschi, al di là dei trinariciuti, era una de trisenuta, sorta di supermamma che dietro la morbidezza nasconde il pugno di ferro». Allora anche lei vuole un padre? «Per carità. E poi il presidente è una figura talmente poco poètica... almeno fosse un re. Io veramente spero sia arrivata l'ora dei figli autonomi». Già, perché questo è il problema: secondo il Secolo, l'avvicendarsi di figura materna e paterna rappre- senta una progressione, e riporta la tesi del sociologo Sabino Acquaviva per cui «i popoli, per uscire dall'infanzia, devono prima uccidere il padre, poi, diventati adulti e maturi tendono a riscoprirlo. L'attuale voglia di presidenzialismo degli italiani si collega alla seconda fase, alla riscoperta, al desiderio di sicurezza». Ma è proprio vero che per l'Italia è già scoccata l'ora dell'autonomia? E se abbiamo avuto un'infanzia senza padre, è davvero il momento buono per scoprirlo? «Oggi l'Italia è in un periodo adolescenziale, pieno di voglia di cambiare spiega Vera Slepoj, psicoterapeuta e autrice del libro Capire i sentimenti -. E' vero, durante l'infanzia, la Repubblica ha avuto un padre assente. Ma tutti i padri assenti che vogliono recuperare il tempo perduto nell'adolescenza finiscono male. E poi, diciamo la verità, l'Italia in questi anni non ha nemmeno avuto una madre: piuttosto c'era uno Stato-baby sitter, che teneva buoni i bambini senza educarli, mentre mamma e papà andavano a giocarsi lo stipendio al casinò. Adesso il figlio si ribella e i genitori non si rendono conto della gravità del malessere: rimanere nel passato "materno" o ricorrere all'autoritarismo "paterno" sono entrambe scelte inadeguate. In realtà i genitori-partito sono più immaturi dei figli-cittadino». Già, sorriderebbe Giusti, «i figli, dicono, non basta farli, v'è la seccaggine dell'educarli». Raffaella Silipo Vera Slepoj

Persone citate: Giovannino Guareschi, Marcello Veneziani, Pietrangelo Buttafuoco, Sabino Acquaviva, Vera Slepoj

Luoghi citati: Italia